RE NUDO - Anno IX - n. 66 - maggio 1978
RE NU00/46 Librazione multl dlii• IIQI di ffllffll li llb/Q rllltlasa dilrlndll primlllDI UtTIIU:ITlnDl!HIII .11 libro religioso dell'India pri– mitiva Manava Darmasastra Atanor Editice - Pagine 270 - L. 5.000 Il Manava Darmasastra, o co– dice delle leggi di Manu, fu concepito attorno al quinto se– colo avanti Cristo, ed è la rac– colta completa dei precetti eti– ci, morali, religiosi e legali della civiltà.indiana delle caste. Le interpretazioni di questo te– sto sono molteplici, e la cono– scenza dei suoi contenuti è in– dispensabile per chiunque vo– glia parlare - a ragion veduta - di India e di civiltà orientale, senza cadere nel pressapochi– smo superficiale o nel fascino per l'esotico. Secondo un'iritepretazione che lo scrivente condivide, questo libro è il segno della decadenza dell'antica civiltà indiana, qui ormai fossilizzata in un sistema castale puramente opportuni– sta e repressivo, anche se non del tutto dimentico dei valori spirituali ed .umani dell'India vedica. Una lettura accurata del testo, ottimamente tradotto, potrà chiarire e precisare molto me– glio le idee a tutti coloro che della civiltà indiana si sono fatti un'idea idilliaca, basata su ipo– tetiche dolcezze, nonviolenze, mistico-amorose E' un testo che dimostra ampiamente co– me, nonostante non si siano quasi mai lasciati andare alle nefandezze di altre classi do– minanti, i Brahmani. abbiano costruito artificiosamente un sistema di pensiero destinato comunque a preservare la loro casta da rischi "rivoluzionari", forzando in modo ambiguo la concettualità delle leggi reli– giose primordiali. Particolarmente illuminante è la sezione dedicata alle leggi penali ed al potere giudiziario: il versetto 278 è molto interes– sante, tanto per prenderne uno a caso: "Di qualsiasi membro si serva un uomo di bassi natali per colpire un superiore tal membro dev·essere reciso: questo è l'or– dine di Manu. Se ha alzato la mano o il bastone su un supe– riore, la mano deve esser ta– gliata. Se in un momento di collera gli ha dato un calcio, gli si tagli il piede". E cosi di seguito, con alcune davvero stupefacenti leggi - naturalmente attribuite alla volontà divina - fatte di vivi– sezionamenti, di torture, e di altre piacevolezze simili. Ovviamente, l'interesse del li– bro non sta soltanto in questa parziale demitizzazione del– l'immagine paradisiaca del si– stema di vita orientale: le se– zioni dedicate alle regole reli– giose e morali sono di estremo valore documentario per tutti quelli che intendono realmente cercare di penetrare il senso positivo del pensiero indiano. Nessuna civiltà, nè ad oriente nè ad occidente, può vantare di aver raggiunto la perfezione, ed– è quindi giusto che ogni espe– rienza di civiltà sia esaminata con senso critico, con capacità di riconoscerne meriti e deme– riti. Il Manava Darmasastra è senza dubbio uno strumento efficacissim·o per . consentire una rigorosa e critica com– prensione dei meriti e dei de– !Tleriti dell'India castale e Brahmanica, spazzando via luoghi comuni ed imprecisioni del tutto fuorvianti. Il testo è corredato, in appen– dice, di un buon dizionario riassuntivo dei termini e dei concetti usati nel libro, ed è preceduto da una breve prefa– zione - molto stimola_nte- di Angelo Morretta. d.b. Ananda K. Coomaraswamy La trasfigurazione délla natura nell'arte Rusconi ed. L. 3.800 La terra è drmai divenuta un villaggio. L'intero pianeta si sta · ricomponendo: dopo secoli di silenzio Oriente e occidente vengono riavvicinati · da un nuovo tipo di comprensione che nulla ha a che vedere con la semplice disquisizione intellet– tuale o salottiera. E' un'esperienza, un bisogno di riprendere i contatti con un'entità, da sempre nascosta nell'essere umano, che non ha nome, non ha forma, eppure è di una forza cosmica: è lo stesso universo che assume forme, viene nominato senza però es– sere definibile. Vi fu un tempo, quando l'uomo sentì più pressante il suo distac– carsi da quell'Ente Creatore, che alle normali attività sacre, se ne aggiunse una più sòttile: l'arte. La sua funzione non era la stessa, quale si è venuta deter– minando nel periodo post-ri– nascimentale, in Europa: il protagonista di quell'arte non era "l'uomo fisico, come la sua opera destinato a perire, ma l'uomo cosmico (Purusa), il pellegrino di Maya in cui si so– no specchiati i viandanti solita– ri di ogni epoca trascorsa é ventura." Il suo "uso" era quello di uno "strumento di elevazione spiri– tuale e di edificazione, attri– buendo all'artista un ruolosi– mile a quello del sacerdote, benchè praticato a un livello di abilità (artha) manuale". Il prodotto finale era, dunque, un'orchestrazione armonica di simboli, diagrammi, colori, en– tità naturali e divinità che sug– gerivano "per via indiretta, al– lusiva, il grande e magico evento sottostante, e la Trasfì– gurazionedella natura nell'arte" Il quadro che il libro presenta è profondamente lontano dal senso comune, tra noi diffuso: l'ottica da cui è vista l'arte con– templa, infatti, alcuni modi di' essere "vivi", cioè presenti ad una entità non formale ma ideale. Lo scopo dell'artista e quello del fruitore si fonde nell'espe– rienza artistica, nell'espressio– ne artistica intensa come espe– rienza del cacro: in chi opera e in chi rivede, esiste uno scopo e un senso comune. La libertà
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