RE NUDO - Anno IX - n. 68 - agosto-settembre 1978

RE NUD0/14 Gettando uno sguardo panoramico sul cammino che il pensiero occidentale ha percorso nell'ultimo secolo, non potremo sottrarci all'impressione che, oltre l'appa– rente diversità delle concezioni filosofi– che dei singoli pensatori, un unico moti– vo, una sola istanza agisce spesso da propulsore alla domanda del Pensiero stesso. E' come se, nel momento riconosciuto di massimo pericolo, la "ratio" occidentale riflettesse su se stessa e, attraverso sentie– ri i più vari, pervenisse all'intuizione delle proprie origini, alla scoperta del proprio remoto cominciamento. Nietszche, considerando la civiltà greca come il vestibolo e l'embrione dell'intera cultura occidentale, viene a scoprire che, nella sensibilità dell'uomo greco e nelle sue manifestazioni artistiche, l'armonia, la sovrana contemplazione, la misura, la luce dell'arte classica (esemplificata nella figura di Apollo), che dai filologi di tutti i tempi era stata ritenuta qualità più caratteristica della Grecia stessa, essa in– vece non è altro che il prodotto derivato di una lotta terribile, condotta contro ciò che è il "fondo", il sostrato magmatico dell'esperienza umana: Dioniso. Dioniso è il Dio dell'ebbrezza, della di– smisura, della tempestosità, della vita. In Dioniso l'uomo perde la propria indivi– dualità e stabilità per essere invece il flusso stesso del divenire, schiuma di un oceano in cui vita e morte, unità .edisgre– gazione, non sono che due momenti in– termittenti dello stesso Dramma Cosmi– co. Nietszche giunge alla convinzione che la Tragicità dell'esperienza Dionisiaca ori– ginaria lascia •il posto gradatamente alla rassicurazione-consolazione del mondo Olimpico, alla misura Apollinea. Nel progressivo compiersi della sua filosofia apparirà chiaro che, \'se Dioniso è il nome dato al concetto vitale, Apollo è il nome dato al concetto ermeneutico, ali' interpretazione" (C. Sini - Nietszche og– gi,. 11timore della violenza dell'esperienza dionisiaca originaria spinse quindi l'uomo a rifugiarsi nel simbolo, nella rappresenta– zione, per poter dominare la vita nel simbolo stesso, dando così inizio· all'av– ventura culturale. Nell'immagine della rappresentazione la realtà tragica è subli– mata, organizzata: la contemplazione ad una certa "distanza emotiva" garantisce la salvezza dalla disgregazione, dalla di– sperazione cui la cieca ebbrezza dionisia– ca conduce. Con la scoperta dell'inconscio in psicana– lisi si estende il dibattito sulle origini della cultura: la Coscienza non soltanto è una facoltà sviluppatasi posteriormente sopra il "fondo" magmatico dell"'ES", o l'inconscio), ma addirittura, il disagio della civiltà è da imputarsi soprattutto alla· repressione che la coscienza stessa (la quale è sempre coscienza sociale, coscien– za culturale), opera sugli istinti. Tale repressione non avviene una volta per tutte, nella storia della civiltà, ma ogni volta, nel corso dell'esistenza di un indivi– duo, durante l'infanzia gli istinti vengono "ammaestrati" e l'individuo stesso è edu– cato socialmente alla (nevrosi della) Kul– tura. Dietro le costruzioni che l'apparato coscienziale e razionale della civiltà ha edificato, ribolle dunque sempre l'antico e sempiterno calderone del "fuoco", dell'energia vitale e pulsante. Le nuove cuoche del corpo Ho creduto di dover riassumere così ba– nalmente i fondamenti della "critica alla cultura" dell'ultimo secolo, solo perchè proprio qui sono da ricercarsi le condizio– ni di possibilità dell'Ideplogia attuale. Uso il termine "ideologia" nell'accezione di "senso comune", di convinzione maga– ri non esplicitata. ma implicita nel "dire" e nel "f;ire" della collettività. L'ecologia, e con essa la riscoperta del corpo è oggi la bandiera di tutti. Ma c'è di più: la riscoperta del corpo ricopre qualc.os' altro. In una società in cui nessun ritorno è possibile, a meno di distruggere la società stessa, il ritorno alla natura appare sulle insegne di erboristi, naturisti vari, massag– giatori, terapisti di ogni forma e colore (a Re Nudo le quotazioni dell'arancione so– no in rialzo costante), bioenergetisti, stre– goni e guaritori; le stesse pubblicità tele- · visiveinsegnano. Qualche anno fa, in pieno boom tecnolo– gico, in Italia bastava mostrare l'enormità dell'apparato tecnico necessitante alla produzione (la grande fabbrica efficiente e lustra) per lanciare un nuovo prodotto. Oggi le contadinotte sostituiscono i tecni- · ci sullo schermo e gli aggettivi "puro" "naturale" si sprecano. Banalità. Certa– mente, ma ciò che importa osservare è che, quella "critica della cultura" che, cercando le origini della coscienza e della civiltà voleva liberarsi da una Metafisica di secoli che aveva divinizzato la parte cosciente· dell'uomo per mortificare il • corpo, questa stessa "critica della cultu– ra", veicolata attraverso i modi del!' Ideologia Spettacolare, approda ad un nuovo tipo di metafisica, non molto dif– ferente. La convinzione implicita sopra cui muove la schiera delle nuove cuoche del corpo è: la "ratio" ha edificato una cultura repres– siva e infelice; ma la ratio non è l'espe– rienza originaria dell'uomo. Ritorniamo alla natura, all'originario, per ritrovare intatte le condizioni della salute. Le nuo– ve cuoche hanno i loro bravi ascendenti rousseauviani per dire questo ma forse,

RkJQdWJsaXNoZXIy