RE NUDO - Anno IX - n. 64 - aprile 1978

RE NUD0/46 arrangiamento funky, l'oc– chiolino alla disco music (ap– pena appena, per carità) ... c'è dietro un mestiere di anni, da bravo suonatore perbene ... un po' di blues, qua e là. Forse, però, di Eric Burdon avrei preferito non ascoltare questo disco, che amaramente mi ricorda che gli anni passa– no in fretta e che i cambia– menti corrono più di me... e anche di Eric Burdon, se è per quello. Gong Live etc. Virgin e.a. I Gong nascono nel '71 dai la-_ birinti mentali di David Al– len (Dingo Virgin) con l'ap– porto della moglie-poetessa Gilli Smyth (Shakti Yoni) e del sassofonista Didier Mal– herbe (Bloomdido Bad De Grasse).Dopo il rodaggio di 'Camembert Electrique", Al– len si lancia nella mitologica trilogia di 'Radio Gnome In– visible": storia musicata di un eroe (dal sintomatico nome di Zero) che attraverso un viag– gio sul pianeta Gong arriva a trovare la propria identità, cioè a diventare "uno". Per la sua trilogia, Allen crea un ve– ro e proprio mondo poetico, su cui intarsia la musica del gruppo; musica che deve fare i conti con un enorme numero di influenze, una miscela di musica indiana, araba, elet– tronica, rock, tutte però fil– trate dalla particolare sensi– bilità 'gong". E' nella musica, molto più che nell'architettura della narra– zione, che i vari componenti del complesso forniscono una determinante collaborazione alle fantasie Alleniane. I 'gong" di cui parliamo sono scomparsi ormai da qualche anno, sostituiti da una forma– zione con pochi nomi, e ancor meno idee, in comune col pas– sato. Ma, in ritardo di tre an– ni, ci viene oggi fornita questa succosa antologia dal vivo, corredata per giunta da tre brani inediti. La musica di Allen e soci, esce molto bene dal disco: all'ap– parenza disordinata, casuale, ma in realtà percorsa da un filo logico, sottile qua_nto sal– do. Un filo costituito forse dallo stesso leader, .che con chitarra ritmica e voce distri– buisce le parti ai solisti e re– gola le variazioni di ritmo e di struttura. Che la presenza di Allen fosse ·necessaria, traspare dall'ulti– ma facciata, la prima appari– zione dei nuovi 'Gong" acefali: il sassofono di Malherbe ha più colori che mai, la sezione ritmica è sempre nitida, ma ·quello che.rendeva inimitabile l'insieme è andato irrimedia– bilmente perduto. Il gruppo è pronto per incamminarsi sulla strada dell'ovvietà, che por– terà da 'ShameI" allo scipito 'Gazeuse"! Meglio tornare ai gloriosi tempi della trilogia, qui am– piamente rappresentata, in– sieme a qualche gioiello dei primi tempi, come 'You can't kill me", qui in una versione molto libera. Tra i musicisti, è Malherbe a rivelare una tempra si esecu– tore che si intravvedeva appe– na nei dischi in studio, mentre Steve Hillage si mantiene di misura all'altezza della sua rinomanza. Gli inediti non aggiungono molto alla storia, ma sono uno spiritoso ricordo. Peccato solo che l'incisione non sia sempre degna della qualità musicale. Philip Glass SoloMusic Sbandar P.B. Philip Glass segue ormai da tempo la strada della musica ripetitiva, dove per ripetitiva '!s'intende una musica in• cui ,vengono abolite le sequenze [drammatiche di eventi sonori, ·che hanno caratterizzato fino ,ad oggi la produzione occi– ·dentale. La ripetizione, ovvia– i mente con sottili variazioni, ìrende cosi perfettamente equivalenti i vari momenti: ne 'risulta una musica senza tem– pi, una "presenza", che non ·vincola in nessun modo l'a– scoltatore, ma lo lascia in pie– na libertà di .muoversi e di pensare. All'interno di questa espe– rienza, "Solo Music_" rappre– senta in un certo senso un momento intimo, lontano da vasti progetti come "Music in 12 Parts": lo dimostra già la strumentazione ridotta all'es– senziale, cioè al fedele organo elettrico, coadiuvato, solo sal– turiamente dal pianoforte. Il disco è composto da due brani, che occupano .ciascuno una facciata: il primo, "Contrary Moton", potrebbe avere come sottotitolo "Ritorno a Bach". ~a frase tematica, costante còme sempre, è infatti lunga ed elaborata, e la sua struttu– ra contrappuntistica, un dia– logo incessante tra tastiere e pedaliera, sembra presa da qualche preludio del vecchio Johann Sebastian. Diverso, ed anche più variato, il secondo ed ultimo pezzo, "Two Pages". Qui la frase è semplicissima, tre o quattro note, che però lentamente ed impercettibil– mente si evolvono, riprese dal piano, poi riportate sulla pri– ma tastiera, poi sulla secon– da... si forma una doppia struttura ciclica: i rapidi anelli del tema sono ordinati in cerchi di respiro piuttosto, con un effetto di estrema sug– gestione. Forse è proprio in "Two Pa– ges" che Glass raggiunge il ri– sultato più convincente. La variazione graduale ed il par– ticolare colore del piano (affi– dato a un socio di vecchia da– ta, Michael Riesman) creano una musica meno schematica, meno programmatica di quel– la della prima facciata. Comunque tutto il disco è molto più che una semplice applicazione delle teorie glas– siane; però è necessario libe– rarsi delle abitudini d'ascolto che tutti abbiamo incrostate addosso, per apprezzare, capi- re questa musica. Che, dopc tutto, chiede solo che le sia ri– servato uno spazio, neanche privilegiato, in mezzo ai tanti (troppi) suoni che ci circonda– no. Al gran verde che il frutto ma– timl Canti anarchici di Pietro Gori Di,schi dello Zodiaco A. Virgilio Savona ha curato questa interessante antologia di canti dell'Ottocento del– l'avvocato ·anarchico Pietro Gori. Questi testi poetici sono di– ventati col passar del tempo patrimonio non solo dei mili– tanti anarchici, ma, come espressione di una cultura di lotta legata alle aspirazioni concrete delle masse contadi– ne ed operaie, hanno anche travalicato i confini di un'i– deologia per essere veramente bagaglio culturali? di vasti settori popolari. Non cercherò, in questo scritto per forza di cose breve, di narrare la storia o di ritrarre la figura di Pietro Gori, anche perché l'album è, come di consueto per i dischi di questa serie, molto curato dal punto di vi– sta storico e documentario: nel libretto allegato vi è un profilo accurato del personag– gio e tutti i testi delle canzoni. Voglio solo aggiungere che l'album non possiede solo il pregio di essere un interessan - te documento storico di un periodo del passato, o di essere il ritratto sonoro dell'opera di un uomo; queste canzoni toc– cano anche la mia sensibilità e la mia emotività essendo, co– me sono, la testimonianza di– un'idea antica, l'anarchia, ed un inno alla libertà. I brani del disco sono valida– mente eseguiti da sapienti in– terpreti del canto popolare quali Gigliola Negri, Margot, Michele L. Straniero ed il Gruppo Folk Internazionale. e.a.

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