RE NUDO - Anno IX - n. 64 - aprile 1978
RE NUD07T2' contare su di noi. Vorrei dire quello che forse già sanno ma che esitano ancora dal mçttere ve– ramente a fuoco: e cioè che non esisto– no boia privilegiati. La Poiitica, con ì suoi scarponi da mi-, litare, le sue città assediate, le scorregge di vecchio Ministro e l'invito alla dela– zione di massa pretende di potersi, ricorrere al terrore ed alla colpevolìi: zazione di "massa". Né tacerò degli ignavi, vale a dire di quegli "indecisi" che •si aggirano ri– dendo e scherzando nel vestibolo del– l'inferno, nella "zona" ambigua e cre– puscolare dove "si tagliano oggi i fili ai molte vite". Forse la mia è un'idea sentimentale, o forse sto solo scavando tra le macerie, tra i brandelli di un sogno rosso di feli– cità che era troppo bello e troppo fra– gile perché non divenisse polvere tra le mani di quei "combattenti" che ottu– samente hanno preteso di costringer/o a fiorire. Per non parlare di chi lo ha tradito e compromesso riducendolo a un calcolo · · politico, a demagogia. Vorrei dire, ancora, che in realtà vi so– no povéri morti e che quei "cadaveri progressisti" e quelle "carogne reazio– narie" di cui parlano i libri <li storia scritti dagli "intellettuali coraggiosi" di destra, di centro e di sinistra esistono solo in sogno: in un sogno che per es– sere stato chiamato "storico" e "politi– tr~ gli sceriffi di Stato e quelli "alter~ nativi", bensi tra l'evidenza e l'illusione di una verità (politica, razionale) che per ridurre l'uomo vivo ai suoi "disegni teorici", alle sue picole idee, non esita a . spingere fin qui: fin nell'ordine morafu· Per fortuna non esiste una scìenza della~ rivolta. co" non è per questo nieno sciagurato. Esiste, i1;1vece,questa vera e propria Eppure so che i miei amici sono soli, e pratica da -0ìsoccupati che sì. chiama che non è la mia scelta che posso con- riflessione. · dividere con essi, ma unicamente que- Non è un esercizio ginniéo obbligato– sta assenza di relazione. rio, non è neanche un semplice "atto E' vero, ognuno è solo di fronte alla .mentale": è piuttosto un comportq– scelta. mento, un atto del divenir cosciente at– Ritornerà il tempo degli incontri.e del- traverso "un intimo riferimèpto e una lo stare insieme, ma non voglio più spiegazione con l'oggetto coniempla- starci sulla base di una cosiddetta "ag- to" (Jung). ._ gregazione" fondata sul confusionismo Come si vede, al desiderio. (al. "flusso ideologico, sulla superficialità e, in desiderante" per usare la degradata certi casi, sul cinismò ·di una speranza ·espressione dei neo~materfalisti) al de– d' essenza stalino-cristi'an,a che ha biso- • sièlerio non basta vivere, non basta gno di assassini per realizzare, a titolo morire: malgrado i cicli .(le monptone pos.tumo, le più folli promesse della routines) della vita e della morte, esso è (vecchia) Politica e della (vecchia) Ra- •.ca:pàce anche qi pensarsi alla radice, gione, alla sorgente. . . Tra l'impotenza oggettiva e sparate Vorrei invjtare i miei amici a riflettere trionfali, ecco un caso di emergenza· .. oltre gli schemini ideologici, e a sce– personale. E' una emergenza dettata gliere la vita e la,fedeltà all'umanità. dall'inquietudine di·'questi momenti: Vorrei ricordare loro che i carnefici dei una emergenza che non ha da scegliere carnefici non possono in alcun modo Ma finalmente la situazione non am– mette dubbi. E' compiendo uno sforzo che nessuno può compiere al posto·no– stro che possiamo uscire da un conflitto che rischia di ossessionarci, di paraliz– zarci e di confondere, per nostra ver– gogna, le cose. Ovunque si stanno manifestando segni di irrigidimento, blocchi, assunzioni di ,logiche di tipo negativo nei confronti delle manifestazioni vitali._ Falsa co– scienza sarebbe permanere del dubbio e titubare come Amleto. Certo, alla base della scelta di cui qui è questione, 'Ci sono condizioni di spirito tali che la coscienza oscilla come l'ago di una bi– lancia: è una specie di ping-pong tel– l'anima che occupa molti compagni in questo periodo. Finalmente non ho più paura di dire "io", né.m'interessa sembrare ingenuo agli occhi dei furbi o di chi ha l'abitu– dine di nascondersi dietro fumi densi. E' ritornando in me, attraversando "dibattiti", speculazioni e citazioni che rischiano ~i portarmi verso la schiavitù dello spirito che trovo l'indice al quale commisurare le mie azioni. E' più di una traccia depositata in noi dalla ci– viltà ed alla quale mi costringo ad ob– bedire: è, al contrario, un fissare contro la propria dissipazione le barriere della fedeltà a "se stessi" e del disinteresse. Giannide Martino:
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