RE NUDO - Anno X - n. 76 - maggio 1979

RE NUDO/10 il numero dei rischi e delle varia– bili è praticamente sconosciuto. Ovviamente, da parte filonuclea– re, si trae il massimo vantaggio da questa faciloneria e disinforma– zio!'le; anzi, tecnici e scienziati fan– no di tutto per mantenere il più assoluto controllo sulle fonti d'in– formazione. Essendo il problema energetico notevolmente complica– to, è senz'altro più comodo, per i filcnucleari, mantenerlo in termi– ni di questione interna agli « ad– detti ai lavori »; scienziati e tecni– ci, abituati a giostrare con il ger– go tecnologico tipico, per corpo– rativismo ed opportunismo, non sono disposti a chiarire e a ren– dere completamente intelligibili i termini dei loro discorsi e anzi, forti della propria conoscenza del– la materia, della difficoltà intrin– seca della stessa e dell'impossibi– lità, per l'uomo della strada, di ve– rificare l'esattezza di qualsiasi ar– gomentazione in proposito, appro– fittano della situazione per esalta– re i lati positivi della scelta nu– cleare e per minimizzare o addi– rittura nascondere quelli negativi.' Tale grave opera di disinforma– zione è, in certi casi, paradossal– mente favorita dagli stessi anti– nucleari che, per mancanza di co– noscenza ed esperienza, non sono in grado di ribattere sullo stesso piano o, cosa ancor più contro– producente, adducono argomenta– zioni grossolane, imprecise o ad– dirittura false, con conseguenze fa– cilmente immaginabili. Ad aggra– vare le cose, esiste l'enorme dispa– rità di mezzi posseduti da filonu– cleari ed antinucleari: i primi, co– me detto, sostenuti dall'efficace martellamento dei mass-media, i secondi che possono contare esclu– sivamente sulla controniforma– zione militante, la quale, fra l'al– tro, dispone solo di informazioni passate dagli specialisti, quindi già filtrate in partenza, o informazio– ni « per sentito dire». Già da questo aspetto fondamenta– le del problema energetico, quel– lo dell'informazione chiara e cor– retta, vediamo come sia difficile il lavoro di chi si oppone al pro– gramma nucleare. 2 Sicuramente dunque, è importan- te conoscere gli effettivi pericoli della politica nucleare e dell'in– stallazione di centrali atomiche e sensibilizzare l'opinione pubblica in tal senso è un punto centrale della lotta antinucleare, ma io cre– do sia fortemente limitativo im– postare le cose solamente in ter– mini di « pericolo » o di « non pe– ricolo », la questione è ben più generale. Al di là di iniziative concrete, qua– li il referendum proposto dai ra– dicali, occorre fare una scelta, in– dividuale e di massa, perché ne - suno sia in grado di scegliere per qualcun'altra. Dev'essere ben chia– ro che la società capitalistico-tec– nologica, nella battaglia nucleare, è ben decisa ad usare tutte le sue carte, poiché è la sua stessa so– pravvivenza ad essere in gioco. on farnetica Francesco Corbelli– ni, presidente dell'Enel, quando afferma che « Le centrali nucleari sono necessarie (...) per mantenere almeno ai livelli attuali (...) le con– di7ioni essenziali di vita civile nel nostro paese» (« Il Mattino », 23 Febbraio '79): effettivamente l'e– nergia nucleare è l'unico e ultimo espediente in mano alla società dello spreco per assicurarsi la pro– pria sopravvivenza, per mantene– re inalterati i ritmi produttivo– consumistici odierni. Da sempre la società tecnologica perpetua il rito della propria au– todistruzione, obbligando l'essere umano a condurre un livello esi– stenziale esasperato, frenetico, a– lienante, nel quale i bisogni reali si confondono con quelli fittizi e una moltitudine di oggetti più o meno inutili diventano, magica– mente, « beni primari». La socie– tà dei consumi, per usare un neo– logismo ampiamente sfruttato, ha condotto se stessa e le proprie vit– time/complici ad una situazione incontrollabile di assuefazione al– l'uso pesante di energia, con enor– mi « overdoses » di combustibile fossile. Oggi che la possibilità di completa estinzione delle riserve di petrolio si fa, giorno dopo gior– no, sempre più concreta, il capita– lismo a livello tecnologico avan– zato, dovunque si nasconda (USA, Europa, Unione Sovietica, Giap- pone, ecc.), programma un futuro nucleare per mantenere inaltera– to il proprio livello di assuefazio– ne. La piaga della crescita incon– trollata ha, in definitiva, preso la mano ai suoi stessi fautori. A que- ta situazione di emergenza, si vor– rebbe quindi porre rimedio con un ennesimo irresponsabile sfrut– tamento, in questo caso dell'ener– gia atomica. Ecco in sintesi perché, approva– re la politica nucleare, significa offrire un'altra possibilità alla lo– gica di truttiva e autodistruttiva della società tecnologica, all'estin– zione della vita sul pianeta Terra. Al di là dei rischi che l'installa– zione di una centrale atomica com– porta, occorre prendere coscienza che una centrale nucleare è un rischio in sé e che la politica nu– cleare è intrinsecamente pericolo– sa, in quanto diretta prosecuzione della cieca politica economica at– tuata nell'era moderna. Ognuno i

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