RE NUDO - Anno IX - n. 64 - aprile 1978

• musica W oodie Guthrie Soogs to Grow on (Voi. 9) Albatros Personalmente non sono una di quelle persone che disprez– zano il mondo dei bambini, e neanche uno di quegli snob· che dicono che solo nel ritorno all'universo infantile si può trovare una reale dimensione umana. Soprattutto, non lo ritengo un mondo del tutto separato dal mio, né nel di– sprezzo né nell'esaltazine. E' certo che molte delle sugge– stioni del mondo infantile possono penetrare con profit– to nel cosiddetto universo adulto, fino a mutarne o con– dizionarne le caratteristiche. E, chiaramente, anche nella musica, dove troviamo questo Songs to Grow on di Woodie Guthrie, ormai noto e non mai abbastanza osannato cantore americano. Songs to Grow on (Canzoni per crescere) è un disco sugge– stivo, a volte affascinante, fatto di cantilene ed onoma– topeie, dove il linguaggio par– Iato-can ta to e quello musicale cercano di avvicinarsi il più possibile a forme di espressio– ne e di comunicazione proprie dei bambini. I testi sono tra il faceto e l'e– ducativo, comunque sempre piacevoli, anche nelle tradu– zioni, allegate all'album. Guthrie mantiene anche in questi brani tùtte le caratte– ristiche che gli sono proprie, comunque: ~trema sempli– cità delle canzoni, facilmente orecchiabili, fatte più per es– se:i:e ricordate e cantate da tutti (in questo caso anche i bambini) che per procurare godimenti intellettuali a colti esteti della musica. e.a. The New Lost City Ramblers Soogs from the depressioo Albatros Mike Seeger, fratello del più noto Pete, fondò i New Lost City Ramblers nel 1958, con l'intento di portare a cono– scenza di un vasto pubblico, soprattutto giovanile, la can– zone e la musica contadina americana. Era l'ep_oca in cui gruppi di questo tipo trovavano un buon seguito tra gli studenti ed i giovani lavoratori, in pre– da ad una sorta di rifiuto del prodotto musicale industriale preconfezionato e di facile consumo. Contribuendo soprattutto al– la divulgazione di un certo ti– po di materiale sonoro di pro– venienza contadina, i New Lost City Ramblers rappre– sentano un momento autenti– camente innovatore, perlo– meno nel periodo considerato, del concetto di "gruppo musi– cale" in America, gruppo mu– sicale impegnato cultura!: ·mente e fautore di una presa· di coscienza politica ben pre-. cisa in campo mu.sicale. I brani presentati nell'Lp non sono ovviamente prodotti di consumo o d'evasione, ma neppure canzoni di un'utopica fase storica dell'avvenire che sognino palingenetiche rivo– luzioni. Rappresentano invece una condizione di vita, ed un certo modo di concepire la realtà, da parte di vaste frange contadi– ne e popolari. Il disco è corre– dato da un libretto esplicativo assai interessante, con i testi tradotti in tutte le canzoni. Cisco Houston Pie io the sky Albatros e.a. Si pensa di solito alle canzoni dei cow boys come a qualcosa di estremamente tranquillo, pastorale, e viene solitamente alla mente l'immagine del vaccaro stanco ma soddisfatto che, a tarda notte, mangia contento il suo stufato di fa– gioli davanti al fuoco dolce del bivacco, ascoltando rapito il suono del banjo o della chi– tarra. Questo disco di Cisco Hou– ston, uno degli interpreti più fedeli e geniali della musica pol)olare am~rican~ amico andie di Woodye Guthrie, vie– ne ad allontanare questi luo– ghi comuni. Innanzitutto perché la vita del cow boy non era poi quello splendore che fumetti e mass media ci hanno dipinto così bene, e poi perché,. anzi soprattutto perché que– ste canzoni, tredici in tutto, sono canzoni che. ben poco hanno di gioia di vivere "na– turale", come comunemente si crede. Sono canti ironici nei confronti della religione e del potere oppressivo che essa maschera, per esempio, come Pie in the Sky (La torta in cielo) forse il brano più inte- RE NUD0/45 ressante dell'album. Oppure canti che -raccontano avven– ture in cui il protagonista per poco non ci lasciava la pelle, e questo certamente non riden– do. L'interpretazione che Cisco Houston dà di queste canzoni è veramente valida ed assai personale, e la tecnica è insie– me immediata e raffinata, e dà l'im111agine della difficile vita del cow boy e del vagabondo senza offendere le orecchie dei più esigenti. Il disco, come solitamente a\1- viene per i dischi di questa collana, è corredato con una breve nota biografica sulla vi– ta di Houston e con i testi e le traduzioni di tutte le canzoni che contiene. EricBurdon Survivor Polydor e.a. La puntina dolcemente tocca il vinile, le prime note escono troppo fredde ... regolo i toni, abbasso il volume, chiudo il coperchio del giradischi e len– tamente mi dirigo alla scriva– nia, allo scopo di scrivere la recensione di questo disco. Che dire? Ogni tanto, si rifan– no vivi. Escono, magaro un po' depressi, dalle sale d'incisione in cui non si sapeva se sareb– bero tornati, e cercano ancora una volta di colpire la mente e i sensi degli amanti della mu– sica pop. Spesso, ascoltando dischi del tipo di questo Survivor, ulti– ma fatica di Eric Burdon, ex leader degli ex Animals, si stringono i denti, e si pensa di essere diventati vecchi. Dov'è finita, la grinta? O solo la gioia di suonare? Forse, tra i rivoli di dischi semidimentica– ti di un'epoca a noi molto vi– cina (una decina d'anni fa, in fondo!), ma che sembra cosi lontana e quasi sensa senso. Eh sì, la musica rimane quasi la stessa, magari con qualche

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