RE NUDO - Anno X - n. 76 - maggio 1979

colo della sinistra, scriveva: « Puoi immaginare la meraviglia di costo– ro, quando mi hanno chiesto in ba e a quale criterio noi ci pre– sentavamo come i rappre entant1 del proletariato, e io ho risposto loro - in bas al fatto che noi ci consideriamo tali e l'odio di cui ci gratificano i rappresentanti e i partiti del vecchio mondo ci con– ferma nella nostra idea». Una sorta di autoelezione ... Certamente, una autoinvestitura ... ma tornando invece al problema del partito e dell'idea che la co– scienza possa venire portata alla classe anche da persone, per estra- zione sociale, esterne al proleta– riato, la descrizione di tutto que– sto forse più chiaramente che ne– gli scritti di lenin è contenuta nel libro, Storia e coscienza di classe, di Lucacs. Quindi la concezione leninista del partito, concezione che sarà bene ricordare, porta in sé già tutti i semi dello stato totalitario e con– centrazionario, non nasce improv– visamente ma costituisce piutto– sto l'articolazione di un'intuizione presente nello stesso pensiero marxista? Certamente, la concezione leninia– na del partito riprende una serie di spunti e intuizioni sicuramente presenti nel pensiero marxiano. Certo Lenin li ha svolti in chiave ancor più autoritaria ... ne ha ac– centuato l'aspeJto giacobino ... ma non si può negare una continuità precisa fra il pensiero marxista e quello leninista... in modo par– ticolare riguardo al problema del– la coscienza di classe e del parti– to. Certo Marx non è tutto qui. Il suo pensiero presenta diverse an– golazioni, anche contraddittorie. Ma negare questi elementi autori– tari del suo pensiero non è possi– bile. Per le tue analisi del marxismo e del comunismo sei stato a volte definito il << nuovo filosofo » ita– liano. Al di là di facili battute co– sa pensi del pensiero dei Nuovi Filosofi, in modo particolare di Glucksman e Levy? Devo dire onestamente che non mi hanno insegnato nulla. Alcune lo– ro problematiche, come appunto l'analisi critica del marxismo, le 4 avevo già affrontate, nel silenzio e nell'ostilità quasi generale, negli anni sessanta. C'è nei uovi Filo– sofi un irrazionalismo di fondo che mi preoccupa. Una sorta di forma mentis che li porta a una diffiden– za preconcetta nei confronti della scienza, ad esempio. Ci sono molte tracce della scuola di Francofor– te ed anche di Heidegger nei loro testi. La scienza intesa come oblio dell'essere ... ma i nuovi Filosofi s0no però senza dubbio importan– ti come fenomeno ... come sintomo del collasso della generazione ses– santottesca il loro è il dramma di RE NUD0/13 una speranza terminata in trage– dia. Ma c'è nel pensiero di Gluck– sman e Levy anche un aspetto po– siti o ... nel senso di una riscoper– ta, non citata, di alcuni elementi dell'opera di Simon Weil passati magari attraverso il filtro di Ca– mus. Senza dubbio positivo è l'as– sunto, appunto di derivazione wei– liana, di considerare la persona umana come una realtà sacra. La denuncia di qualsiasi tentativo di sacrificare l'umanità di oggi per quella di domani. A questo proposito in una inter– vista rilasciata all'Espresso, pro– prio Glucksmann affermava che le simpatie della sinistra e dell'area democratica nella guerra vietna– mita molto più giustamente sa– rebbero dovute andare alla terza forza buddista che si batteva chia– ramente per i diritti civili e per una società pluralista, piuttosto che al Partito Comunista che già nel Vietnam del nord aveva in– carcerato trozkisti, buddisti e al– tri non-comunisti. C'è del vero in questa affermazio– ne. Devo dire che mi stupisco del– lo stupore di molti di fronte alla piega che gli avvenimenti hanno preso in Cambogia e Vietnam. Co– me mai ci si meraviglia? Le pre– messe non facevano già prevedere questi viluppi? Giusta men te Francesco Alberoni ha scritto che nella fase eroica delle lotte di li– berazione c'è unanimismo. C'è un nemico comune, forte, agguerrito, violento e di fronte ad esso si sta– bilisce un'unità d'azione in cui le divisioni vengono cancellate. Ma passata questa fase eroica, termi– nata la lotta o si sceglie di consi– derare il dissenso, la pluralità di opinioni, un fatto organico all'in– terno della società (soluzione a– dottata in Italia dopo la conclusio– ne vittoriosa della Resistenza) op– pure si sceglie la concezione leni– ni ta del partito e della società che vede il dissenso unicamente come « male », come oscura con– giura delle forze reazionarie e quindi si apre la strada allo stato concentrazionario e ai gulag. Ma questo non vuol certo dire che la sinistra non dovrà per il futu– ro appoggiare le lotte dei popoli

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