RE NUDO - Anno IX - n. 62 - febbraio 1978

due notissimi docenti, i professori Arslan e Santi, che favorivano esperimenti di vivisezione di valore nullo, ad uso dei loro studenti. Dice Rizzoli: "Ho denun– ciato anche altra gente per sevizie. Mi si è lanciato contro l'esercito dei baroni. Pur– troppo la mia opera è stata ostacolata dall'Enpa che nella persona del suo presi– dente {Bruno Ghibaudi) mi ha ritirato la tessera di guardia zoofila vietandomi l'ac– cesso agli stabulari e ai laboratori di vivisezione". Un consiglio: se trovate animali randagi e non riuscite a collocarli non portateli nè all'Enpa, nè ai canili municipali, nè alle cliniche universitarie veterinarie (se è ine– vitabile la soppressione fatela praticare con metodo eutanasico da un veterinario di provata fede antivivisezionista, magari assistendo all'operazione). Comesi crea il consenso nei paesi "progrediti"(U.S.A.) In America i vivisettori non sono costret– ti come da noi e in quasi tutto l'occiden– te a lavorare nel protetto segreto dei laboratori. Negli U.S.A. la vivisezione è pubblicizzata come fiore all'occhiello del– la scienza e del progresso, e viene fatta alla luce del sole. Non solo, tale pratica viene insegnata fin dalle scuole elementa– ri; così si hanno notizie ·raccapriccianti che riferiscono di scolaretti che lanciano scimmie in aria appese a razzi fabbricati in casa, o tentano tràpianti di cuore sui conigli, o fanno morire di fame topi per cosiddetti esperimenti dietetici. A mi– gliaia di bambini è stato insegnato che simili crudeltà sono encomiabili. A una cosidetta Fiera Internazionale Scientifica organizzata a Cobo Hall, Detroit, un di– ciottenne ha esibito una scimmia mori– bonda, Jal cui ..:raaio forato fuoriusciva pus, come dimostrazione della sua abilità d'impiantare elettrodi: è stato premiato e poi glorificato dalla prestigiosa rivista New Scientist. Nel 1974 una delle più importanti case editrici tedesche di edizioni economiche, mise in vendita in tutte le edicole d'Euro– pa un tascabile intitolato "Esperimenti Zoologici", dedicato agli scolari tra i 14 e i 18 anni, e contenente istruzioni sul modo di vivisezionare topi, porcellini d' India, rane, ecc. Insomma invece del pic– colo chimico, il piccolo vivisettore. La religione cattolica. La chiesa cattolica non ha mai negato di essere profonda– mente zoofoba e non si è accontentata di ignorare la vivisezione, ma le ha espresso ufficialmente il proprio consenso: "Non mancano tuttavia "campagne" propagan– diste che la chiesa non può approvare, quella ad esempio contro gli esperimenti di ordine scientifico su animali vivi. La Chiesa non si oppone neppure alla vivise– zione· delle bestie da cui vengono tanti aiuti al progresso della scienza." (Monsi– gnor Lambruschini. "Osservatore" 13-3-66). Tutto ciò non stupisce se si pensa che ancora nel 1600 la Chiesa trovava logico che si festeggiasse il giorno dei Santi bruciando sulle pubbliche piaz– ze barili pieni di gatti vivi. In un dibattito sulla vivisezione alla Rai nel '71, Padre de Rosa espresse la propria solidarietà con le idee del professor Marcozzi, vivisettore dell'università di Roma. Quando il vivi– settore Robert White dell'università di Cleveland, che si definisce sempre un "buon cattolico", volle un conforto reli– gioso da includere nel suo articolo sull' American Scholar, fu anora un teologo gesuita a dargli un'approvazione totale e senza riserve. E' molto frequente il caso di vivisettori che si dichiarano "filantropi e buoni cristiani", ma ve lo vedete voi Gesù intento a squartare interessato un animale vivo nell'illusione di giovare al corpo dell'uomo? Medicina: una scuola di schizofrenia Diceva un chirurgo dell'istituto Pasteur: "La prima volta che assistetti a un esperi– mento brutale su di un animale anestetiz– zato volli andarmene: ero nauseato. La seconda volta ne soffrii meno, e ogni esperimento seguente mi fece sempre me– no impressione, finchè fui capace di assi– stere agli interventi più terribili senza la minima emozione: soltanto il mio intel– letto mi diceva che l'animale veniva tor– turato. E sono sicuro che la stessa cosa accade a tutti coloro che assistono agli esperimenti". Questa esperienza viene im– posta a numerosi studenti fm dai primi anni di Università. "Dopo una serie di traumi sopravviene l'incallimento, si crea nel giovane una seconda personalità che si sovrappone alla prima. Fuori del labo– ratorio egli sa che dovrebbe ottemperare alle leggi, che pretendono di basarsi su IO t10 ""' oc.e \ POLI giustizia e utpanità; dall'altra parte egli deve assistere e partecipare ad atti crudeli ed ingiusti come la cosa più naturale del mondo. Non solo: vede che simili atti sono encomiabili. Finchè la sua psiche non si è irrimediabilmente spezzata, dis– sociata in due parti contrastanti: lo stu– dente - il medico, chirurgo, biologo di domani - è diventato un individuo affet– to da una delle più gravi forme di malat– tia mentale che si conosca. E' diventato schizofrenico. Chi non se la sente di fare simili esperienze in genere cambia corso di studi; fu il caso, di Jung, artefice della psicanalisi moderna, che abbandonò la medicina per la psicologia perchè non sopportava le vivisezioni didattiche che defmì, "barbare, orrende e soprattutto inutili". Ecco alcuni elogi alla schizofre– nia tratti da manuali di vivisezione o trattati sulla ricerca sperimentale in fisio– logia (come li chiamano i ricercatori). "Il fisiologo non è un uomo di mondo, è uno scienziato, è un uomo afferrato e assorbito da un'idea scientifica che egli insegue: non ode più i gridi degli animali, non vede più il sangue che scorre, non vede altro che la sua idea, scorge soltanto organismi che gli nascondono problemi che egli vorrebbe scoprire. Non sente che è in un carnaio orribile; sotto l'in.fluenza di un'idea scientifica, in~egue con delizia un filetto nervoso nelle carni fetenti e livide che per qualsiasi altro uomo sareb– bero un oggetto di disgusto e di orrore ..." {Claude Bernard, padre della vivisezione). Da un articolo su The lndipendent di Nex York intitolato "Il valore relativo della vita". "Una vita umana non è nulla in paragone a un nuovo dato di fatto. Lo scopo della scienza è il progresso del sapere umano a qualsiasi costo di vite umane. Noi non conosciamo un uso più nobile di gatti e cavie che sacrificarli per la scienza, nè conosciamo un uso più nobile che si potrebbe fare di un uomo" .. (Slosson, professore di chimica all'Uni– versità del Wyoming). Scienza o follia?

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