RE NUDO - Anno IX - n. 66 - maggio 1978

spressa, sui tavolini di un bar di periferia dove, giovane, portavo il mio corpo a stravaccarmi e a passare il mio tempo libero, disgustato dalla noia, da un diver– timento non divertente e da discorsi fatti per far fluire il tempo e per sostenere una "faccia" (vuoi da "studente imberbe" o da "saccente imperturbabile"). Dal disa– ,gio per l'immobilità e per la mancanza di un significato la riscossa è passata attra– verso l'impegno politico, la necessità cioè di agire con coerenza. Il tutto vissuto (l'ho scoperto poi) in modo volontaristi– co: tutto il divenire era posto sul piano delle idee pensate, ragionate e volute, ma era il "karma" di quel momento storico. Nel giro del bar nacque un tentativo di •~comune" un bel giorno, quando nel tempio della mascolinità entrarono, in un alone di mistero e sogno, accolte da feste, urla e lazzi le donne, argomento fino ad allora di "approfondite" discussioni. Fu. subito un fiorire di idee, principi egualita– ri che culminarono col tentativo di comu– ne in cui tutti mettemmo poca energia, ma molte _belleparole e naturalmente finì tutto in accoppiamenti e disgusto. Col procedere del tempo l'illusione volonta– ristica cadde (anche se non complet~en– te) tra l'altro sotto i colpi di una militan- .za sentita solo con la testa e che non paga il cuore e il sentimento. La vita comincia ad acquistare un signifi– cato più complesso: come se al di fuori del se ci sia qualcosa che si muove libero dalle nostre proiezioni. Tra l'altro nasce il primo amore e il tempo passa nella ricer– ca spasmodica di capir.ela realtà dal di dentro; la scoperta di Reich e della psica– nalisi mi riporta a quelle strane voglie che avevo da piccolo di entrare nella testa di qualcuno per vedere come pensa e cosa c'è di diverso. Il bisogno di capire il diverso e ciò che è al di fuori dal sè è bis0gno di darsi un ruolo, un significato, una cerchia di simi– li. Entro a far parte di un collettivo che vuol fare uno studio sulla famiglia, studio che non è più una noiosa consultazione di testi, ma diventa vita vissuta, scambio di emozioni: doveva approdare in uno scritto ma non lo diventa per il volume troppo intenso di cose non riproducibili per iscritto. Il tempo è vissuto cantando, giocando, parliamo di tutto ciò che ab– biamo dentro, allamaniera degli psicana– listi che qualcuno di noi' aveva scoperto (Freud, Reich, Cooper, Laing); vengono fuori storie di bambini fi;ustrati, madri e padri affettuosi e al contempo mostruosi, RE NUD0/19 complessi . meccanismi comportamentali . che a volte ci uniscono e a volte creano tensione che alcuni di noi non reggono e che li portano ad andarsene, chi in bene, chi lanciando oscure maledizioni. Poi o– gnuno va per la sua strada, Si pari.a di fallimento e in un certo senso è verò: si. sono formate coppie e gli "scoppiati" si sentono tagliati fuori, soprattutto più nervosi degli altri, tuttavia non riescono ad andare al di là del "voglio scopare anch'io"; i pochi tentativi di scardinare una coppia vengono abbandonati dalla paura di provocare immani cataclismi negli animi. Io ne esco proiettando tutte le mie ener– gie verso il futuro: mi attende infatti un tentativo di collettivizzàzione pilotato dallo stato in una caserma di Bologna. Ne esco solo, con la patente in mano. Svuo– tato di tutto; mi tiro un po' su lavorando il cuoio, trascinandomi apatico e abulico da qualche parte aggrappato ad un rap– porto di coppia che muore rapidamente. La ripresa è lenta, infaticabile: la consa– pevolezza assopita acquista nuovi signifi– cati. "Comune" ora diventa guardare dentro di sè e dentro gli altri soli e tra la gente. E' cercare una consapevolezza di

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