RE NUDO - Anno X - n. 76 - maggio 1979

RE NUD0/38 Se è ancora lecito parlare di mu– sica, perché non scegliere Robert Wyatt, il batterista rimasto senza batteria, la voce più libera (in sen– so letterale) di tutta l'Inghilterra sonora, il protagonista tra le quin– te di dieci anni di pop alterna– tivo? Se non bastasse la sua musica, sa– rebbe il caso di seguirlo soltanto per la fibra eccezionale, per come ha resistito lungo quei tali anni ad una venefica incomprensione. E per un uomo che ha prodotto in fin dei conti poche cose, ma tutte significative, niente di me– glio che cercare di enucleare i te– mi conduttori, seguendo il filo sottile ma costante di un cam– mino tra i più coerenti. Wyatt va stanato con pazienza dai mille nascondigli, un poco di bat– teria in un disco di Daevid Allen, un solo di voce con Hatfield & the North, qualche concerto con gli Henry Cow e una polvere di percussioni in compagnia di Brian Eno... ma andiamo con ordine. I « Come tanti di voi / ho anch'io i miei dubbi / su quanto contri– buire / ai già ricchi tra noi. / E fino a quando / potrò pretendere che la musica / sia più importan– te che combattere / per un mon– do socialista? » (da Gloria Gloom). Sì, Robert Wyatt è, musicalmen– te, un eversore. I suoi strumenti, le voci, aggirano il luogo comune, il gioco delle forme è inesauribile. Ma la sua sovversione manca del– la protervia di tanto underground made in USA, dai Fugs al solito Zappa. Se l'uomo nutre dei dubbi sulla Dea Musica e sulla sua cen– tralità, le opere nascono inquiete, prive di verità rivelate in positivo o in negativo. Lo stesso motto degli Henry Cow, « l'arte non è uno specchio. E' un martello », gli sta un po' stretto, e non solo perché non è tipo da afferrare trumenti così poco de– licati. Aggiungerebbe, forse, un punto interrogativo, ta~to per spezzare tutta quella sicurezza. Il suo modo di procedere è dubi– tativo per eccellenza. C'è sempre ICARO E LE ALI SPE

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