RE NUDO - Anno IX - n. 62 - febbraio 1978

RE NUD0/64 Librazione Swami Geet Govind (Piero Verni) Vivere in India La Salamandra - L. 2.500 Un occidentale con un regi– stratore va in India e incide i racconti di altri occidentali che hanno dato un taglio al cordone ombelicale e vivono li da vari anni. Un'idea semplice, quasi bana– le ma con un risultato sor– pz'.endente: una galle~a di ~i– tratti che è quel che d1 megho abbia letto sull11 seconda on– data di occidentali in Asia (parlo dell'underground). Sono brevi autobiografie di alcuni tra quei pochi che vivo– no in India, ben diversi dai mo}ti che fanno il viaggio in India. Si tratta quindi di tra– pianto di esseri da una civiltà a un'altra che, per quanto mediato culturalmente da in– teressi di ricerca interiore, di droga o di nuove convivenze, è sempre radicale, profondo, -drammatico e da molti punti di vista, rivelatore. Come dice gmstamente 11Ver– ni sono proprio quelli che n~n riescono a liberarsi della mentalità d'origine a soffrire di più, a sballare male, a pro– cedere su strade autodistrut– tive. In questo libro sono rappre– senta ti un po' tutti: dal pu– sher al sadhu, dalla monaca all'inquieto, dal terapeuta al creatore di idoli, ecc. E tutti parlano di tutto, delle luci corne delle ombre: dall'espe- rienza dell'erotismo tantrico che scatena tali energie nega– tive da rimanerne traumatiz– zato per la vita .alla rico~po– sizione dei liveli1 profondi del– la propria personalità nei gruppi d'incontro, dalla pro– duzione artigianale di ha– shish, ai break-down che col– gono talvolta gli occident~li il giorno in cui riaprono gh oc– chi e si ritrovano su Marte. Esperienze che, porta~e _fi~~ in fondo, non sono d1ssim1h da quelle n·arrate da Wells nel "L'isola del dottor Moreau": il trapumto di cervelli uman! in corpi animali e quello d1 cervelli animali in corpi uma– ni obbliga entrambe le cate– gorie di ibridi a esprimersi attraverso un codice che non è più il loro, li costringe a rinunciare a comode, pigre e rassicuranti abitudini menta– li. Una situazione stimolante per nuove aperture, nuov! equilibri, nuova conoscenza d1 se stessi. Questa situazione scomoda, ma molto affascinante, la leg– gi declinata in casi sempre diversi in questo libro, e alla fine ... hai una v.oglia matta di partire. w.p. Stefano Castelli Antropologie fantastiche e altre storie La Scimmia Verde ed. pagg. 48, L. 1200 Il primo incontro con qu~sto libriccino lunare (48 pagme) sul banco di qualche libreria pot.rebbe non rivelare subito le sorprese che esso racchiude. Stefano Castelli non è uno scrittore affermato, non è uno pseudonimo, ma sembra nato apposta per scrivere e far vi– brare le parole (e la curiosità dell'avventuroso lettore) come " ... un foglio di carta velina od un'erba posta di taglio sulle labbra." E', come tutti noi - coltivatori di legit– time stranezze - un uomo in– visibile, fatto d'aria e di con– vinzione di essere vivo. Come le sue fantastiche figure (i suoi antipodi, uomini sottili, uomini con le meduse, uomini lichene, uomini molto elasti– ci), egli afferma la propia esi– stenza "con fruscii, bisbigli e cose insolite che accadono quando non dovrebbe acca– dere alcunchè_ ... " Quello che a prima vista sem– brava un libriccino sepolto tra volumi che per la loro mole, o battage pubblicitario, o scintillìo della veste edito– riale promettono chissà– che-cosa, ora, una volta letto, diventa· una presenza enorme (enorme, come è l'incontro con un pensiero gioioso, con la poesia o con i Miraggi). E' che questo gattino malefico si avvicina a noi a passi leggeri, troppo leggeri (e ironici) per non incantarci. Se ci piace lasciarci sedurre dalla grazia, da quel fosforo raro e assolu– tamente reale che è la poesia, eccoci belli e serviti. Come un liquore ben distillato vi assi– curo che non dà alla te ta, non ubriaca. Ci accende, sem– plicemente. E non è poco. Queste miniature o camme_i, quasi perfetti nella loro brevi– tà piacerebbero a Borges che nello scrittore ama l'ama– nuense dello spirito, non delle proprie opinioni, che sono quel che di più supe1ficiale è in un uomo. Nelle figurine delle "altre sto– rie": in Biancaneve che "fa scorrere il dito sul vetro del finestrino del tram e disegna una faccia da clown sul vapo– re, in burla a certi signori serissimi di cui non s'accor– ge", in Pascal che quando la crostata di mele inzuppata di lacrime amare è finita "si prende in giro e sghignazza a immaginare la faccia dei vici– ni se lui si mettesse a suonare il tamburo ...", riconosciamo con gioia i nostri compagni, quelli che Miche} Foucault chiamerebbe compagni pate– tici che a pena sussurrano. Saluterei la nascita di una stella filante, di una cometa rara che attraversa la costel– lazione dei narratori fantasti– ci se Stefano Castelli (un nome da ricordare, potrebbe sorprenderci ancora) non avesse preferito, più saggia– mente, venire con la lampada spenta a restituire i gioielli. Tra supposizioni e imprecisio– ni, malefizi e incantamenti, è un piacere insolito poter so– gnare da lontano, entrare (ma svegli, infinitamente svegli!) nel corpo splendente e triste dell'immaginazione, ed esservi portati "per mano" da una .presenza che sembra conosce– re così bene il labirinto e i suoi trucc hi (fru scianti, deliziosi!) di scrittu.ra. g .d.m. Andree\hlcareogbi ~~ - __ ......,_ -- ... -~ ... -- ,.,,,~~ ----•-•04 Andrea Valcarenghi Non contate su di noi Arcana - L. 3.000 Scrivere di Andrea Valcaren– ghi e del suo ultimo libro, "Non contate su di noi", non

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