RE NUDO - Anno IX - n. 67 - luglio 1978
facile comprensibilità, soprattutto a livel– lo di suoni, più che di parole ... P.F.: Piuttosto che avere un blocco di informazioni, un concetto, che noi cer– chiamo di comunicare, di "passare", noi · si cerca di dare stimoli che non vogliono letture univoche, come nel titolo, così anche gli stimoli musicali vanno letti attraverso ... forse la cultura musicale che ognuno ha? O la cultura dominante? O le forme che già esistono? Cioè, questo modo di trattare le forme tende a porti in una posizione critica nei confronti delle forme stesse. Anche i testi sono piccole gocce di stimolo: non dicono mai, non chiudono mai un concetto in quanto tale, a parte alcuni "flashes", ma si tende 'sempre a stimolare le cose, cosicchè noi amiamo avere un "ritorno" di questi stimoli. E questa è una cosa che avviene nei concerti "dal vivo". Re Nudo: Voi avete fatto un pezzo, "Caos" dove, dal vivo, sfruttavate mi sembra la risposta del pubblico per "fare musica". P.F.: Erà "Caos" parte prima. Questo pezzo si divide in due parti opposte e contrastanti volutamente. Nella parte pri– ma venivano dati alla gente due cavi. La gente doveva toccarsi, se voleva, e toccan– dosi chiudeva un circuito collegato al sintetizzatore, e la musica si modificava. Quindi la musica veniva dalla resistenza all'elettricità dei corpi delle persone. In questa situazione non eravamo più noi a produrre suoni, ma non era più importan– te. Lo era invece il fatto di toccarsi, di uscire dal ruolo di spettatore. Mentre invece "Caas- parte seconda" era l'antitesi di questo. I musicisti chiusi in gabbiotti che suonavano contemporanea– mente ma non si ascoltavano. Erano legati solo da un progetto estremamente meccanico stabilito a tavolino, con delle durate precise e la funzione della gente era esattamente l'inverso di prima. Dallo scontro di queste due cose veniva il senso del pezzo. Re Nudo: Date ancora spazio all'happe– ning durante i vostri concerti come aveva– te fatto ad esempio con "La mela di Odessa? " P.F.: Ultimamente ne facevamo un altro, durante "Lobòtomia": si legava il pubbli– co con dei fili di lana fissati al palco, una · specie di ragnatela, mentre c'erano questi suoni allucinanti, al buio. Alcuni legava– no tutti gli strumenti sul palco, ed altri legavano il pubblico, passando veloce– mente tra le sedie. li tutto in quattro minuti. Vuoi chiamarlo happening, vuoi chiamarlo azione ... quando si accendeva– no le luci ognuno aveva un "flash" ognu– no lo he cava comunque un invito a creare nuovi mo– delli di comunicazione, di dialogo. Re Nudo: Io credo che questi momenti siano molto importanti in un concerto perchè rappresentano un coinvolgimen– to, anche se violento, del pubblico e un superamento dello "spettacolo" puro e semplice coi suoi giochi di ruoli di spetta– tore-attore/i. P.F.": Anche per un'altra cosa. In una situazione dove il momento principale è la musica e tutto è in funzione ad essa, quando si accantona per un attimo la musica e si fanno altre cose, ti dà molto respiro, molta soddisfazione ... Poter ri– nunciare quindi, anche per un attimo, alla musica. Re Nudo: Il vostro cambio di etichetta dimostra una volta di più che un certo circuito "alternativo" è in forte crisi, se non definitivamente morto ... P.F.: E' morto per forza di cose col Parco Lambro del '76. Questi festivals, questi meccanismi del trovarsi insieme andavano bene fino a qualche tempo fa perchè c'era un supporto ideologico innescato da Woodstock e da una serie di fenomeni che venivano dall'estero; poi alla lunga si è visto che tutto questo non bastava più, bisognava inventare qualcosa di nuovo. Ma soprattutto si è capito che il sup~ porto ideologico che stava alle spalle di questo meccanismo di aggregazione non era più adeguato. Si cercava di comunica– re, tra le persone, ma non si riusciva perchè c'era questa gabbia ideologica che ti isolava. L'ultimo Parco Lambro ne è stato lo specchio. Per quanto riguarda il nostro passaggio all'" Ascolto", fondamentalmente è stato per una questione di servizio, dal punto di vista della documentazione su vinile della nostra musica. Noi siamo sempre rimasti autonomi, come "Area", quello che cambia è .la possibilità di ingerenza sul mercato discografico: cosa fondamen– tale per la sopravvivenza di un gruppo. La Cramps stessa lo ha capito, infatti è distribuita da una grossa-casa discografi– ca. A nuova quantità, nuova qualità, per– chè alla fine la comunicazione discografi– ca passa attraverso questo prodotto, che noi curiaino in prima persona sotto tutti gli aspetti, testi, immagini, colori; musi– che. Quindi nuove possibilità e nuova qualità sia tecnica che... formale. L'im– portante è la tua autonomia. RE NUD0/41 effè edizioni cooperativa effe abbonarsi a effe significa finanziarla significa dare un importante contributo alla nostra lotta vuol dire garantire la sopravvivenza di uno strumento autonomo per la nostra informazione Fate un investimento in contn corrente su c.c.p.n. 25841008 intestato a Cooperativa effe • piazza Campo Marzio. 7 • 00186 Roma abbonamento annuo normale abbonamento sostenitore più libro i libri che potete scegliere EDIZIONI DELLE DONNE L. 9.000 L. 15.000 «La casalinga di Cristo» di autori vari «Brutto ciao• di M. Dalla Costa - L 1 Fortunati «Tutti sanno» di M. 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