RE NUDO - Anno IX - n. 64 - aprile 1978

tuazione in Italia? Il jazz viene curato bene da alcune multinazionali ma secondo una visione molto sclerotica: o il jazz che si avvici– na al pop, nelle sue forme elettriche quindi (Wheater Report per fare un esempio), oppure nel senso più ristretto di Ella Fitzgerald, Oscar Peterson, ecc., con un pubblico di persone di mezza età, va bè, beati loro, invece nessuno si ' avventura a fare un disco di musica più di ricerca, anzi è peggio di prima: se ogni tanto qualcosa gli scappava ades– so il blocco è totale. Anche perché sono nate etichette spe– cializzate, no? Ma capisci che se volesse la multina– zionale potrebbe fregarti, solo eh~ non rientra nei loro interessi, preferiscono investire- dei soldi laddove hanno un rientro sicuro ed immediato, non un investimento incerto, a lunga scadenza in un discorso culturale. Tornando alla distrubizione, come mai la EMI? Non avete pensato ad altre al– ternative? Abbiamo scelto quella che in quel mo– mento era la meno peggio. la EMI è stata quella che ci ha detto di si, ricordo che all'epoca aveva appena perso la distribuzione dell'Impulse, non aveva più praticamente jazz, sai come sono le multinazionali, devono avere tutto nei cataloghi, deve dare l'immagine di una potenza che ha tutto: il classico, il pop ... deve coprire tutto il mercato, ed anche in fondo, per avere dei fiori al– l'occhiello, anche se non ci credono. Non pensate di cambiare? In fin dei conti siamo ancora con la EMI, il contratto scade a fine anno, e non riusciamo a trovare una soluzione migliore, abbiamo pure cercato tempo fa di presentare una domanda di am– missione al Consorzio Comunicazione Sonora, ma non abbiamo mai avuto risposta, forse esistono dei problemi, ·non so. Vedi il Consorzio come alternativa glo– bale? Non è un'alternativa per ora, ma può concorrere, e poi mi interessa politica– mente ed ideologicamente, non essere solo, avere scambi con altre persone, che stan facendo lo stesso mio lavoro, anche se in maniera diversa. La EMI ti dà degli anticipi, vipromuove bene? No, niente anticipi. Sai che cosa ti dà? Solo la distribuzione nei negozi, capil– lare. Che poi non è neanche vero, perché i venditori spingono quel che si o vende di più, i cantautori per esempio. Bisogna stare li a spingerli continua- mente. · · La promozione invece ce la volevamo curare da noi, l'EMI non ce la fa. Loro ci han detto chiaro che gli interessava solo la stampa e la distribuzione, il re– sto no. Ci sono anche altre 'ragioni, hanno delle fabbriche e dandogli dei dischi da stampare gli dai lavoro, cioè tutto un discorso che alla fine la musica ci entra poco, e tanto meno la sua qua– lità. Come mai un 'etichetta esclusivamente di jazz? A ben vedere anche di etichette alter– native a occuparsi di jazz si è in pochi, per cui interveniamo su questo, a parte che in questo ci crediamo come discor– so culturale, dato che è la musica da cui può nascere qualcosa di più creativo per i prossimi anni. D'altra parte ulti– mamente il confine fra jazz e musica creativa è scomparso, e di questo si trova espressione nei nostri dischi. Un'ultima domanda, come mai "Black Saint"? Abbiamo scelto q~esto nome perché inizialmente eravamo legati dal punto di vista finanziario ad una realtà che aveva questo nome, comunque si tratta all'origine di una citazione dal titolo dell'album di Charlie Mingus. "The sinner lady and the black saint". I DISCHI FINORA PUBBLICA TI DELLA BLA CK SAINT SONO: 1) Billy Harper: On tour in Europe7_5 2) Archie Shepp: A sea ofjaces 3) Muhal Richard Agrams: Sightsong 4) Don Pullenl S. Rivers: Capricorn Rise 5) Frank Lowe: The jlam 617) The 360 degree: "In sanity" 8) S. Lacyl R. Ruddl B. Harris: Trick– les 9) Oliver Lake: Healing Together 10) Don Pullen: Healing Force 11) E. Rava: Il giro del giorno ... 12) M. Melis: "The new village on the left" . 13) D. Cherry: "0/d and new dreams" RE NUD0/39 (segue da pag. 33) Quando inizia ad elencarmi i vari im– pianti stereo megagalattici e a descri– vermi il vero e proprio "harem" che ha in mente di organizzarsi qui col suo "mestiere", decido che ne ho avuto abbastanza, e lo mollo. Gli argentini se ne vanno dalla casa lasciando il posto a due tedeschi "evasi" da Friburgo, che non sanno l'italiano, ma solo qualche parola d'inglese. La situazione migliora ancora. Non consocendo io il tedesco e so~o qualcosa d'inglese, dopo inutili tenta– tivi dì dialogo, ci esprimiamo per lo più a gesti e sguardi d'intesa. Ma è suffi– ciente. Più che sufficiente. Finisce che tutto quello che si fa, o quasi, è tacitamente concordato: ci ba– sta un cenno, un'espressione, per co– municarci esattamente le nostre sensa– zioni, senza bisogno di parole, né tan– tomeno di "regole di convivenza". Tra me, loro e un altro ospite, un belga. (anche se la parola "ospite" aveva per me ormai perso di significato) si giunge. a momenti di comunicazione non ver– bale quali non avevo mai provato. E' una sensazione bellissima. Il belga è un "freak ortodosso", sempre pronto a scandalizzarsi di fronte a uno che non fuma né è ancora scappato di casa. Dicono sia un confidente della polizia, dicono. Ma io ci sto proprio bene. E mi basta. La notte riesco a coinvolgerlo nelle mie lunghe contemplazioni del cielo sfol– gorante di stelle, quando mi sembra di sollevarmi dalla sedia dove mi trovo per penetrare tra que1 punti luminosi· così freddi e lontani, alla ricerca di qualcosa ... o forse solo di me stesso. Ne sono felice. Ma ormai è arrivata la fine di questa esperienza. Una nave mi aspetta per riportarmi indietro, nella metropoli. Però lbiza mi rimane dentro. E' un ri- - cordo che qon può svanire solo par– ' tendo. Un amico mi disse che lbiza è come l'eroina: se la provi una volta, la voglia di riprovarla ti rimane dentro per sem– pre. E' un paragone maca6ro ma azzeccalo. Io ci tornerò presto. E tu? AdrianoBosone

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