RE NUDO - Anno X - n. 74 - marzo 1979

····· 1~1 ..·· \ ...... , .. . k \ .. .. { ..... .. . . .. . ... . . . . . .. •·•····· :: '-:: .... INTERIORS di Woody Allen L'intellettuale è malato di morte. Purché la possa gestire e centellinare esteticamente. Come esteticamente l'ar– redatrice di Interiors gestisce il suo di– sagio per la vita, la sua alienazione e infine la sua morte. Con lo stesso os– sessivo e perfezionistico gusto del bello. della forma soffocante. ha educato tre figlie e un marito. Quest'ultimo la la– scia. rivendicando la sua autonomia di uomo dai gusti semplici. innamoran– dosi addirittura di una donna chiac– cherona e priva di misura fino alla pacchianeria. Una macchia di colore assolutamente fuori tono in uno splen– dido e raggelante arreda mendo dai toni sussurrati e coordinati capillarmente. Una macchia di vita. il rosso a non caso. il colore del sangue. che prende a sgor– gare da questa famiglia· ferita, alter– ando un ipnotico équilibrio puntiglio– samente indirizzato verso un'autodi– struzione raccontata e descritta in bella calligrafia. Intorno alla madre tradita doppiamen– te. negli affetti e nel gusto estetico. vengono solidali a stringersi le tre don– ne. si confrontano elegantemente e con soavità iniziano a scorticarsi. La mag– giore è una poetessa affermata. il cui successo è vissuto dal marito scrittore·· come complesso di inferiorità. Arriverà a riconoscere nella sùa poesia un'elegantissima indifferenza per la vi– ta. La minore è un fantasma la cui ani– ma è stata arredata dalla madre. risuc– chiandone la vita e l'autonomia e la– sciandoci in cambio una sete di affer– mazione culturale in nome della quale tralascia la sua femminilità e maturità. La terza è stata resa addirittura un og– getto gradevole. un'attrice di poca for- tuna. che sopporta il suo essere ridotta a pura estetica grazie alla cocaina. Alla morte della madre. che si suicida con tracotante senso estetico in un mare mugghiante. la figlia minore cerca di eguirla fino in fondo nel plagio. ma viene salvata proprio dalla nuova e · ·'ordinaria" sposa del padre. La trasparente metafora sul ruolo del principio di realtà. e della semplicità come necessarie contrapposizioni all'i– stinto di morte dell'intellettuale. si sno– da. è il caso di dirlo. dal punto di vista dell'intellettuale. ma in questo caso mentre si spia. oltre che scriversi ad– dosso. Il sospetto che nasce di fronte a queste immagini calibrate e ossessivamente imperniate su temi a tutti i costi pro– fondi. a tutti i costi capitali. a tutti i costi cerebrali. è che Allen abbia voluto fare il primo della classe per paura che gli si rinfacciasse di essere solo un comico. Ed è un errore. perché. tutte le sue te– matiche di intellettuale ebreo , nuo– vayorkese torturatissimosu-l senso della vita e della morte e sul ruolo della donna nella famiglia. mantenevano più pregnanza (e in ogni caso un sapore realmente tragico) nel precedente "Io e Annie". In Interiors ogni riga. ogni pa– rola. ogni fotogramma ha il sapore di una citazione da un ipotetico film fan– tasma che racchiudesse il meglio sull'argomento. Ed ha finito col farlo lui. Niente Bergman quindi. semmai il genuino Allen che "si cita addosso" nei suoi fantastici pezzi di ironica imita– zione di modelli famosi. Interiors sem– bra così una antologia ideale redatta da un computer: ogni tanto è così ,costrui– tamente tragica da sfiorare il comico. m.b. NOSFERATU di W. Herzog E' un film nordico, poco adatto alla "forma mentale" dei latini. dei medi– terranei. I vampiri nascono nel silenzio. RE NUD0/41 nella solitudine, non nei dopo-boum pieni di motorette e televisori. Anche se la nostra maggioranza silen– ziosa è disposta a credere che il Msf e è tra noi ed è personificato da bierre e delinquenti, non è però disponibile a una traslazione simbolica su un piano fantastico pre-industriale come nel caso di questo vampiro. Ma la sfortuna in Italia della letteratura neo-gotica (che di questo si tratta) è una vecchia storia che ri~ale ai .tempi del romanticismo: sull'onda del successo europeo tanti prodotti di questo tipo sono arrivati fin dall'inizio dell'otto– cento, ma non sono quasi mai piaciuti. Il realismo latino ha sempre preferito i don Rodrigo ai Nosferatu. Per questo film prevedo un blando successo di curiosità: peccato, perché è un film ben fatto, figurativamente ec– cellente, ben recitato, ben diretto e so– prattutto con un linguaggio giusto per la resa del simbolico. Il simbolico, sullo schermo come in un libro, riesce a vivere dove non prospera il realismo, o meglio: dove il realismo è disarticolato dal suo sistema comples– sivo e utilizzato in frammenti autono– mi. Il simbolico non può fare a meno della realtà, ma deve organizzare il suo significato mediante alcune facce di es– sa viste con la lente d'ingrandimento e avulse dal contesto generale. Deve insomma andare contro il senso comune. E in Italia il senso comune ha sempre vinto (forse perché abbiamo avuto· il papato che ci costringeva a guardare dietro la facciata dello spirituale). Ma ritorniamo al nostro vampiro e al suo significato. C'è chiaramente di fondo la paura per il diverso, per la possibilità che esso avrebbe di sovvertire l'ordine delle cose. E' la paura che ha portato a bruciare le streghe, a coJpire gli "untori", a sparare sul ladruncolo. E questa paura nell'area germanica è più forte che da noi, anche se la nostra germanizzazione è in atto. · Non c'è quindi modo di identificarci personalmente in questo film? C'è sempre un modo, basta volerlo. Il regista ha dichiarato in un'intervista che il male scatenato dal vampiro è sa– luta.re perché produce anarchia. Ma sta a ciascuno di noi trovare il pro– pri'! senso. E' il bello del simbolico. w.p.

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