RE NUDO - Anno IX - n. 63 - marzo 1978

lettere lettere - lettere - lettere - lettere - lettere Scrivo a proposito dell'articolo di Alice Scbwarzer "Da schiave a schiave libere", apparso sul numero di dicembre. Tutto l'articolo mi sa di vecchio. Se il rapporto Kinsey e quello di Master e Johnson banno questionato una popolazione femminile di età media, ponia– mo sui 25 anni, mi danno ora risultati di donne attualmente oltre la quarantina. Come si può dunque capire se la potente ondata di_coscienza femminile, iniziata appunto negli anni '60,. ba influito negativamente o positiva~ente o per niente sul rapporto uomo-donna? Del rapporto della Schwarzer, poi, non si dà nessun dato sta– tistico: innanzitutto, quante so– no ~tate le donne intervistate? Di _che età? Quante• sposate, nubili, casalinghe, libere pro– fessioniste o che altro? Visto che la Scbwarzer inizia molte frasi con "tutte le donne" o "quasi tutte le donne", vorrei sapere quali lei ha intervistato, per ve– dere in che percentuale io sarei rappresentata. Non è vero che "per tutte le donne è sempre lo stesso", e non credo di parlare solo per me. Ho 26 anni e sento che è cambiato parecchio nel mondo femminile negli ultimi anni. · Anch'io bo un retaggio comune (a donne e uomini) di atteggia– menti imposti, ma il movimen– to di pensiero che ho sentito su di me e di cui bo avuto profon– da coscienza dai 18 anni in avanti mi ba rimpastata, scava– ta, distrutta piano piano e rico– struita (distruzione e ricostru- zione che continuano adesso). Anche se bo vissuto la trasfor– mazione in modo personale e un po' isolato, mi sono sempre sentita legata e spinta dai moti rivoluzionari femminili e non credo che siano passati invano sulla pelle delle donne. Mi rendo benissimo conto di quanto ci sia ancora da lottare e di come molte mie stesse deci– sioni - viaggiare sola, vivere quasi sola - mi pesano a volte proprio perché sono donna donna, ma questo non tanto perché la società sia diventata più cattiva e quindi mi abbia ancora e comunque schiavizza. ta, quanto invece perché è cre– sciuta sempre più prepotente– mente in me la necessità di far .esplodere la mia libertà, il mio essere persona, corpo, mente, occhio, vagina, mano, lingua, e questo parallelamente a una maggior coscìenza del mio pas– sato e quindi del mio presente, delle limitazioni imposte allora e adesso dagli altri a me e a tutti quelli che sgarrano dalla nor– ma. E' la coscienza di avere an– cora molto da dare e da sentire, e di non poterlo ancora fare, che ci rende più insopportabile la nostra situazione. E adesso leggo anche che quello che sento in vagina quancto faccio l'amore col mio dolce ragazzo è, come dice la Schwarzer?, un mito. Eh, si, se Master e Johnson calano stati– sticamente dall'alto che la va– gina "non sente niente" io, e credo tante altre donne, sono una mitomane. Da qui l'allegra conclusione: eliminiamo la pe– netrazione e utilizziamola solo per posare il seme. 1 - Concordo con la Schwar– zer quando afferma che un buon rapporto avviene quando cade la veste di potere del part– ner. Allora, se si vuole "esami– nare" le nostre sensazioni, perché non si parla con donne che vivono, almeno un poco, questo rapporto uomoperso– na-donnapersona alla pari, pri– ma di strombazzare ancora una volta che il nostro orgasmo è solo clitorideo e che quindi chi non prova quello vaginale non se ne deve neanche interessare, e che è sempre quello stupido King Kong di omaccione che fa le cose che piacciono a lui sem– pre col gusto di violentare la donna? Io ho sensazioni vaginali, dol– cissime, prolungate, cosi diver– se da quelle clitoridee e cosi in– time - legate cioè profonda– mente al mio io totale del mo– mento - che non so nemmeno come si potrebbe misurare. Non in tutti i rapporti con l'uo– mo che amo ho queste, sensa– zioni (non in tutti i rapporti c'è penetrazione): succede anche di non sentire niente perché al– tri pensieri sono nella mia mente e mì portano fuori, ma se la mia disponibilità è totale, se ci sono veramente vibrazioni di donazione e d'amore, le sensa– zioni sono dolcissime. 2 - Perché affibbiare tout court alla penetrazione "tutto" l'orrore delle gravidanze non volute, aborti, pillola e infiam– mazioni varie, senza neQ1meno prendere in considerazione l'i– gnoranza spirituale che sta die– tro all'uso totale dei nostri or– gani genitali e il significato che tale unione può avere per l'uo– mo e per la donna? D'accordissimo con la Schwar– zer quando dice che nella pe– netrazione può nascondersi un . atto di violenza, ma da qui non si può assolutamente generaliz– zare e dire penetrazione= vio– lenza, ergo eliminiamo la pe– netrazione. Mi sembra che in fondo si eluda sempre il vero problema: non si può fare l'amore solo col corpo, e come si può farlo anche con la mente se questa è impastoiata in mille casini quotidiani che non ci fanno godere non solo del rapportQ, fisico e non, con la persona che più amiamo, ma del rapporto con tutti quelli che incontriamo, che guardiamo, e che ci fanno sfuggire il signifi– cato profondo di tante situazio– ni che giudichiamo invece tu– pide e insignificanti? Partiamo da quello che nel no– stro corpo è naturale. La donna ha giorni fertili (anzi, un solo giorno) e tutti gli altri sterili - questo avrà un significato, o no? Da che dipendono le turbe mestruali delle donne e quindi fa continua difficoltà a stabilire il giorno fertile se non da una vita nevrotica che le costringe a falsificare o ad ignorare i propri ritmi e che non permette nean– che all'uomo che lo desiderasse di rispettare q~elli della propria donna? Penso veramente che solo una vita più equilibrata ci aiuti ad amare. Difficile trovare un equilibrio? Certamente, ma è in questa soluzione che credo ed è per questo che lotto, per me e per gli altri. Non mi sento di dire che sento la penetrazione come un fatto impostomi: se l'ho vissuta la prima volta con paura non fu colpa del mio partner ma per le

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