RE NUDO - Anno IX - n. 64 - aprile 1978
IIIONTftCUX ONC Archie Shepp Montreux one Ricordi Orizzonte In questo periodo è molto di moda parlare male di Archie Shepp. Si salva - per carità! - l'o– nestà dell'impegno politico, gli si concede. la innegabile padronanza dello strumento, eccetera; ma l'accusa resta forte e chiara: Shepp si guarda troppo indietro, si perde nella ricerca delle radici nere, è or– mai troppo lontano dalla pat– tuglia degli esploratori del fu– turo. Se da un lato la critica può essere giustificata, è anche vero che nessun musicista ne– ro, compresi i rappresentanti dell'avanguardia più intransi– gente, ha mai dimenticato le origini della sua musica, il ter– reno dove è nata tutta un'e– spressività. Perchè allora il free, o anche le musiche che lo hanno preceduto, avrebbero perso di colpo ogni significato di fronte alle novità? Parlando di un'opera (o me– glio di un concerto, dato che si tratta di un disco dal vivo) come questa è necessario dare una valutazione generale di tutto l'ultimo Shepp; il nostro tenorsassofonista, infatti, è qui alle prese con un jazz che non si discosta molto dal free "canonico, ed anzi si compiace di excursus nella tradizione, naturalmente rivisitata, come nel brano di chiusura, "Miss Toni". o no Però non si può dire che il terreno non gli sia congeniale; il suo sassofono non si aggira fra le rarefazioni alla Colema– n o alla Braxton. E' un suono venuto dalla strada, e ancora capace di trascinare il pubbli– co negli assoli. Ascoltando l'apertura o la performance in "U-jamaa" non si può certa– mente parlare di bieca routi– ne. Se non sempre il suono resta all'altezza di questi momenti, scendendo anche sensibil– mente di tono, è soprattutto merito (o meglio demerito) dei comprimari, una sezione rit– mica non proprio travolgente. Forse soltanto Charles Majid Greenlee, al trombone, riesce a mantenersi bene nella scia del leader, impegnandosi in riusciti duetti Disco ottimo per un primo accostamento a Shepp, anche per il prezzo contenuto (tre– milalire). Non si preoccupino i maniaci dell'alta fedeltà (se ce ne sono ancora): nonostante il prezzo, l'incisione non è niente male. . Mi,ssissippi ,Delta & South Tennessee Blues Albatros. Alla ricerca del blµes, ov~ero la cultura popolare ha radici profonde. Tanto profonde che nemmeno i mass media più potenti del mondo sono stati ancora capaci di estirparle. Nonostante mille mistifica– zioni, daì "race Ì:ecords'' degli anni '30 al "country rock" e "ruck blues" di oggi, il vero blues ha ancora una sua vita, tra gli emarginati delle comu– nità afro-americane del pro- ' fondo Sud USA. Questo "Mississippi Deità & South Tennessee Blues" è un'escursione nelle zone più oppresse, sia politicamente che culturalmente;dègli Stati• Uniti. Non è un caso che pro-. an prio laggiù il blues sopravviva con la maggiore varietà di forme. Sono presenti nell'al– bum diversi musicisti, alcuni sconosciuti e non professioni– sti, altri già celebri al tempo delle prime incisioni di blues (è il caso di Van Hunt o del 77.enne Sam Chatmon); quasi tutti sono chitarristi anche se di scuola e tecnica spesso di– versissime. Il loro denomina– tore comune è un country blues classico, spesso ricco di polemiche sociali o razziali. Non è sempre semplice inter– pretare i testi, che nascondono i loro significati dietro una se– rie di simboli: un'automobile diventa una donna, un treno è un uomo, la frutta fa parte di una simbologia erotica e così via. Unico dato inquietante: no– nostante il successo dei blues festival, sembra che non siano molti j giovani che vogliono dedicare parte del loro tempo all'atività del bluesman (l'e– secutore più giovane qui pre– sente ha quarant'anni). Ep- RE NUD0/49 pure non è possibile che una cultura così autentica possa essere estinta dalla carteriana paccottiglia dei vari John Denver e simili. Il disco è corredato da testi, traduzioni e note biografiche. La cura è ottima, anche se le note delle canzoni sono estre– mamente tecniche, e difficil– mente avvicinabili dai non addetti ai lavori. Comunque un contributo pre– zioso alla riscoperta di una creatività del tutto estranea alla cultura dominante. Nella speranza che si man– tenga ancora a lungo vergine dall'egemonia dell'industria dell'alienazione. p.b.
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