RE NUDO - Anno IX - n. 62 - febbraio 1978

RE NUD0/66 anche l'obbiettivo del conte– nimento dei prezzi, si autoge– stisce anche in questo. L'ine– vitabile costo è la sua quasi totale assenza dal grosso dei punti di vendita. In compenso il bottino di que– sto mese è dei più ricchi: nel carnet troviamo Sam Riverse Michael Smith, Max Roach e Billy Harper, chi ha seguito Umbria jazz lo sa, si tratta di quanto di meglio oggi ci sia in giro. Sam Rivers, colto dal vivo a Perugia e Villalago è presente con ben due album doppi: si tratta indubbiamente di due importanti documenti della storia di questo magico suo– natore di pifferi e sassofoni, da mr. (monster) Cecil Taylor ad Anthony Braxton, figura di primo piano a New York per lo sviluppo della musica creativa. E se all'ascolto Ri– vers si presenta come uno fra i jazzisti che più ha assaggia- to altri sapori, qui è l'Africa che viene prepotentemente fuori, non come citazione (an– che se tutte le otto facciate si intitolano "Black Africa'') ma come struttura profonda su cui si articola il pre/testo. L'altro colpo grosso è il dop– pio di Max Roach, batterista ormai cinquantenne, jazzman sempre al centro degli episodi migliori di questo genere ol– trechè creatore di un nuovo modo di uso dello strumento percussionistico a cui ha at– tribuito nuove capacità anche di costruzioni di armonie e non solo di ritmi e quindi • capace anche di essere guida e leader di gruppi jazz. Da Charlie Parker a Miles Davis, passando per Thelo– nious Monk fino a questo di– sco con Billy Harper e co., si snoda puntuale il discorso di Roach, che, se densissimo dal punto di vista musicale, non scorda mai il suo impegno (si tratta di uno dei pochi musi– cisti USA che si confronta realmente con una pratica politica), per cui non risulta strano, nè sa di enunciato di comodo, nè tantomento di di– scorso dal palco, la dicitura in copertina che dedica il primo disco ".:.to the students the world over who had given their lives in the struggle for freedom." scelta compiuta nei giorni difficili seguiti al mag– gio di Roma (morte di Gior– giana Masi). Non senza prima ricordare il bellissimo disco di Michael Smith, passato dalla "totali– tà" alla dualità dell'uomo, la sua "paranoia" e la sua "schi– zofrenia", due parole invece sui due album che la Horo ha dedicato a Ran Blake, piani– sta bianco non molto noto in Italia. Può stupire, ed ha stu– pito anche me, trovarsi di fronte alla copertina di un disco jazz dove è annunciato un pezzo di Theodorakis ac– canto ad altri di Noel Co– ward, di Stevie Wonder ed addirittura del Mimmo Na– zionale con il suo immarcesci– bile "Volare", ascoltando il disco mi sono reso conto delle ragioni che hanno portato alla pubblicazione. Questo lo lascio dire a Gianni Gulberto, che nelle note di copertina del disco afferma giustamente: " ...nel suo pianismo (quello di Blake) il banale è assimilato e rigettato, riciclato e violenta– to, integrato e stravolto at– traverso un processo ehe cor– re alla ricerca dell'ovvio per trasformarlo (...) in tutto ciò che esso non è (...) alla ricerca dell'ovvio per estrarne quieta– mente sorpresa." E non è finita,: corre voce che nei giorni scorsi Sun Ra si aggirasse per le stanze (due, in verità) della Horo ... Chris Hillman Clear 8•Uin' WEA itahana g.m. e I.e. E' piacevole, scrivere di que– sto disco. Inutile, forse. Le prime note escono umide, li– quide, col sapore dolceamaro delle cose perdute nel passato ed inseguite dal ricordo, quando la fantasia ci rifiuta i suoi doni. Chris Hillman crea nel ripostiglio del country– rock piccole frasi di easy liste– ning, e le trova, dolcemente superate dall'angosciosa corsa del tempo. Ma è inutile, tutto questo. Non serve a nessuno la dolce malinconia di "Qui– ts", con la voce morbida a cercare antichi fasti, e il violi– no insinuante di Al Garth che prova ad