RE NUDO - Anno X - n. 74 - marzo 1979
boo Texidor alle percussioni danno vita ad una splendida sezione ritmica. Nella seconda facciata spicca Anysha, un brano di Trudy Pitts. ottimo pianista anche se risente forse troppo, come com– positore. dell'influenza orche– strale della musica europea. In questo brano suona l'arpa una musicista d'origine italiana. Gloria Agostini. A molti amanti "critici" della musica jazz questo disco po– trebbe sembrare troppo "facile" o "di consumo". ma a noi. uo– mini mortali, non resta che ab– bandonarci al fascino che spri- . giona senza porci troppi inter– rogativi. TheBand Anthology Capitol-EMI e.a. Doppia celebrazione della Band a q~asi tre anni dallo scioglimento definitivo. Vedia– mo di riassumere per l'occasio– ne le tappe salienti di questa antica formazione: . come Hawks vivacchiando di rock&roll fino all'incontro con Bob Dylan. che accompagnano nella toumt!e del '65-66. Sem– pre con Dylan lavorano ai Ba– sement Tapes. da cui nasce poi il loro primo album. il leggen– dario Music From Big Pink. Dopo il '70 diventano celebri concertisti. collaborando anche al rientro sulle scene del solito Dylan. Dal loro ultimo concerto (1976) è stato tratto il film Last Wa/tz. The Band. la band per eccel– lenza. in un certo senso. Risen– tendola a distanza di tanto tempo si può tentare un bilan– cio della sua lunga attività. Troppo lunga. forse. perché la stagione creativa di questi cin– que canadesi si chiude intorno al '70. Con i primi due dischi (qui· ne abbiamo una buona scelta) Robbie Robertson e soci avevano fiutato il ritorno del sound acustico. ed erano riusciti a fondere la tradizione country con le fiammate ragionevol– mente elettriche del loro rock. Tutti strumentisti versatili. di un certo valore. forse hanno mancato di quella forza inno– vativa. la capacità di "scuote- re". che rende un complesso davvero incisivo. Detto questo, riconosciamo a certe loro cose; The Weight. I Shall Be Released con lo zampino dell'amico Zimmermann. The Night They Drove Old Dixie Down, un sa– pore di genuinità difficilmente reperibile altrove, anche nelle loro ultime performances sul ti– po del mastodontico e stanco Ultimo Valzer. L'antologia è ben equilibrata, cercando di condensare l'intero percorso discografico del grup– po (escluse le collaborazioni con Dylan). Per quanto riguar– da il periodo che va dal '71 in poi dà una conoscenza più che sufficiente. mentre consigliamo a chi sia interessato al genere di ascoltare integralmente almeno i primi due album, Music From Big Pink e The Band. Matteo Salvatore Matteo Salvatore Concetta Barra Schiattate gente nè Dodi Moscati Sole sole vieni Suonofficina Pingiada Per festeggiare la primavera '79 la Fonit Cetra, casa discografica della RAI, chiude la vecchia collana FOLK, in cui sono state pubblicati centinaia di dischi di musica popolare di ogni parte d'Italia, e propone invece: I SUONI. curata da piego Car– 'pitella. che raccoglierà registra– zioni sul campo, e SEMI E FIORI, musi_cad'autore su ma– trice popolare. Ad inaugurare questa nuova serie sono usciti quattro nuovi Lp contemporaneamente: un viaggio attraverso l'Italia musi– cale, mediante quattro inter– preti diversi. In testa a tutti Matteo Salvatore, con un doppio Lp di canzoni pugliesi, dal titolo "Matteo Sal– vatore", eseguite dal vivo. Una performance eccezionale che mette a fuoco la straordi– naria musicalità di quelle tradi– zioni musicali, attraverso la sensibilità e l'incredibile vissuto personale dell'interprete. Segue Concetta Barra con "Schiattate gente nè", che canta alla sua personale maniera bra- · ni che tradizionali non sono, al– meno in seriso stretto, in quanto da lei inventati e scritti, ma che sono tali per appartenenza ea estrazione, fra i più schietti del– la musica napoletana. C'è poi anche la toscana di Dodi Mo– scati, vista però in modo parti– colare: "Sole sole vieni" è in– fatti un disco di soli ritornelli e filastrocche rituali o senza sen– so. Per ultima la Sardegna in– solita dei SUONOFFICINA con "Pingiada". Non proprio di tolk qui si tratta, bensi di una proposta di musica mediterra– nea, avente per punto di riferi– mento primo la Sardegna. Co– me primo disco del gruppo è senz'altro da ascoltare, specie per chi ama Aktuala e simili. Carole King Welcome Home (Capito!) g.m. Carole King, mus1c1sta ameri– cana bianca dai toni sin troppo dolci. colpisce a volte profon– damente in questo suo disco. Sono soprattutto due brani che hanno destato la mia attenzio– ne: Main Street Saturday Night nella prima facciata, uno strano miscuglio di rock dalle venature country e blues, che riesce a volte addirittura a strizzar l'oc– chio alla Disco-music, in cui ri– salta la voce sottile di Carole; poi. Disco Tech in apertura alla seconda facciata, che della Di– sco- M usic è una buona presa in giro. Su una base musicale tipica dei. moderni balli da discoteca, ese– guita con molta abilità e che potrebbe diventare prima in classifica ad una qualsiasi hit parade, Carole King canta un testo che è una sequela di frec– ciate nei confronti degli abituali frequentatori di quei luoghi malsani. Gli altri brani dell'album sono, RE NUD0/45 senza infamia e senza lode, i ri– masugli di quella linea musicale americana facente capo alla Weast Coast tutta zucchero e miele di Simon e Garfunkel, anche se a volte si discosta da questo retaggio un po' triste per offrirci qualcosa di più robusto e godibile. Con,unque, si sprecano idillia– che immagini pastorali: nel re– tro di copertina, una foto ci mostra la Nostra a cavallo in compagnia di un energumeno dai lunghi capelli biondi pur'e– gli a cavallo su uno sfondo di monti coperti di abeti e incap– pucciati di neve. Da questa immagini, e da altre consimili, non ci possiamo sal– vare. se vogliamo ascoltare questo disco. The Outlaws Bringit back alive doppio dal vivo e.a. Questo disco è dedicato ai Ly– nyrd Skynyrd e già da questo omaggio ai capostipiti si può capire che genere di musica amino suonare questi "fuori– legge". Rock sudista, nella mi– .gliore tradizione americana (appunto Lynyrd e Allmann Bros.). Quattro facciate dove le chita.rre si rincorrono seaza so~ sta nei classici schemi rock, vi– sitati però con un'abilità tecnica ed un feeling veramente note– voli. Da notare la singolare forma– zione del gruppo: ben 3 chitar– re, il basso e due batterie che danno vita ad una vera e pro– pria sarabanda rock dentro la quale trovano spazio i soli Billy Jones, Freddie Salem e ffugh1e Thomasson (appunto le tre gui– tars). L'album è stato registrato dal v~vo nelle varie tappe di una toumèe che ha portato gli Ou– tlaws in giro per l'America ed è una selezione di vecchi pezzi (i più belli dal primo album omo– nimo). Bèllissimo il brano che occupa tutta la quarta facciata: una ti– ratissima versione di "Green - grass and High Tide" molto al– lungata rispetto a quella di stu– dio per lasciar posto agli sfoghi solistici delle chitarre e della batteria.
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