RE NUDO - Anno IX - n. 65 - maggio 1978

zione sociale. Nella fase di dominio reale, quando non vi è più nessuna menzogna ideologica da portare a : chicchessia, nè tantomeno alcunché da organizzare (tutto è 'già stato fatto), per chi abbia ecceduto al consumo del ruolo. - ritardatario - di intellettuale d'avanguardia e qui si voglia fermare, altro non resta che porsi in corsa disperata e bilio– sa con le onnipotenti centrali della · produzione di immagini: farsi scrit– turare come attore o comparsa. At– tore o comparsa non pagato e real– mente fatto fuori o comunque li– quidato: in ciò propriamente con– sistendo l'agognata e beatificante differenziazione "qualitativa"; la li– turgia del sacrificio reale e sangui– noso rimane sempre la struttura ancestrale e preistorica di ogni composizi<me organica del valore (sacrum): il valore uomo-quantità non sfugge, agli inizi della sua "vi– cenda", alla logica per cui il "nuo– vo" scaturisce dal sangue degli ero( del passato. I;velthrilling a suspense degli opposti estremism~ sceneggia– to dai vari l\1inisteridella Sicurezza. Nazionale, in queste spettacolo speciale proiettato in mondovisio– ne, estrema astuzia della controri– voluzione e ultima metamorfosi della "coscienza di classe" lenini– sta, da portare dall'esterno al prole– tariato in lotta contro le condizioni esistenti (la "vita"), è in azione il fine occulto di trasformare l'emer– genza _della rivoluzione bloccandola nell'infame spettacolo della g,.,1,erra civile. Quindi, un partito leninista veramente pseudo-rivoluzionario può suSBistereoggi solamente come "avanguardia armata": o porterà al proletariato lo spettacolo speciale o non sarà. Non vi sono altri ruoli: o riformisti o terroristi. L 'ultrasini– stra tradizionale non ha più spazio alcuno. Le recenti diatribe del gauchismo europeo a questo propo– sito sono la più completa manife– stazione della sua morte reale. Nella loro funzionalità alla soprav– vivenza e al rilancio del disegno del capitale, l'identità delle gangs degli "opposti estremismi" si manifesta, paradossalmente, aì di là dell'iden– tificazione di· comodo insistente– mente propagandata dal fascismo socialdemocratico: la somma delle menzogne, a un grado sufficiente– mente integrato di mistificazioni interattive, dà per risultato la più esecrabile delle verità. I "nuovi martiri", gli unici possibili bolscevichi moderni, vcinno sma– scherati e indicati al proletariato rivÒluzionario come i suoi più insi– diosi nemici. Mentre tutte le altre attività "militanti" cadono nel nero pozzo indifferenziato della medesi– ma accidia con cui vengono e prati– cate e percepite, lo "spettacolo spe– ciale", debitamente ridondato dagli organi competenti, è effettivamen– te una delle ultimè chances del sistema per resuscitare dalla catales– si il sensorio emotivamente indiffe– rente dei fruitori di mass-medZ<:J, galavanizzandolo col "contatto" di una politica concentrata in elet– trochoc. Nessuno spazio, nè sul ter– reno pratico, nè su quello teorico, può essere concesso ai commessi viaggiatori della fabbrica di morte: la restaurazione del "sacrum" au– tentico ed ancestrale, che riporta ' indietro lapreistoria, l'ideologia e il ' rito del sacrificio sanguinoso, che rilanciano la religione, vanno denu– dati in tutti i dettagli e posti alla gogna. Questo è oggi un impegno di prima evidenza per la dialetticà ra– dicale. Perfettamente consapevole della posta in gioco, l'internazionale con– trorivoluzionaria gioca tutte le sue carte sull'occultamento ancora pos– sibile dei termini reali dello scon– tro. A nessun costo deve apparire al corpo proletario della specie la sua stessa dimensione ,epotenza; a tutti i costi ·deve regnare e dominare (nell'imme~inazione soggettiva così come nella sua matrice sociale: la rappresentazione pianificata di im– !llagini) lo schema riducente e opa– cizzante della politica, il perdurare mistificato di tutti ( passati perduti. La guerra civile deve continuare ad usurpare i luoghi, i modi ed i tempi della rivoluzione. MAURIZIO: La violenza che non esiste Non vc;,gliodire la mia sulle B.R., potrei aggiungere ben poco a tutto quello che ci siamo raccontati un po' tutti in questo ultimo periodo. E invece·che parlare della violenza nell'aspetto della sua esistenza palese e sconvolgente, vorrei tentare qual– che pensiero sull'aspetto dèlla sua non– esistenza. Uno dei risultati immediati e · più clamorosi del rapimento Moro, l'ab– biamo visto subito, è stato quello di far dimenticare, rimuovere, negare, a quasi tutti chi sia Moro e chi siano i suoi amici di partito e di arco costituzionale che fingono di trepidare per la sua sorte. Un sistema carico di violenza in ogni cellula si è eretto d'un colpo e tutto insieme in una professione di non-violenza, di uma– nità, civiltà, etc., che gli fa recuperare in poco tempo anche quella pseudo~credibi– lità che da solo non riusciva più a salvare ""111a fantascienza. Se Moro dovesse esse– re ucciso (cosa che non auguro assoluta– mente nè a lui nè per noi) i suoi funerali anche senza alcuna ostentazione esteriore pubblica, diventerebbero una celebrazio– ne maestosa della non-violenza e della legittimità dello stato. Il funerale di un proprio martire è per ogni gruppo sociale il momento più alto, sacro, di coesione e

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