RE NUDO - Anno IX - n. 64 - aprile 1978

Intanto, mentre l'extraterrestre fa ciao ciao con la manina e nella sala si dif– fonde come un'aura religiosa, nei covi d'impotenza, nell'immobilità di ognu– no teso a guardar fuori, a guardare il film, chissà quali altre guerre ci covano, chissà quali altre miserie dello sfrutta– mento dell'uomo sull'uomo e porcherie di Portata Storica. In pregiata attesa del prossimo film. In pregiata attesa di "qualcuno", di qualche capo alieno che venga a fare al posto nostro quello che noi non sappiamo o non vogliamo fare. Post Scriptum. Sorpresa di spettatore in transe. Col nervo ottico ancora ab– bagliato da tutti quei clik clak delle su– perlampadine del Luna Park trovo sul "Corriere della Sera" di oggi (4 marzo 1978) una recensione del reazionario Giovanni Grazzini che (misteri· della telepatia!) sembra andare, fatte le de– bite differenze, nel senso di quanto ho detto finora: "Siamo alle solite: le fiabe in cui qui si esprime un'ansia di comu– nicazione religiosa funzionano fin quando accendono la fantasia. Biso– gnerebbe evitare che fermassero a mezz'aria il gesto di quanti in pregiata attesa degli extraterrestri, si adoprano per raddrizzare le storture del mon– do..." Beh, non mi piacciono neanche quelli che vogliono "raddrizzare le storture del mondo", ma con parole da consumatore preoccupato dalla forma delle banane e delle curve (così ab– bondanti in natura e nel mondo che se dovessimo metterci a raddrizzarle tutte non basterebbero gli anni di Matusa– lemme!) esprime bene il "fastidio" che questo film mi ha procurato. E a voi no? G.d.M. zl'! :-· . :,J}> Ciao maschio! di Marco Ferreri Si comincia col costruire sullo schermo un presepio simbolico che solo a ve– derlo ti getta addosso quintali di ango– scia senza scampo, perchè ti ci imme– desimi proprio e senti che quella stam– berga è la tua vita. Per Ferreri è stato un compito facile. Lui è il tipo che ha un vecchio conto da regolare con gli spettatori, e appena può li prende a gomitate nello stomaco. Ha scelto una città americana zeppa di grattacieli un po' casuali, che sembrano falsi, li ha ripresi dal desolato deserto sabbioso del suburbio, ci ha spiaccicato in mezzo il cadavere ingombrante di King Kong fisso in un patetico sguardo da bestia ferita a morte, e ha fotogra– fato il tutto a colori durante lividi gior– ni di un cupo inverno. In questo scenario sarebbe stato strano non metterci una squallida storia di emarginazione, fallimenti, frustrazioni a catena e speranze crudelmente delu– se. Ferreri ce le ha messe tutte senza risparmio. La storia è questa: un giovane maschio' americano viene violentato da un gruppo teatrale femminista che tenta, con molta determinazione ma scarsa convinzione, la via creativa di una nuova cultura delle donne. Una di esse, quella che materialmente l'ha violentato. s'innamora di lui e ri- mane incinta. Mà quando glielo dice, lui rifiuta la paternità e lei lo pianta. E lascio perdere di raccontare i suicidi, che potrebbero essere considerati una suspence, e non è il caso di rovinare la sorpresa a chi non l'ha visto. A questo punto uno potrebbe chieder– si: ma perchè il protagonista non ac– cetta la sua responsabilità di padre? Per la semplice ragione che lui si sente già padre di uno scimmiottino simbo– licamente trovato nella carcassa di King Kong (forse ucciso dalla ribellio– ne femminile, forse dalla cultura im– perante contraria alla bestia che c'è nell'uomo), scimmiottino che può con– siderarsi una "cosa tra uomini" che non passa attraverso la pancia delle donne · o la sofisticazione intellettuale. Ma anche con la scimmia non gli va bene: la miseria, qui impersonata dai topi, gli mangia il figlio adottivo. 'E quest'ultima vicenda, in un film am– piamente simbolico, risulta di troppo e rende falsa (a mio insindacabile giudi– zio) la tragicità del finale. La vita non si comporta così: qualsiasi emarginato, per tonto che sia, uno scimmiotto da allevare lo trova sempre. E se gli muore, ne trova un altro. Ferreri la mette giù dura, fa troppo il tragico per inguaribile romanticismo. Il romanticismo del "maschio offeso e <!eriso",del "maschio disperato". Ferreri è melodrammatico e fa solo delle asserzioni, non discute. E la sua identificazione col protagonista è com-

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