RE NUDO - Anno IX - n. 66 - maggio 1978

RE NUDO/SO per esempio in "Femme fata– le'), caro a Lou Reed, e cioè una base sonora, a tratti domi– nante, di archi, soffice anzi "vellutata", a fianco di cui si snoda la chitana, il basso e la voce. Oltre a questa stupenda canzone, che è divisa in tre movimenti, sono da segnalare ·'Real good times together', do– ve la voce tremolante di Lou ripete piu volte la scarna frase 'abbiamo avuto dei bei mo– menti insieme' in vari modi, con un tono di rimpianto, marcato da una chitarra wha wha e da un basso singhioz. zante; 'I wanna be black', che si colloca sul versante meno soffice della sua musica e che si distingue per la sua esplicita ammi.ssione di ammiccare al rithm'n blues e per esprimere l'insospettato Lou Reed (così legato alla cultura occidentale ed europea) di voler diventare negro. ' Chi vi cercasse inversioni di tendenza, capovolgimenti di fronte, nell'universo di Lou Reed potrebbe restar deluso, invece chi lo ama ed apprezza già lo ritroverà ancora uguale a se stesso, fedele al progetto Velvet Underground, sia pur nella diversità maturata nel corso di questi lunghi anni sulla scena. Sangiuliano Take Off RCA Uno dei pochi dischi di musi– ca "cosmica" all'italiana, rea– lizzato con grande spreco di tastiere sovraincise più volte (moog, sintetizzatori, mello– tron, ecc.) tutte suonate dal solo Sangiuliano (inevitabile il richiamo a Mike Oldfield). Nonostante la difficoltà del compito il risultato non è mal– vagio. g.m. SunRa Pictures of Infinity Ricordi jazz Idea Di tutto si può accusare Sun Ra, ma non certo di passare inosservato. Da quando, veno il 1955, l'ignoto Sonny Blon– dt si scoprì ascendenze egizie e prese il nome di Sun Ra (che sarebbe come dire Sole Sole), la sua musica ha continuato a sconcertare pubblico e musi– cisti. La sua Arkestra, una specie di orchestra-tribù-collettivo, suo– na suites in bilico tra John Col– trane, Ramsete II e il grande Barum, presentandosi sul pal– co in coreografie magnilo– quenti con al centro il Profeta paludato in vesti faraoniche. Eppure, al di là di tutto que– sto kitsch, già i primi free jazzmen sottolineavano l'im– portanza pionieristica del si– gnor Blondt: il primo ad in– trodurre la gestualità sul pal– coscenico, il primo a riscopri– re l'Africa, il primo ad auto– gestire le proprie incisioni. Per noi italiani, però, questa autogestione ha portato alla quasi irreperibilità di gran par– te della vasta produzione di– scografica dell' Arkestra. Pictu– res of Infinity, (in ristampa economica) è perciò un'occa– sione di ascoltarla senza anda– re in bancarotta. Il disco, da– tato 1968, ci mostra un Sun Ra pianista, ancora senza il sintetizzatore di cui sembra essersi iimiill101ato in periodo più recente; se nell'incisione si perde l'aspetto teatrale, que– sto va, dopo tutto, a vantaggio della mu~ica, che si mostra solida e ben concepita. Il clima è come al solito molto variabile: da punti "caldi" si passa a brani di jazz canonico, con sprazzi di canzoni anni '40. Sempre ottimi I solisti: è notevole che il gran maestro non si abbandoni agli este- nuanti soli che caratterizzano I suol concerti. La parte percusslva è qui e– stremamente curata; Sponta– neous Simplicity si rifà addi– rittura a ritmi sudamerlca."1.1. Lo strano di qu•ta m che, ascoltata ben, ffllla molti meno valh ..... ma stellari di quanto cl Il -,. rebbe, Il che depone, dopo tutto, a favore di Sun Ra. DISCHI U0L~nTI p.b. SEGNALAZIONI Non più nuovissimo, Per un discorso comune è un lp del canzoniere delle lame pubblicato dai Dischi dello 1.odlaco. O tentativo è quello di Impegnarsi/impegnarci nel dibattito "antro– pologico" sulla condizione giovanile e umana attraverso canzoni che scavano nella dimensione personale/politico. La Albatros ha pubblicato di re.cente un interessante disco documento di canzoni dei minatori d'America, Come ali you coal miners, eseguite da Nimrod Workman, Sarah GWUlln,, George Tucker e Hazel Dickens. Anche Alla ricerca della madre mediterranea di Pino Mlii è un disco non più recentissimo, su etichetta Cramps. Lo se111allamo soprattutto perché rappresenta un'autentica, positiva rottura con la precedente produzione di Masi, noto finora per le sue canzoni dette ''politiche" e di lotta. The best of John Fahey - 19S9/1977, distribuito dalla Riconti, è un'antologia abbastanza ben curata di brani per sola chitarra eseguiti dall'americano Jaohn Fahey, proveniente dalla acuola chitarristica classica di stampo spagnolo-country. Never mind the bollocks dei Sex Pistols è un utile strumento, 1u etichetta Virgin, per sapere che il celeberrimo gruppo di Anar• chy in U.K. non è capace di superare se stesso, ovvero otnJ pezzo dell'album è uguale ad ogni altro pezzo. A chi piace la ripetitività ... Per la serie Jazz Idea, distribuita da Ricordi, tre segnalazioni di tre splendidi album, al prezzo di 3.500 lire e dall'ottima Incisione: Silent Tongues di Cecil Taylor registrato nel '74 al festival jazz di Montreux per tutti gli Innamorati del planiamo creativo. Per coloro che Invece amano farsi provocare e 1beffet• giare dal jazzmen più beffardi oggi viventi, abbiamo Tutaaklla· mun dell'Art Ensemble of Chicago, registrato a Parili nel 1919. Ne vale la pena. Chi invece ama la polarizzazione, e l'urto dJ ftll aspetti del jazz, può trovare pane per i suoi denti in VibntloDI di Albert Ayler e Don Cherry, con Gari Peacock al baao • Sonny Murray alla batteria, registrato a Copenh11en nel 198' e contenente fra l'altro una ottima variazione della celebN Gllo· sts. Un occhio alla "colta" ora. Spulciando in un necozio ml ba colpito un disco di Claudio Monteverdi (1567-1648) che,_. glie alcuni splendidi madrigali, eseguiti dal lfUppo ftMII• • dall'orchestra da camera di Losanna, diretta da Mlcbel Q)JIMII. Uscito nel '74, si chiama Celebri Madriaali voi. I, edito dalla Erato e distribuito dalla R.C.A. e.a

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