RE NUDO - Anno IX - n. 64 - aprile 1978
ria e che grida troppo forte per non destare in me certi sospetti, certe riser– ve. Non "parteciperò" al generale rituale di ripulsa verso il Diavolo. Perché? Perché ho da fare cose più im– portanti: debbo scrivere, assistere al mio proprio processo, ascoltarmi e fi– nalmente consentire al distacco interio– re dalla violenza. Se tale distacco interiore dalla violenza fosse già un fatto acquisito (acquisito solo perché ho ancora dentro il ricordo dei fiori, dei sorrisi e della grazia da cui alcuni di noi erano abitati nel '68) sarei libero da questi problemi, non sarei afflitto dalla rogna della scrittura. In– vece non è un fatto acquisito proprio perché si tratta di rinnovare una scelta di non-violenza, di strappare quei fiori è quegli scalpi impolveriti dal collo della Morte. Cosi, c'è come una risposta che volenti o nolenti siamo chiamati a dare ogni volta che la morte entra in scena, ci raggiunge con le sue "immagini" e c'interroga. Qui si esercita una terribile libertà, una libertà che è più della legge della ra– gione: in realtà siamo liberi di uccidere, stuprare e violare. Il "rispetto per la vita umana" non è più garantito né dalla legge della ragione né dalla poli– tica. E' .comunque sempre stato un problema irrisolvibile in termini razio– nali. Ma vi sono situazioni-limite in cui il mondo e tutto ciò che ci attornia sva– nisce, compreso il linguaggio devitaliz– zato: non ci resta allora che aprirci al silenzio, ed è come un soprassalto che ci coglie... Un soprassalto che direi di RE NUD0/11 "responsabilità" se questa parola (re– sponsabilità) non fosse oggi sulla bocca di chi ha il potere e finge, nello stesso tempo, di non sapere che la responsa– bilità si può esercitare solo se esiste la libertà. E' per esserci insinuati (malgrado i di– vieti) in uno strano "vuoto" che ritro– viamo la memoria, e finalmente sap– piamo éhi siamo e che fare di questa libertà che fa paura. Siamo lontani da una Ragione che non riesca a spiegare più niente e che ormai fa solo orrore. Infatti siamo più vicini a ritmi più naturali di distruzione e di origine: quasi sfioriamo, senza poter dire come questo avviene, il segreto della coscienza. In essa agisce però un fattore reale, al– trettanto reale della lotta di classe: il fattore morale.
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