RE NUDO - Anno IX - n. 69 - ottobre 1978

RE NUD0/26 mase semplicemente indifferente. La sua sola risposta fu: "Il sole è dio. Tutti possono vederlo". Sebbene nessuno possa sottrarsi al– la potente impressione del sole, fu per me un'esperienza nuova e che mi colpì profondamente, vedere che, quando ne parlavano, questi uomini maturi, erano presi da un' emozione che non riuscivano a con– tenere Un'altra volta ero fermo presso il fiume, e guardavo in alto verso Fe montagne, che si innalzano di alme– no altri duemila metri al di sopra dell'altopiano. Stavo appunto pen– sando che questo era il tetto del continente americano e che la gen– te viveva là di· fronte al sole, come gli _uomini eh~ stavano, avvolti nelle loro coperte, sui tetti più alti, silen– ziosi e assorti• alla vista del sole. Improvvisamente una voce profon– da, vibrante di profonda commo– zione, mi parlò all'orecchio sini– stro: "Non pensi' che tutta la vita venga dalle montaghe? " Un anzia– no indiano mi si era avvl.cinato, senza che lo sentissi a causa dei suoi mocassini, e mi aveva posta questa domanda, non so se intesa in un senso profondo. Uno sguardo al fiume, che scorreva giù dalle montagne, mi indicò la scena ester– na che aveva suggerito questa con– cezione. Era palese che Lì tutta la vita veniva dalle montagne, poichè dove c'è acqua, c'è vita. Nulla di più evidente. Nella sua domanda avvertii un'emozione, particolar– mente intensa quando pronunciò la parola "montagne", che mi fece pensare al racconto dei riti segreti che vi si celebravano. Risposi: "Tutti possono vedere che tu dici la verità". Sfortunatamente la convers.azione s'interruppe subito, e così non mi riuscì di ·saperne di più circa il simbolismo delle montagne e dell' acqu~. Osservai che i Pueblos, tanto restii a parlare di cose concernenti la loro religione, parlavano invece con prontezza e vivacità delle loro rela– zioni con gli americani. "Perchè" diceva Lago di Montagna "perchè gli americani non ci lasciano soli? Perchè vogliono proibire le nostre danze? perchè non ci permettono dj portar via da scuola i nostri ragazzi quando vogliamo accom– pagnarli al KIW A (il luogo dei riti) e istruirlo nella nostra religione? Noi non facciamo nulla contro gli americani! " Dopo un lungo silen– zio, proseguì: "Gli americani vo– gliono proibire la nostra religione. Perchè non possono iasciarci in pa– ce? Quel che facciamo, non lo facciamo solo per noi, ma anche per gli americani. Sì, lo facciamo per tutto il mondo. Va a beneficio di tutti". Capii dalla sua eccitazione che sta– va alludendo a qualche importanté elemento della sua religione. Perciò gli chiesi: "Pensate allora che ciò che fate nella vostra religione vada a beneficio di tutto il mondo?" Rispose, con grande vivacità: "Na– .turalmente. Se non lo facessimo, che ne sarebbe del mondo? " E, con un gesto significativo, indicò il sole. , Avvertii che a questo punto comin· ciavamo a nuocerci su un terreno scabroso, prossimo ai misteri de)la tribù. "Dopo tutto" disse "siamo un po– polo che vive sul tetto del mondo; siamo i figli del Padre Sole, e con la nostra religione aiutiamo nostro padre ad· attraversare il cielo ogni giorno. Facciamo questo non solo per noi, ma per tutto il mondo. Se cessassimo di praticare la nostra religione, nel volgere di dieci anni 'il sole non sorgerebbe più. E allora sarebbe notte per sempre". Capiialloradache cosadipendesse la "dignità", il contegno calmo e sicu– ro dell'individuo indiano: dall'esse– re figlio del sole. La sua vita ha un significato cosmologico, perchè egli aiuta il pl:fdrea conservatore di ogni vita nel suo quotidiano sorgere e trasmontare. Se a ciò paragoniamo la nostra autosuffiienza, il significa– to delle nostre vite così come è formulato dalla nostra religione, non possiamo allora sottrarci ali' impressione della nostra povertà. Per pura invidia siamo obbligati a sorridere dell'ingenuità degli india– ni, e a vantarci della nostra intelli– genza; perchè altrimenti scoprirem– mo quanto siamo impoveriti e de– caduti. La conoscenza non ci arric– chisce; ci allontana sempre più dal mondo mitico nel quale una volta vivevamo per diritto di nascita. Tratto da "Ricordi, sogni, riflessioni di Cari Gustav Jung" Raccolti ed editi da Aniela Jaffe. (Ricordi).

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