RE NUDO - Anno IX - n. 69 - ottobre 1978
. . ' ... ~ . ··• . ., - .,, - Enrico Rava The plot ECM Personaggiocosmopolita, Enri– co Rava , da quando nel '60 è emigrato da Torino a New York, non si è stancato di girare gli studi di mezzo mon– do, raccogliendo le collabòra– zioni più disparate. Ma se agli inizi era poco più di un side– man di lusso, oggi mostra di aver saputo elaborare un pro– prio linguaggio, uno stile 4efi– nito e personale. Rava mostra il suo legame con la free music degli anni '60 soprattutto nel calore della sua tromba, sem– pre "lirica", a volte aggressiva,• in qualche modo mediterra– nea. Questa volta si è scelto come comprimario il chitarrista John Abercrombie: i due rica– mano duetti sottili su una ba– se che a tratti ricorda il rock– jazz di infausta memoria, ma senza mai diventare martellan– te nè ritmicamente ottusa. Il disco risultante da questa collaborazione ha pregi e di– fetti. La debolezza principale sta nella strutturazione, che rimane nel nonnale ambito jazz, senza aprirsi a novità so– stanziali. La forza sta invece nel colori degl,istrumenti, in panicolare quelli dei due pro– tqonisti; i miCliori risultati, anche in un album pacato e misurato come qu•to, 11nno raggiunti nei momenti di mag– gfor rarefazfon·e, quando fa. tromba e la chitarra sottile e svelta emergono dallo sfondo appena accennato (effetto re– so benissimo da una registra– zione tecnicamente perfetta). L'opera si colloca un po' ai margini della scena creativa contemporanea; eppure l'a– scolto è piacevolissimo e per nulla banale. Si sente che Ra– va qualcosa da dire ce l'h!l, e che sa anche come dirla. E l'assenza di velleitarismi lo aiuta: è un fatto che molti musicisti dovrebbero tenere ben presente. • Mario Schiano & bis ali stars Cramps p.b. Oggi la critica non usa quasi più il tennine 'jazz' per defini– re una certa area ~usicale. Però, appena salta fuori qual– che italiano che suona un sas– sofono, si dice che "quello non è jazz". Dato che i critici non riescono a mettersi d'ac– cordo fra loro, forse la cosa migliore è dimenticare una volta per tutte le varie etichet– te, e pensare.alla musica. E la musica che ci fornisce Mario Schiano ha un suo signi– ficato. Schiano è stato uno dei primissimi tra noi a darsi al free; 01gi, superata anche quella problematica,esce con 01SCHI U0L~nTI un album che è anche una proposta. Gli all stars del tito– lo non devono ingannare, so– no un modo di sfottere i tradi– zionali intenditori di jazz: il disco è per solo sax. In apertura un classico stan– dard, Sophisticated Lady, ese– guito però programmatica– mente male, ironizzando sui propri stessi limiti tecnici. Ma più avanti sa impegnarsi più a fondo, mettendo il sassofono a confronto con il sintetizza– tore, o addirittura con se stes- . so: molto stimolanti la versio– ne di Lover Man in cui sovrap– pone lo strumento quattro volte, e poi Toujours le Swing e Sonate Nr 8, dove il dialogo impossibile con la macchina elettronica riesce a dare un risultato dialettico e dinami– co. In altre parti il disco è più rigido, e le buone intenzioni superano la realizzazione. •O– gni tanto Schiano si lascia trascinare, .e l'ironia sale un tono di troppo; il che però non offusca il ·risultato com– plessivo del disco, ma dimo– stra caso mai l'estrema dispo– nibilità di un uomo che dopo vent'anni sa ancora mettersi in discussione. Vale la pena di mettere in discussione anche i pregiudizi, e provare almeno ad ascoltarlo. p.b. RE NUD0/47 Franco Battiato L'Eeitto primadelle sabbie Ricordi Un altro tassello nel mosaico di Battiato: Ormai il suo so– gno è realizzato, vincendo ex– aequo il premio Stockausen può considerarsi promosso a musicista laureato. Ma rimane la voglia di fare, il desiderio di una musica di ri– cerca che non sia una nicchia di inascoltata cultura, ma af– fondi radici nella realtà. Con– seguente con le sue ultime rea– lizzazioni, Battiato ,tralascia i sintetizzatori, concentrandosi sul piano, che affida alla mano sapiente di Antonio Ballista. Delle due lunghe suites _che compongono il disco, la pri– ma, L'Egitto prima delle sab– bie, è condotta sul filo della ripetitività, sfruttando con sottigliezza l'eco delle note. La musica, vicina inaspettata– mente all'ultimo Cage, richie– de all'ascoltatore molta atten– zione alle più piccole sfumatu- re. Per Sud aftemoon, la seconda suite, a Ballista si unisce Bru– no Canino, e attraverso i due pianoforti Battiato riscopre l' elemento ritmico e la dimen– sìone stereofonica. E se l'inse– guirsi dei due strumenti ricor– da molt.o il Battiat.o che fu, è nuova la stereofonia, ottenuta con la semplicità dei mezzi acustici, al di là di una elettro– nica troppo spesso effettistica. ed ingannevole. Abbandonat.o il concretismo, è stato così recuperato lo "strument.o" per eccellenza, ma senza compiaciment.o este– tico e con una capacità evoca– tiva davvero sorprendente. Comunque, se quest.o è un punt.o d'arrivo, potrà anche diventare un ottimo punto di partenza: non è dett.o, per
Made with FlippingBook
RkJQdWJsaXNoZXIy