RE NUDO - Anno IX - n. 69 - ottobre 1978
RE NUD0/8 E' da cinque anni che non metto piede in Iran, prima ci passavo spesso col pull– mann a/l'andata e al ritorno di viaggi in paesi più dolci e con meno contraddizioni. Ora i bagliori che ci arrivano dalle ultime stragi, dalle incredibili notizie di solleva– zioni popolari contro lo scià (incredibili per chi aveva conosciuto la furtiva e pa-, ranoica clandestinità della dissidenza iraniana), ci ripropongono drammatica– mente temi da noi ormai relegati nelle soffitte.della storia. E cioè: gli atti di eroismo collettivo (del tutto fuori moda), il diritto di ribellarsi a una classe dirigen– te affamatrice e aguzzina, il diritto alla libertà di espressione. Noi tutto questo l'abbiamo avuto nel '44- '45, ma chi è giovane non l'ha visto e chi è anziano di solito non l'ha vissuto diretta– mente, e ormai su tutto aleggia l'immagi– ne stereotipa raccontata dai politici nei discòrsi domenicali (la Resistenza? una cosa retorica che serve a dare lustro al governo di emergenza!) Da allora negli Italiani è avvenuta lafa– migerata mutazione antropologica per cui sembra che siamo tutti felloni e impa– rentati con lo scandalo Locked. Oggi una resistenza di popolo in Italia sarebbe impensabile: al massimo il cosid– detto movimento tirerebbe fuori le sue bandiere tarlate, e sarebbero sempre i so– liti a sfilare come ai bei tempi del '68, oppure sifarebbero vivi i sindacati, fermi ma composti, che organizzerebbero im– peccabili raduni nazionali a cglpi di pull– man Mercedes Benz. Tutto questo lo dico per· introdurre il gruppo di studenti iraniani che ho inter– vistato, per avvicinarli a noi ma anche per allontanarli, perché le parole, gli atteg– giamenti e i giudizi non hanno lo stesso significato se pronunciati da un iraniano o da un italiano. Non basta tradurli nella nostra lingua per capirlifino infondo. Bisognerebbe sempre riferirli al loro mo– do di muoversi, di pensare di reagire, uscendo dalle' nost;e convenzioni e dalla nostra memoria collettiva. Per dare una vaga ~deadi alcune delle re– ciproche diversità dirò che, per quel che li ho potuti conoscere in Iran efuori dall'I– ran i. Livellopersonale, li ho trovati molto spontanei e immediati, talvolta infidi ma spesso ingenui, fortemente emotivi, ag– gressivi e (alternativamente) protettivi, apertissimi alla comunicazione e al coin– volgimento, nazionalisti in modo grotte– sco, paternalisti efamilisti, privi di priva– cy, con alle spalle la confusione·de/ bazar o della casa borghese riempita quotidia– namente da ondate di ospiti. Mi rendo conto che con questo elenco non ho co– municato quasi nulla della mia esperien– za. Ho solo cercato di mettere in guardia su una differenza che ho sperimentato e che non è secondaria. Religione islamica aparte. 1 Re Nudo: Tu che sei appena tornato dall'Iran, cos'è che hai visto, cosa ci puoi riferire? A: Quel che ho visto in Iran, dopo tre anni che mancavo, è che è completa– mente cambiato: soprattutto nella co- s::ienzadella gente. Per esempio, prima nessuno aveva il coraggio di parlart; di politica perché avevano paura che ci fosse qualche agente della Savàk, ades– so no, adesso tutti si esprimono, si di– scute pubblicamente e si vuole conosce– re la verità. Si fanno manifestazioni con grandi masse dove tutti partecipano: donne, bambini, anziani, mussulmani e non mussulmani, tutti hanno uno slo– gan comune: "morte allo scià" e "ab– basso le due superpotenze". Ne ho viste tante di manifestazioni in questi giorni in Iran, nella mia città ce n'è stata una con grande partecipazione di massa. e tutto è.andato liscio. Donne che dimostrano durante le manifestazio:a
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