RE NUDO - Anno X - n. 76 - maggio 1979

RE NUDO/20 morta. Dentro al santo orientale non scorre più linfa vitale. Il san– to orientale ha paura di ogni vi– brazione, di ogni pulsazione, di o– gni riflusso, di ogni movimento dell'energia. Si sta sempre a con– trollare e a reprimere: sta sem– pre in guardia. E' contro se stesso ed è contro il mondo. Sta solo a– spettando la morte, si sta suici– dando lentamente. Per questo il mio « ashram » vie– ne frainteso. A paragone degli al– tri sembra l' « ashram » di un Charvaka, e il giardino di un Epi– curo. L'uomo occidentale sa amare, sa ridere, danzare, cantare; ma non ha idea di chi è. Ha perso traccia della sua consapevolezza, non è più cosciente. E' diventato sempre più meccani– co perché ha negato la dimensione interiore. Ride, ma è un riso che non può andare in profondità, per– ché non c'è profondità. Il profon– do non viene accettato. Così l'Occidente vive un riso su– perficiale e l'Oriente una profonda tristezza, questa è la sciagura suc– cessa al genere umano. Il mio messaggio è, che è arrivato il momento: l'uomo è abbastanza maturo da uscire da questi schemi parziali, i vecchi programmi devo– no essere sostituiti. Bisogna accet– tare tanto l'esterno quanto l'inter– no, accettarli totalmente e senza porre nessuna condizione. Allora ci sarà consapevolezza e ci sarà amore e non ci sarà contraddizio– ne tra loro, perché saranno com– plementari. L'amore vi darà gioia, la consapevolezza cristallizzazio– ne. La consapevolezza vi renderà coscienti di chi siete, e l'amore di che cos'è questo mondo. E tra queste due sponde - consapevo– lezza ed amore - scorre il grande fiume della vita. Insegno l'uomo intero. Questa è una delle cose fondamentali da ca– pire. Capito questo, tutto diventa sem– plice, le cose diventano chiare. Questa è la base del mio insegna– mento. Insegno il mondo ma insegno an– che Dio, e li insegno insiemè in uno stesso respiro. Voglio portare Epicuro e Buddha il più vicino possibile. Buddha se ne sta seduto sotto il suo albero, non è conce– pibile un Buddha che balla. Epicuro sta ballando in giardino, non si può concepire Epicuro se– duto in silenzio sotto un albero, a meditare. Voglio che Epicuro e Buddha diventino una persona so– la. La vita deve essere un ritmo di danza e silenzio, di musica e suo– no e silenzio. La vita deve essere un ritmo: andare fuori più che si può, e tornare dentro più che si può, perché Dio è entrambi: fuo– ri e dentro. Chiudete gli occhi e vedete Dio, a– prite gli occhi e vedete Dio, per– ché Dio è tutto quello che è. Mi domandi: « Puoi darmi un mes– saggio da portare al mondo occi– dentale che possa far capire alla gente te e i tuoi seguaci? ». Le persone che sono qui con me non sono miei seguaci. Sono i miei amanti, non i miei seguaci; sono i miei amici, non i miei seguaci; so– no i ~iei discepoli, non i miei se– guaci. E qual'è la differenza tra un di– scepolo e un seguace? Il seguace è uno che vuol credere, qualsiasi cosa gli si dica ne fa un dogma. Il discepolo invece è uno che a– scolta, impara, sperimenta, e fino a quando non trova lui stesso la verità continua a rimanere aperto. Io non dò nessun dogma ai miei sannyasin, ai miei amici. Faccio solo una cosa: li aiuto a essere se stessi. Il seguace imita: il cri– stiano deve imitare Cristo, il bud– dhista Buddha. Ma tutti gli imita– tori sono pseudo e io voglio che i miei siano gente autentica. Come si fa a seguirmi? Sono cos\ diverso da voi e voi così diversi da me: siete così unici. Dio crea ciascuno di noi solo una volta. Dio è molto originale, non si ripete mai. on c'è mai stata una perso– na come voi e non ci sarà mai. Dio non fa l'uomo sulla catena di mon– taggio come le Fiat e le Ford, po– tete vederne migliaia e migliaia, tutte esattamente uguali. Dio crea sempre l'irripetibile, l'unico. Andate fuori in giardino: non tro– verete due fili d'erba uguali. ean- che due gemelli identici sono per– fettamente uguali. Come si fa, allora, a seguire qual– cuno? Seguire come tale è sbaglia– to. Ed è questo il mio secondo me saggio: l'uomo non deve segui– re ne suno. Capire, certamente; imparare, certamente; ascoltare, certamente, e rimanere aperto, ma seguire, segui solo la tua sponta– neità interiore, segui il tuo stesso essere. Io aiuto quelli che sono con me a essere se stessi, proprio

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