RE NUDO - Anno IX - n. 65 - maggio 1978
più o meno cristiana. E' per questo, • forse, che può cantare al vento, anche se 1 D PBOIITT0 ernale la basedel Pci. I brigatistirossi i loro obiettiviveri? E quali quelli gretirisvoltidei loro 1dtimigesti non serve a niente, la propria visione, quaggiù, in questo mondo che non da ieri è in prigione, non da ieri è in catene e come dominato da un destino indistinto, misterioso eppure effettivamente attivo, oscuramente, fuori dal campo della co– scienza. Non da ieri gli assassini non sanno quello che fanno, quaggiù, sotto gli occhi delle stelle. Non da ieri, infine, gli uomini sono come avvilluppati in una rete di simb-oÌi ., trattati come mezzi e sfruttati da altri uomini, mangiati dal loro stesso vecchio sogno di un dio irato, di dèi che forse un témpo hanno pur gradito qualche sacrificio umano, ma dei quali oggi non resta che il fantasma se è vero, come si dice, che ormai gli dèi sono tutti morti di indigestione. E' rimasto solo il Diavolo a vegliare su di noi, perlo– meno così pare leggendo ( giornali: sono le gazzette contemporanee ad informarci dell'esistenza dell'aldilà, basta scorrere qualche titolo, così, a casaccio, ed ecco una "lettera dall'inferno" apparsa sul Corriere del 5 aprile 1978 o, in versione L'Espresso, una "sfida infernale" di Ma– rio Scialoja. (Di questo abbaglio o flash possediamo fotocopia. Vedi fig. 2). La "sindromedi Stoccolma" E' l'ultima novità della "scienza" venuta in soccorso della "politica". Gli "specia– listi" suggeriscono al politico che forse Aldo Moro ha finito per identificarsi con i suoi rapitori, così come il bambino si identifica con i suoi genitori buoni o cattivi che siano. E' su questa base che "con la morte nel cuore" la DC, di fronte alla seconda lettera firmata Aldo Moro, dichiara che non è "moralmente a lui ascrivibile". Ma già prima Moro non era più un uomo in mano ad altri uomini, già il 29 marzo Zaccagnini lo av~vagiubilato, definito "segnO emblematicodellasolida– rietànazionale". (Vedi fig. 3) Ora, invece, con la prima lettera di mi– nacce indirizzata al caro Francesco e la seconda al caro Zaccagnini in cui in nome di Dio si scongiura di non farlo "pagare" per tutta la DC e di "dare con realismo alla mia questione l'unica soluzione posi– tiva possibile, prospettando la liberazione di prigionieri da ambo le parti, attenuan– do l'attenzione nel contesto proprio di un fenomeno politico", si parla di "una lettera dall'inferno" ..Moro è come diven– tato un'anima dell'inferno, forse egli stes– .so un diavolo. Queste "proiezioni" che trasformano Moro in membro del grllppo armato sono "provocate" dalla Stampa italiana, indotte nell'animo dei tettori. (Vedi fig. 4) Sono determinate, in ultima analisi, dalla Ragion di Stato. Certo, esiste qualcosa RE NUQ'0/~1 per cui vale anche la pena di-morte, ma non c'è dubbio che non è lo Stato: uno Stato per il quale, lo si legge a chiare lettere, Moro nç>nha nessuna intenzione di sacrificarsi. Sorge legittimamente il sospetto che tutta una cultura del sacrifi– cio (insieme alla mezza cultura degli aspi– ranti laici a farsi Stato: i "nuovi" padroni sono i più fanatici) voglia sul serio man– dare all'inferno quest'uomo. Che orrore! Scrivo, per così dire, a carte scoperte: non so come finirà. Posso solo augurarmi, contro l'evidenza di tanti segni sinistri, che non sarà versato altro sangue. Vi sono suppliziati senza nome, senza più la· bocca per parlare, per dirci come lo Stato li ha uccisi. Sono milioni di poveri morti per Ragion di Stato, non uno: ma anche se fosse un solo morto. la sua ombra - in noi - ci impedirebbe di essere felici. E' ai vivi che si attaccano le ombre dei morti, come se i vivi potessero ancora aiutarli. E' quando fa riotte che troviamo i morti che stanno lungo i muri della nostra stanza da giochi, e gridano. E', diciamo così, quasi come un karma collettivo quello che qui si sconta. Questi morti mancano assolutamente di unità morale. 1 . , Sono i morti che testimoniano che sì, -è vero, c'è qualcosa di rotto nello Stato. La cosa è abbastanza terribile, quasi in– sopportabile: forse per questo la si nega, la morte, la si fa diventare "simbolo". La menzogna Quinto messaggio B.R. Moro attacca Ta– viani. C'è stato un black-out delle infor- · mazioni, da parte dello Stato, sul· conte– nuto di precedenti lettere inviate, pare, alla famiglia Moro. Ciò mi porta a ipotiz– zare l'esistenza di un effetto speciale che chiamerò l'effetto Moro. Esso consiste a designare il posto occupato dalla menzo- . gna. E' quello che Lacan dice a proposito dell'analisi: "L'analisi consiste a designa– re il posto occupato dalla menzogna (nel soggetto)". Forse le BR non sono consa– pevoli di averemesso in moto un "analiz– zatore" delle Istituzioni, un "rivelatore" delle contraddizioni dello Stato. Attra– verso l'effetto Mòro lo Stato ha finora dimostrato: 1) di essere uno Stato-fami– glia; 2) di essere dell'lm"1aginario. A proposito del punto 2 va detto che esso '-'1tribuisce. a chiarire l'enunciazione di Castoriadis: "Lo Stato è l'immaginario". Ultima osservazione. Se si può mostrare l'immaginario attraverso gli effetti specia- li determinati dai "rivelatori", lo Stato - come durante il maggio '68 - traballa, è in pericolo. Di conseguenza rischia di svelare la sua "anima" bÙgiarda. Gianni De Martino
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