RE NUDO - Anno IX - n. 68 - agosto-settembre 1978

UNAMOGLIE di J. Cassavetes Cooper e l'antipsichiatria sono abbastan– za noti e affascinano rriolti lettori, ma pochi hanno il privilegio di trovarsi nelle condizioni ambientali adatte per poterne sperimentare .certi contenuti, come quelli relativi a una gestione serena della follia. Andando a vedere questo film non è che abbia una vera e propria esperienza di pazzia, sarebbe troppo facile, ma s'inco-· mincia a sentimt l'odore, a provare sulla propria pelle i blocchi, le ansie e le angosciose paure di quella condizione. Nel piccolo gruppo di amici con cui sono andato a vederlo, ho notato che le rea– zioni erano diverse a secondo del sesso: le ragazze si immedesimavano nella protago– nista e sentivano come propria la spaven– tosa vulnerabilità del suo stato di folle, odiando di conseguenza l'ambiente che la espellava, mentre noi ragazzi non poteva– mo immedesimarci in quel buzzurro di marito senza in briciolo di sensibilità e di intelligenza ed eravamo continuamente in altal_ena tra il desiderio di proteggerla e l'imbarazzo, la vergogna di avere una parte di se stessi (la propria compagna) così "anormale": in fondo proprio i sen-. timenti che nel film prova il marito della protagonista. Ma subito dopo avevamo vergogna del nostro sentir vergogna. Questo è un dato di fatto: siamo così condizionati ·dalla paura dello scandalo (quello che ancora oggi fa scandalo: la follia), che anche se razionalmente siamo dalla parte del diverso, di fronte all'espe– rienza reale o a un suo simulacro, la vergogna ci sale dalle radici e penetra tutti i nostri pori. E una volta usciti dal cinema c'era un generale bisogno di. sentirsi normali, di non ridere troppo, non gesticolare, ma chiudersi nel gruppo uniti da un uguale comportamento senza sgarri. Il film è anche molto bello per il modo di raccontare con verità e colore la vita di questi emigrati meridionali in USA, emar– ginati· dalla loro sub-cultura, che fanno branco tra loro lavorando come disgrazia– ti e con una continua coda di paglia sociale. Gli attori sono di una bravura mai vista. Un film da esorcizzare. w.p. I ' TOMMY di Ken Russel Inizia come l'Amleto: lo zio con la com– plicità della madre uccide il padre, e Tommy tentenna tra il far finta di niente e il ribellarsi. Non è tanto strana come impostazione, se si pensa che questa opera-rock com– posta da Pete Tomshend degli Who nel·. '73 circa è prima di tutto una produzione inglese, in secondo luogo vorrebbe essere un ritratto fantasioso della rivoluzione pop nel costume dei giovani avvenuta nel '65-'67. L'operina filmata da Ken Russell, un mago della ballettomania baraccona, vie– ne pubblicizzata come: la,più sensaziona– le orgia rock mai vista sullo schermo. Ma ecco la storia: un bambino, Tommy, vede rientrare in casa il padre dato per· disperso in guerra, e nello stesso momen– to se lo trova ammazzato dallo zio, figlio di puttana, che si stava godendo la madre ~mm nel letto nuziale. Rommy ha un regolare choc e smette di parlare, di guardare, di accorgersi degli altri. Per anni e anni cresce senza dire una parola, sempre con gli occhi sbarrati, al fianco di una madre divorata dal rimorso e dal dispiacere che il poverino "non ha appreso nulla dalla vita e non sa nemme– no dire le preghiere". Quando Tommy è cresciuto (ed è imper– sonato da Roger Daltrey) scopre la pro– pria immagine riflessa nello specchio e, per amore di se stesso, si dà al gioco del flipper, che per l'appunto è un gioco con se stessi. Ne diventa il campione naziona– le e la madre sfrutta commercialmente l'occasione organizzando spettacoli pop con bande di fans rockeggianti. Ma la madre annega sempre più nell'al– cool schiacciata· dal complesso di colpa, e alla fine nuota nella merda, avendo avuto la cattiva idea di lanciare un oggetto · pesante contro la televisione che infran– gendosi si ·riversa nella stanza tutto il contenuto maleodorante: E' chiaro che si tratta di una commedia grottesca su famiglia, consumismo e divi– nismo, ma a questo punto si aggiunge un nuovo tema: la madre, visto il bel risulta– to del lancio sul televisore, ripete il gesto buttando il figlio contro lo specchio in cui si sta specchiando. Lo specchio si infrange e il figlio vola in un'altra dimen– sione, si risveglia, non è più ebete, abban– dona le convulsioni sul flipper, ha un sorriso simpaticissimo, nuota, salta, vola, canta e comunica ai suoi fans che devono amarsi come fossero "uno", e avere an– che loro un'esperienza di "distacco dal mondo" se vogliono risvegliarsi in una nuova dimensione. E' il superamento dell'esperienza rock, data con un senso -liberatorio molto co– municativo, grazie· anche all'estroversio– ne accattivante di Roger Daltrey. · E l'esperienza mistica? Ahimé, ci sono gli stessi modi di entusia– smo di inassa intorno al beniamino, c'è il medesimo incanalarsi nell'acquisto di nuovi vestiti e di nuovi marchingegni. Nulla è veramente cambiato rispetto a prima. E finirà male. Passata rapidamente la moda, lo dimenti– cano proprio. E Tommy, rimasto solo, scalerà simboli– camente una montagna per raggiungere il disco· solare, emblema dell'immagine pa– tema, cantando con tutta la voce che ha in gola un peana d'amore al padre ideale. w.p.

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