RE NUDO - Anno IX - n. 67 - luglio 1978
La sala era piuttosto buia, fuori c_'erauna giornata grigia e piovosa, l'aria che ema– nava l'ambiente complessivo (completo di persone e un bambino) era in ogni caso assai respirabile. In queste situazioni, di comuni e cooperative, per la gente che ci vive, è abitudine pressochè quotidiana, ·vedersi arrivare gente, gruppi o comgagni singoli. Per cui, al nostro arrivo non si sono scatenate nè cerimonie di idolatria, nè sensi di rigetto profondamente marca– ti. Ci siamo inseriti, nel giro di pochi minuti, sapendo però, che la nostra per– mànenza sarebbe durata molto poco. Sul– la parete, a cui noi volgevamo le spalle c'era attaccato e sospeso nella penombra, una Locandina del Messaggero, con su riportato in ·rosso due titoli del giorno, uno riportava una delle solite notizie sportiva, l'altro ha rivolto ai compagni dell'Aratro, occupanti delle terre. Carat– teristica importante in queste situazioni, di occupazioni o insediamenti, è da vede– re nel rapporto con forze sociali politiche e abitanti del luògo. I compagni dell'Ara– tro in questo ambito, si sono mossi con intelligenza, non lasciandosi assolutamen– te andare a situazioni di facile superficia– lità, nella quale il non tenere presente le caratteristiche strette del territorio in cui si intende agire, può risultare fatale per le cose che si vogliono realizzare. Il podere in cui si sono insediati i com– pagni dell'Aratro, si trova a 800 m. di altezza, in una zona estremamente verde e poco popolata, a circa 20 Km. da Gubbio, cittadina dell'alta Umbria. "Oggi sabato 25 marzo 1978, abbiamo occupato i terreni incolti di proprietà dell'Ente di sviluppo in località Monte Urbino. Siamo la coop. l'Aratro, sorta quest'anno irt base alla legge 285 sulla occupazione giovanile. Siamo dei giovani disoccupati iscritti alle liste speciali in qualità di braccianti agricoli. La nostra scelta di lavorare la terra vuole significare un rapporto diverso con il lavoro, con la natura, e con gli altri. Vogliamo lavorare per vivere e per procurarci le cose che ci sono indispensabili vendendo direttamen– te ai consumatori, saltando l'intermedia– rio-grossista, per limitare al massimo la maggiorazione dei prezzi. Non siamo assolutamente disposti a cede– re al ricatto del lavoro salariato e alla conseguente alimentazione, rifiutiamo la logica del consumismo creata dai pa– droni per i propri interessi. Crediamo al recupero delle terre incolte come una delle risposte alla disoccupazione". Così si sono presentati in paese nel gior– no dell'occupazione. E' stata altrettanto sentita la risposta, da parte di quei braccianti e coltivatori di.:– retti della zona che comprende S. Cristi– na e Monte Urbino. Infatti qui si assiste all'opera accentrata e disgregante della coop. Castiglione Altobrando, coop. questa che non ha accettato nè contadini, nè braccianti ha avuto un sovvenziona– mento di 3 miliardi, che sono serviti quasi esclusivamente per costruire un ca– pannone per il rifugio dei bovini, che è usato invece per il fieno; dopo che è stato abbandonato il progetto inziale. In molti momenti la solidarietà, si è manifestata con incontri, disc-µssionie donazioni di prodotti alimentari e vestiario. Chiara- RE NUD0/25 mente, le posizioni non sono simili, que– ste persone nella maggioranza di età avan– zata, non può e non prevede operazioni attive che minino e contestino l'operato di enti locali e partiti. Entro due mesi si dovrebbero avere in ogni caso risposte concrete, offerte di un nuovo spazio, di una nuova terra dove il progetto, realmente potrebbe partire, soppiantando l'attuale situazione profon– damente precaria e provvisoria. Proposte per la realizzazione di una comunità cooperativistica su base agricola dell'Italia centrale L'iniziativa che qui proponiamo è nata crrca un anno fa in -base a delle proposte fatte da un gruppo di persone di diverse nazioni, dopo aver riflettuto su esperien– ze di vita comunitaria (sia in città che in campagna), di lotta politica nei "movi– menti_ sessantotteschi e postsessan!otte– schi". In questo senso la nostra proposta si inserisce nel processo di avanzamento del movimento cooperativistico-comunitario, sviluppandone le premesse politiche e ideali alla luce delle esperienze fatte, a diversi livelli,negli ultimi dieci anni. La scelta della vita in campagna non significa dunque, per noi, fuga o isola– mento, ma premessa per la realizzazione di un modo nuovo di vivere.e di lavorare insieme. La nostra proposta: realizzazione di una grande cooperativa agricola nell'Italia Centrale, che superi il tipo di convivenza delle piccole comunità che da un decen– nio a questa parte nascono e scompaiono in continuazione, proprio perchè non riescono a superare le strutture sociali di tipo tradizionale e le contraddizioni tipi– che della famiglia. Ci proponiamo quindi di creare insieme ad altri gruppi una comunità con diverse attività che, tenendo conto della proble– matica ecologica, si proiettino verso l'e– sterno non in modo esclusivamente eco– nomico, volto cioè a realizzare un ''.sur– plus", ma che siano anche mezzi per relazioni umane e sociali del gruppo con l'ambiente esterno e con altri gruppi simi– li, per uno scambio reciproco di esperien– 'ze e ·di idee, che soddisfino le esigenze umane presenti in ambo le parti. A questo proposito siamo fin d'ora in contatto con comunità e cooperative (Umbria e Toscana), che stanno portando avanti un discorso alternativo e in alcuni castla lotta politica per l'occupazione-
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