alzarsi in volo, riu– scendo solo in un goffo batter d'ali. Tutto sommato, l'ex leader dei Flying Burri o Brothers non ha grosse pretese. Si sen– te il suo mestiere, la sua abili– tà studiata, il suo sudore spre– cato alla ricerca di un'impos– sibile falsa serenità. E' certo un disco accomodan– te, senza altro scopo che faci– litare il ricordo degli anni '69- '70, quando tutti noi, e la nostra musica, eravamo mol– to diversi, ed ancora sognava– mo vasti spazi liberi e cieli azzurri. Musica ben suonata, artisti dal sicuro bagaglio strumen– tale, senza tentennamenti, senza fantasia, percorrono a ritroso una strada non più illuminata, e disseminata di dollari e rifiuti. D'accordo. Ma ogni tanto, nelle sere fred– de e brumose, quando la fan– tasia precorre l'estate futura ed il ricordo insegue quella passata, "Clear Sailin" si può ascoltare, anche volentieri. Ma, forse, era inutile parlare di questo disco. Rolling Stones Love. YOU Uve Wea Italiana e.a. Dei Rolling hanno parlato ve– ramente TUTTI: da Ciao 2001 a Nuovo Sound, da No– vella 2000 ad Annabella, dalla BBC al New York Times e, forse, anche nella camera da letto del Presidente Carter, tra la foto di Lincoln e la bandiera a stelle e strice, tro– neggia una gigantografia di Mick J agg · in primo piano, con un fallocratico miscrofo– no vicino alle labbra carnose e una sciarpa in lamé che scende fino ai piedi lungo at– tillato completo di seta nera ... davvero eccitante per un Pre– sidente degli Stati Uniti! Della vita privata e pubblica dei Rolling e soprattutto di Mick Jagger si sa ormai prati– camente tutto: sesso, droga, amori e scandali vari grazie appunto ai mass media mon– diali che hanno costruito at– torno a loro storie degne dei coniugi Onassis. Durante le adunate oceani– che in occasione dei loro con– certi scoppiavano quasi sem– pre incidenti anche molto gravi, come ad Altamont in California, dove veniva ucciso a coltellate un negro da parte degli Hell's Angels del "servi– zio d'ordine". Sembra perfino che al recente concerto di Lione, in Francia, il servizio d'ordine fosse com– posto, oltre che dagli Hell's Angels, anche dai neofascisti di Orrlre Nouveau (Ordine Nuovo francese) che hanno fatto largo uso di spranghe e catene per "calmare" e "tene– re a bada" migliaia di persone che impazzivano nel vedere Mick entrare in scena a caval– lo di un mastodontico fallo di plastica dalla cui estremità schizzavano coriandoli ... Tutto questo per dire che ne ho le palle piene! No, non della musica dei Rol– ling, che trovo sempre origi– nale in più di dieci anni di attività del gruppo '(da "Jum– ping Jack flash" e "Brown sugar" a "llt's only rock and roll"), ma dell'uso mistificato– rio e reazionario che hanno fatto di loro l'industria disco– grafica e i mass media, fino a trasformarli in fenomeno da baraccone. Ma come stupirsene, quando leggiamo che Eldridge Clea– ver, leader delle "Pantere ne– re" americane degli anni '60, ora è un modello per una nota catena di negozi d'abbiglia– mento per uomini? Non ho parlato del disco in queste brevi righe perchè l'u– nica cosa da notare, (visto che si tratta di una raccolta di brani fra i più famosi dei Rol– ling di ieri e di oggi) è il fatto che è registrato dal vivo, per– ciò con una trascinante carica espressiva. Brani come "Honky Tonk wo– men", "Get off of my cloud", "Brown sugar", ''Jumping Jack flash" sono riproposti in modo nuovo, più ritmato, più musicalmente completo, con Ron Wood alla solista e il vecchio Billy Preston alle ta– s1,,ere.La grinta e l'istrionismo di Mick sono sempre in primo piano, come si può notare dai versi, sospiri e grida sioux che sfodera in questo doppio al– bum. E' poco? Per quelli che come, me, ama– no ancora i Rolling al di là delle mistificazioni e ambigui– tà costruite su di loro, no. a.b.

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