RE NUDO - Anno X - n. 76 - maggio 1979

• • RE NUDO/40. f. Discografia di Robert Wyatt Con i Soft Machine: At the Beginning (Charly Records, 1977) contiene nastri del 1967 Love Makes Sweet Music/Feelin' Reelin' Squeelin' (Polylor 1967 - 45 giri) The Soft Machine (Probe, 1968) Volume 2 (Probe, 1969) Third (CBS, 1970) Fourth (CBS, 1971) Da titolare: The End of an Ear (CBS, 1971) l'm a Believer /Memories (Virgin, 1974 - 45 giri) Rock Bottom (Virgin, 1974) Ruth is Stranger than Richard (Virgin, 1975) Matching Mole (CBS, 1972) Con i Matching Mole: Little Red Record (CBS, 1972) ma si crea uno stile, una cifra sua sempre ben riconoscibile. La bat– teria dei momenti migliori dia.lo - ga con gli altri strumenti, invece di limi tarsi alla tradizionale fun– zione di accompagnamento. E' con gente come lui, molto più che con i Mitchell e i Baker, che anche nel pop la batteria inizia a diventare uno strumento creativo. Oir11noqui anche un elenco delle pricipali collaborazioni di Wyatt indi– cando il ruolo da lui sostenuto nei dischi: Kevin Ayers Daevid Allen Kevin Ayers Kevin Ayers e altri Hatfield & the North Eno Phil Manzanera Jan Steele/John Cage Henry Cow Joy of a Toy (Harvest 1969)- batteria Banana Moon (Byg 1971)- batteria in tutti i pezzi + voce e chitarra in Memories Bananamour (Harvest 1972) - voce in Hymn June 1, 1974 (Island, 1974) - percussioni Hatfield & the North (Virgin 1974)- voce in Calyx Taking Tiger Mountain (Island 1974)- percussioni Diamond Head (Island 1974) - percussioni Voices and Istruments (Obscure 1975) - voce solista in Experiences n. 2 e The Wonderful Wi– dow of Eighteen Springs Concerts (Compendium 1976)- voce in Bad Alche– my e Llttle Red Robin Hood Hits The Road Eppure, lui la tratta tutto somma– to con negligenza, con la noncha– lance di chi ha ben altro da fare. Ci sono risparmiati gli assoli tor– renziali (due soli registrati in tut– ta la carriera), ma si aggira anche un discorso che avrebbe potuto ar– rivare lontano. D'altra parte Ro– bert ha perso la batteria proprio nel momento di massima verve creativa. Ci rimangono, di quel discorso, soltanto frammenti, sparsi soprat– tutto nei dischi degli altri: Ayers, Allen ... persino per i Soft Machine di Fourth Robert Wyatt non è più che un session-man di lusso. Al servizio delle creazioni altrui la batteria riesce, anche se inconfon– dibile, ad immedesimarsi nei pro– getti più diversi: morbida e piana con Kevin Ayers, asciutta e poli– ritmica con gli ultimi Softs. E' un tratto caratteristico della persona. Non sfiorato dall'egocentrismo, ha saputo mantenere in ogni circo– stanza la propria individualità, senza bisogno di mettersi in pri– ma fila. IV Per tornare al Wyatt composito– re, si può dire che la sua è un'e– versione discreta, riservata a chi vuol sentire. Se ogni tanto vengono assorbiti e riciclati vecchi stilemi, non è per pura e semplice irrisione (come nello Zappa di Absolutely Fr"ee), ma proprio perché anche il vec– chio, il passato, riguadagna signifi– cato se inserito nelle nuove strut– ture. Come in The Moon in lune, la suite di Third, forse la sintesi più completa del musicista: che in tre parti ripercorre il suo itine– rario, dalla canzone post-Beatles al rock-jazz fino al suono destrut– turato che avrebbe raggiunto di lì a poco. Viene addirittura assi– milata un'intera canzone del pri– mo repertorio Soft Machine: l'ico– noclasta Wyatt è dopo tutto un dialettico, che crede più al supera– mento che ai tagli netti. « C'è una musica per il corpo e una musica per la mente ... i Soft Machine fanno musica per la men– te», dichiarava orgoglioso Soft

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