RE NUDO - Anno IX - n. 66 - maggio 1978

del Minotauro continuano a esporre i loro quadri "dada e surrealisti" a Zurigo, Barcellona, Bruxelles, Londra, New York. A Parigi, in un grande supermarket di libri, la FNAC, vicino alla esoterica torre di Montparnasse, accanto ai nove volumi stregati delle "opere complete" di Artaud e a numerose storie e controstorie del surrealismo, ho trovato L 'expérience intérieure di Georges Bataille, fresco di stampa. I surrealisti oggi si ve(n)dono come pani– ni. Soprattutto Bréton, che - come si sa - dei panini surrealisti fu la brioche, il personaggio più rilevante. (Di questo Pa– pa sono note le sue propensioni mistiche all'anatèma e alle scomuniche distribuite a destra e a sinistra. Meno noto, forse, il suo pallino per la pulizia e l'igiene corpo– rale. "Riflessi di castrazione", notava Ba– taille, questo vecchio nemico interno del surrealismo che, per aver voluto affronta– re il problema dei rapporti fra "rivolta" e "rivoluzione" dal lato dell'Ignoto e del Non-Sapere, fu puntualmente scomunica– to da Bréton che lo accusò pubblicamen- te, nel Secondo Manifesto del Surreali– smo, di essere uno sporcaccione. Il Papa Breton non ammetteva che alla rosa sur– reale verso la quale egli tendeva, Bataille opponesse "il gesto conturbante del mar– chese de Sade rinchiuso tra i pazzi, che si fa portare le rose più belle per sfoglùune i petali sulla melma di una latrina'~ Il terrorista Bréton sublimava forse perchè aveva preso quella specie di purga che Aristotele aveva chiamato appunto catar– si. L'effetto fu che scomunicò tutti quelli che non condividevano il suo gusto per l'integrità. Possiamo quindi a ragione vedere questo "erede" delle prirtle avan– guardie europee, e particolarmente di Da– da, come un Mangiafuoco crudele. Imma– ginarlo mentre tortura quegli esseri a pezzi, in pezzi e realmente scorticati e vacillanti che furono Bataille e Artaqd, imponendo loro di continuare a danzare virtuosamente, in uno stato semi-ipnotico che del resto egli stesso definiva di "asep– si morale". Dopo la seconda guerra mon– diale Bataille ha del resto ammesso: "Ca– pisco l'orrore che Bréton ebbe di me. Non l'avevo forse voluto io? E non ero veramente un ossesso? "). Non lasciamoci inquietare anche noi da questi affari di famiglia. P~r pudore e carità di Edipo ho voluto trattarli per rapidi accenni in una parentesi che qui però rischia di complottare (la parentesi è l'elemento più complottardo del dis.cor– so) contro l'Ordine, la Concisione e la Chiarezza che in genere le anime semplici e sublimi chiedono a chi scrive per il Più Vasto Pubblico. Ritorniamo ai panini. Dicevo che i surrealisti sono morti che continuano a vendersi bene. I Profeti sopravvissuti hanno invece terminato la loro caccia alla legittimazione scientifica e ·ai posti universitari ottenuti per aver leccato il culo a Stalin e al P.C.F. Divenu– ti padroni del pensiero oggi occupano posti di successo, posti ufficiali nell'iper– visibilità e il mito. Penso ad Aragon, ai suoi capelli bianchi. Penso però anche a quando aveva i capelli neri, nel 1930, quando accetta di sotto– scrivere in Unione Sovietica una dichiara– zione in cui si condannano il surrealismo, la psicanalisi e Trotskji: i surrealisti - si giustificò Georges' Sadoul - avrebbero così potuto continuare a lavorare nelle organizzazioni culturali del partito. Si immagini l'orrore di quel principino della Còscienza e della Verità per cui si era preso Bréton, davanti alla prospettiva di diventare intellettua/e·organico. Lui, che con quel suo pallino per la pulizia assolu– ta avrebbe volentieri ripulito l'aria da ogni forma di vita organica. Per parafrasa– re il suo linguaggio (un linguaggio in cui RE NUD0/11 si legge in trasparenza una nozione di sacrificio, che Bréton non ha mai attacca– ta) -, la vita priva dei suoi organi, resta innegabilmente la vita. Ecco una vita "a pezzi" promossa - attraverso il sacrificio di ciò che è· "basso" e "volgare" - a una forma più alta di realtà, a una realtà surreale, appunto. Sono tentato di ritornare ancora ai capel– li bianchi di Aragon, allo schil!ffo libera– torio che si prese 38 anni dopo il viaggio in Unione Sovietica. Se lo prese da uno studente "contestatario", da un ragazzi– no nel quale per un giorno si era felice– mente incarnata la dea Nemesi, dea della giusta vendetta in forma di infante posse– duto da un· dio in una libreria del centro di Parigi, durante il mese di maggio del 1968. "Anno in cui si assiste a un prepo– tente ritorno d'interesse per il surreali– smo negli ambienti studenteschi francesi' ', come nota involontariamente Ivos Mar– goni nel suo André Bréton e il surreali– smo. Chiedo l'occultamento profondo, effetti– vo del SUllealismo, così scriveva Bréton nel Secondo Manifesto del Surrealismo (1930). Perchè? Gli storici dicono per– chè aveva capito che l'approvazione del Più Vasto Pubblico è da evitare più di ogni altra cosa. In effetti, lo stesso • Bréton scrive: "Bisogna assolutamente impedire al pubblico di entrare se si vuole evitare la confusione". Io non sono d'ac– cordo con questa lettura troppo facile di Bréton. Non bisogna dimenticare che egli era un mago, un veggente, un medium. Immagino che egli abbia chiesto l'occul– tamento del surrealismo perchè prevede– va che il sedicente Jules François Dupuis se ne sarebbe occupato in futuro, oggi, in un libro troppo disinvolto dal titolo "Controstoria del surrealismo", tradotto per Arcana. Dupuis, un nome quanto mai prevedibile per un pronipote "situazioni– sta", giacchè Dupuis significa "del poi". Ecco, Bréton pensava al dopo, al poi, perchè aveva "visto" in transe il Dupuis occuparsi di surrealismo. Fin dal 1930 chiese perciò inorridì– \ to l'occultamento del surrealismo. Che è 1 rimasto occulto, e inattaccabile. Il sur– realismo è infatti in cielo, in terra e in ogni luogo, come lo Spirito Santo. Volendo applicare qui il criterio rivolu– zionario del metodo critico-paranoico (metodo esposto in diverse occasioni e fin dal 1929 da Salvador Dali, che tra l'altro ne parlò tra gli applausi "deliranti" degli studenti in una celebre conferenza pronunciata il 17 dicembre del 1955 all'Università di Parigi-Sorbona) non fa alcun dubbio che sia stato il peso dei fantasmi del futuro, del poi,.a convincere

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