RE NUDO - Anno IX - n. 65 - maggio 1978

RE NUD0/48 questi brani sono stati conce– piti, poi elaborati a lungo, pri– ma di pasare in sala di regi– strazione. Prova ne sia il fatto che fonnano una serie tonale: la serie di "fa". Quindi, non delle improvvisa– zioni assembiate a caso, ma .fuse da un progetto unitario, quasi di ricerca. Un uomo, uno strumento, una tonalità. Eppure il risultato non è di monotonia, e nemmeno di ari– dità; già nella prima facciata, dopo un'apertura ironica e sfottente, si entra in atmosfe– re distese, sognanti, il sassofo– no si addolcisce nel ricordo di John Coltrane. Il secondo lato è una specie di comizio stru– mentale, concitato, rabbioso. Alla fine è ben percepibile il respiro di Anthony, insieme al suono del sax che ripercorre scale su scale verso la conclu– sione. Ancora una grande polivalen– za dei quattro pezzi della fac– ciata 3; l'ultimo, delicatissi– mo, è un piccolo capolavoro. l\1a forse il lavoro migliore è la quarta, dedicata all'amico Phi– lip Glass: da quest'ultimo, Braxton prende a prestito la tecnica ripetitiva, mettendoci però il suo colore del sassofo– no, e le improvvisazioni libere spesso inserite in mezzo agli intercalari ripetuti. Un'altra· dimostrazione della sua capa– cità di assorbire moduli anche molto avanti senza rinunciare alla propria identità di Nero. "Nei"'70 tutto può essere usa– to - senza eccezioni .- per ucciderci" dichiara, "Noi lo chiamiamo progresso tecnolo– gico...''. p.b. Wake up dead man Canti di lavoro dei dètenuti negri Albatros Il canto di lavoro è stato per secoli una tradizione in tutto il mondo. Pian plano, venendo meno le condizioni sociali che lo rendevano necessario, ha fi– nito per estinguersi. Tranne che nel caso dei Neri americani, proprio perchè più sfruttati di altri: worksongs dei detenuti neri sono stati ben vivi fino a dieci anni fa, epoca di queste registrazioni. Non sono i soliti rifacimenti di diligenti "gruppi popolari", ma veri worksongs dei veri detenuti, registrati nei campi di lavoro del Texas da '3ruce Jackson. Le voci non sono aggraziate nè melodiche, il rit– mo è dato dalle asce che pic– chiano: un simile impatto può essere letale per l'ascoltatore impreparato. Questo non è un disco in cui cercare soddisfa– zioni estetiche o musiche di sottofondo; qui non c'è pro– prio niente di "bello". La sua efficacia viene dail'autenticità della vita che riesce a uscirne fuori; ma è necessario sapersi immedesimare il più possibile. Chi non si scorda di essere in casa davanti al giradischi non potrà reggere questi canti: al massimo· arriverà a stimarli "un utile documento delle lot– te e delle sofferenze del popo– lo nero..." eccetera eccetera. . lt'orse provando a capire che il ritmo monotono dei refrain serviva a rallentare i tempi di lavoro per evitare che i secon– dini ti spaccassero la schiena, che l'andamento corale aiuta– va i più lenti a non restare indietro, provandi a vedere i campi di lavoro dietro ai suo– ni, si può arrivare a compren– dere il significato di questa musica... ' Questa musica che oggi è or– mai scomparsa. Non certo per– chè l'America non conosca ··più razzismo o sfruttamento, ma perchè i Neri sanni oggi esprimersi in altri modi che rivelano la loro nuova consa- pevolezza. · p.b. Jefferson Starship F.artb Grunt Etichetta Con una copertina alla "Star Wars", con le lettereJefferson Starship a caratteri cubitali, che sembrano venir fuori dalla copertina, arriva sotto Pasqua il nuovo LP di Grace Slick, Paul Kantner e CO. La formazione è la solita: Craig Chaquico (chitarra); Marty Balin · (voce); John Barbata (batteria); David Freiberg (organo e basso); Pe– te Sears (tastiere), oltre natu– r~ente ai due fondatori, che però stavolta se ne stanno . alquanto in disparte. La maggior parte dei pezzi in– fatti, sia per le parole che per la musica è stata composta e suonata dai numerosi e vari tipi strani che si aggirano per la nave spaziale Jefferson: la voce della Slick si ascolta solo in due o tre brani, e cosi pure la chitarra di Kantner, la– sciando così negli altri solchi ampio spazio a Freiberg e so– prattutto a Pete · Sears, che crea il tessuto connettivo del disco. Disco strano a dire il vero, che sembra risentire della peste che ha già colpito da tempo i Grateful Dead (tanto per re– stare in California) come an– che Leonard Cohen nel suo ultimo Lp. La musica infatti è tutta pervasa da uno spirito funky, orecchiabile, a tratti addirittura ballabile, con rit– mi fiati e violini che richiama– no alla mente generi ben di– versi da quelli della storia dei J.A. D'altronde leggendo le note del disco si scopre che gli arrangiamenti dei fiati e degli archi sono stati curati da Ge– ne Page, il tizio che ha.appena finito di comporre la versione "disco" della colonna sonora di "Incontri ravvicinati del terzo tipo". Ma si sa, la storia è p8888to e i tempi cambiano: il movimen– to in California forse non e•• più, o forse i Jefferson non IO– no più i suoi cantori o fone ancora non c'è più bisogno di inni... A tratti comunque il vecchio ~ore riappare, specie nelle canzoni di Grace Slick, come "Show yourself' e ''Take tour time", o nella finale travol– gente "All nite long". •. Di conseguenza la maggior parte dei testi parlano d'amo– re o di rapporti sentimentali, mentre eolo uno o due parlano d'altro: "Io voglio . eempre uscire prima che i cancelli sia– no aperti, prima cip! il colpo sia sparato, ma tutti mi dico– no - prenditela con più cal- · ma-, ma il tempo non si siede certo ad aspettarmi", da "– Prendi il tuo tempo"; o "Mo– stra te· stesso", ennesimo di– scorso ali'America, con le cui parola concludo: "Quand'ero piccola ero abituata a stare con la mia mano sul cuore ed a cantare ... e tu eri mio padre e mio fratello, mio figlio e il mio amante, io credevo in te: era cosi facile allora ... ma dove sei tu adesso, sembra che non puoi più ascoltarmi, può darsi che stia diventando troppo vecchia, ma ricordi 201 anni fa, quand'eri giovane, com'eri forte quando sei nata?, quan– do promettevi a tutti di essere portatrice di libertà? :.. Ora tu sai chi sono io, ed io voglio sa– per chi sei tu: ci sono ragazzi che stanno morendo per te... tu mi dicesti che io ero nata per essere libera: aprimi allora tutte le porte perchè io voglio vedere, mostrati: Tu sei la RCA, tu sei la Standard Oil, tu sei la ATI ..." Ovviamente il disco, su eti– chetta Grunt, è distribuito, come gli altri dalla RCA. g.m.

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