RE NUDO - Anno X - n. 76 - maggio 1979

d ve rendere conto che la lotta antinucleare è una lotta per la so– prav ivenza, per la certezza di un futuro vivibile. Ma la lotta contro le centrali ato– mich non può che essere l'inizio di una lotta ben più grande, quel– la contro i falsi bisogni e de ideri che ci portiamo dentro. on è pos- ibile rinunciare alla scelta nuclea– re, senza cegliere di cambiare la o tra natura alterata. Se dunque prevale l'ottusa paura di perder un certo numero di og– g tti e cosiddetti « comforts » (gli t si ogg tti e « comforts » che ci hanno reso schiavi e che ci fan– no condurre un'esistenza che sv– io ripetizioneJ rappres ntazion fo ilizzata della vita), di vedere rall ntato il ritmo di vita che ci nevrotizza e ci uccide lentamente, allora la tesi filonucleare sarà vin– cente. Se d'altro canto iniziamo, da u– bito, a cambiare radicalmen'te noi stessi e il nostro modo di vivere, a liberarci dalle no tre catene mentali, se siamo di posti a ri– nunciare al superfluo e a vivere con meno, allora potremo garan– tire a noi tessi e a coloro che ci guiranno, una vita e un futuro più gioiosi e umani. « Una tecnologia ridotta, bilancia– ta, è possibile se tagliata fuori dal cancro dello sfruttamento pesante di energia, e del perpetuo svilup– po industriale. Coloro i quali han– no già capito questa nece sità che hanno iniziato, sia in campa– gna che in città, a « crescere con meno », sono l'unica controcultu– ra che conta» (Gary Sn der). andrea sciarné 1 Tra gli a petti negativi e poco pub– blicizzati della ce!ta nucleare c'è quello riguardante gli alti simi co- ti di installazione delle centrali nu– cleari. In merito, i programmi Enel RE NUD0/11 prevedono investimenti per una som– ma pari a 17 mila miliardi. Mentre l'opinione pubblica è bombardata da previsioni apocalittiche di crisi nel caso di rinuncia ai programmi nu– cleari (niente riscaldamento, niente corrente elettrica, ecc.), si cerca di ~ar passare la tesi che costruendo le centrali nucleari diminuirebbero le importazioni di petrolio: è un altro fai o clamoroso in quanto, se si pos- ano ,con iderare valide le previsio– ni contenute nel Pen (Piano energe– tico nazionale), si os erva che tali importazioni aumenterebbero in o– gni caso di 40 milioni di tonnellate, pa ando dai 93,6 milioni del 1975 ai 134,1 previsti per il 1985 (« oti– ziario Cnen », tabella p. 40, marzo '78). In ca o poi di guasto di una centrale atomica, gli effetti sarebbero ben più di astro i di quanto si vuole far cre– dere e ben maggiore sarebbe l'area in e tita dalle radiazioni. In caso di « Meltdown », il più grave tipo di incidente verificabile in una centra– le, per il quale il nucleo del reat– tore subisce un processo in cui le barre di combustibile carico di ura– nio e plutonio si sciolgono, verreb– bero espulse, nel caso di una cen– trale di 1000 megawatt (es. Caor o), scorie per una tonnellata e mezzo, contro il chilogrammo di rifiuti ra– dioattivi prodotti dalla bomba di Hi– roshima. Per concludere, sempre in caso di « Meltdown », gli effetti no– civi potrebbero propagarsi per una uperficie di oltre 380 chilometri (in condizioni meteoroliche sfavorevoli) e il tempo massimo di evacuazione degli abitanti dovrebbe essere di me– no di ei ore! 2 I rappresentanti dell'Enel, del Cnen, della Finmeccanica e della Fiat i sono riuniti, dall'inizio di que to anno, per discutere sul problema e– nergetico e per elaborare una me– todologia unitaria sul piano dell'in– formazione. La Fiat, ad e empio, ha propo to di delegare la progettazio– n d Ila campagna d'informazione ad una agenzia internazionale pe– cializzata. Ministero dell'Indu tria, Cn n ed Enel arebbero invece per la creazione di un'agenzia appo ita. Di parere ancora diverso la Finmec– canica. In merito agli tanziamenti previ ti per que ta ma siccia campagna d'in– formazione filonucleare, i parla di una partecipazione Fiat intorno ai 400 milioni e di un miliardo, un mi– liardo e mezzo l'anno, e clu a la quota del Ministero.

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