RE NUDO - Anno IX - n. 64 - aprile 1978
(..J Lo schema del monoteismo unilaterale subisce qui una alterazione decisiva, in quanto l'esperienza mistica è, ogni volta, vissuta come dialogo da solo a solo, tra · l'Amante ·e l'Amato, e postula, ogni volta, una indivi– duazione intrinseca all'Essenza divina e, omologa alla sua totalità. Insomma, la visione del Profeta e quella di Ibn 'Arabi sono l'esaudimento del voto che Sohravardì formulava come una preghiera rivolta alla sua stessa Natura Perfetta (a quella che lo generò e che simulta– neamente egli ricerca, nel momento della loro piena in– dividuazione reciproca): "Possa tu mostrarti a me attra– verso la più bella delle tue manifestazioni". Per dare qui un contesto iconografico all'Immagine vi– sualizzata dal Profeta come da Ibn 'Arabi, raggruppe– remo alcune osservazioni. La magnificienza della visione, l'insistenza sulla bellez– za plastica, si riferiscono al sentimento della Bellezza percep · ione del sufismo come la "ma- ni/es cellenza. Si noti bene: non si tratt e sentimento estetico, accom- pag ioiosa, ma della contempla- . zion rpo umano come fenomeno num ira terrore e disagio a causa dell a" suscita verso qualcosa che con u~:.~ de e oltrepassa l'oggetto che la n prende coscienza di questa q · erio che realizzando la c irituale e del sensibile. iò che costituisce l'a 0 neo. (Qu{ l<1 sp ' riconosciuto come una he corrispqnde, 'ni di equivalenza, alla Co,i le parole d io rappresenta infatti tip, di unwieèles i~,4'i,l,a,.z' un essere la cui na- fntimal1,ma te poli opposti. Questo de~· lla s nome di energia". Cf- , :,,1l clel a formazione del in ,La ~i cio, Opere, vol. 8, ri, t9 . to della visione" è ' · bbr l so dei secoli, per il an . osoJahiz,spiegare fervo il fatto che attra- ·ne adorare il loro Dio · sim ttt!'dtJ . fia. Ef{t "'1-tt l't~ elv~sètto · de _t c to i . Ql"Ì il ve a vasta prospettiva e una rimarchevole ovinetto dai lunghi adi't al-rù'ya) e l'Im– us juvenis, che è sta– dei primi secoli si è che l'ambiente spiri- avuto coscienza di Forma di Dio" come erose e squisite illu– te ai mosaici di Ra- e esse per l'appunto iconograficamente il anica a una cristologia ica (... ) è quella di una rasparire della divinità ità, allo stesso modo in . che,prendendo forma e re d'una vetrata petrofa- 1( RE NUD0/25 nia} Si tratta di una unione percepita non sul piano dei dati sensibili, ma sul piano della Luce che li trasfigura, cioè a dire nella "Presenza" o "Dignità Immaginativa". La divinità è nell'umanità come l'Immagine in uno spec– chio. Il luogo della Presenza è la coscienza dell'individuo credente, o più esattamente l'Immaginazione teofanica investita in lui. Il suo tempo è il tempo psichico intensa- .mente vissuto fempo magico] Invece, l'Incarnazione è una unione ipostatica. Avviene "nella carne", e per inar– care la realtà della èarne, l'iconografia rinuncerà al tipo del puer aeternus (il giovane pastore orfico, il giovane patrizio romano), per sostituirgli l'uomo maturo, con i segni della virilità differenziata. L'incarnazione è un fatto storico, è il senso di una storia di cui essa stessa sarebbe il centro. Il suo tempo è il tempo fisico astratto continuo, quello del computo dei calendari. D'altra parte, non avrebbe alcun significato né verità, voler cifrare la data di un "avvenimento" come quello dove fu detto a Henoch: "Il Figlio dell'Uomo, sei tu". Le teofanie so11,oogni volta una nuova creazione; sono discontinue; la loro storia è una ermeneutica dell'indivi– dualità psico-logica,_per nrente la trama· nè la causalità dei fatti esteriori che sono ·senza realtà in se stessi, quando vengono astratti dal soggetto che li vive. La va– lorizzazione delle teofanie suppone una forma di pensie– ro vicino al pensiero storico, per il quale gli avvenimenti, i fatti:non sono che attributi di questo soggetto. Ciò che esiste, è questo: soggetto, mentre i "fatti", al,di fuori di questo soggetto, non sono che dell"'irreale". Al contrario, per no;;, che siamo presi nella trappo~a della dialet#,ca e della causalità storica, i fatti costituiscono la "realtà og,: gettiva~'. Or:a;da coscienza per cui il fatto storico dell'In– cafnaziori,,é1 si.sostituisce agli avvenimenti interiori delle teofanie, dovrebbe aver risolto, a meno che non vi abbia rinunciato definitivamente, il problema del sincronismo tra il tempo qualitativo soggettivo e il tempo quantitativo della storia "oggettiva" dei fatti. Quando il concetto d'Incarnazione si è trovato "secolarizzato", laicizzato al punto tale.da far posto a quello di una "Incamazwnf! sociale", ciò che ne è rimasto sono le filosofie della storia, e questa ossessione del "senso della storia" che oggi ci affligge con la sua mitologia. Impossibile invece,fare una filosofia della storia, e neanche Storia, co.n le teofanie né con l'Immagine teofanica. Il Christos qelle teofanie Ml\ conosce né l'Incarnazione, né il Sacrificio; egli non di– viene' il Legislatore; resta il puer aetemuiJ, CriatoAft#lo, !'Adolescente d(![le_.visionidel J!ra(•ta e di lbn 'Arabi. Tutte queste differenze sono d'importanza capitale da rilevare. Ogni sforzo per comparare una spiritualità non cristiana con il cristianesimo, deve dapprima prec'ìsàre di quale cristianesimo si tratta.( ... ) Non s'incontra, non si vede l'Essenza divina; è che essa è essa stessa il Tempio, il mistero del cuore, dove penetra il mistico quando, avendo realizzato la pienezza microcosmica dell'Uomo, incontra la "Forma di Dio" che è quella del "suo proprio Angelo", cioè a dire la teofania costitutiva del suo essere. ·Non si vede la Luce; essa è ciò che fa vedere e ciò che si fa vedere attraverso la Forma nella quale traspare. (... ) Omologazione dell'infinito nel finito, dellà totalità divina nel microcosmo dell'Uomo, verità simultanea eparados– sale del rifiuto divino: "Tu non mi vedrai" - e dell'atte– stazione profetica: "Ho contemplato il mio Dio attraver- so la più bella delle forme". -
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