RE NUDO - Anno IX - n. 62 - febbraio 1978

le, vuoi di ciò che viene presentato - catechismo alla mano - come legge 'dia– lettica'. Così arguti nel cogliere i segni di "ripiega- · mento intimista" ( da "Com nione e libe– razione"! ) che caratterizzerebbero nega– tivamente i nuovi comportamenti, la fa– me e la sete dei cercatori della faccia di Dio, certi illuministi ad hoc farebbero meglio a prestare più attenzione ai loro propri sintomi di degenerazione. In più, c'è da chiedersi se era proprio necessario travestire Marx da zingarello per far passare più agevolmente quello che anche Pippo Baudo ci ripete in televi– sione: e cioè che "Il lavoro rende libero" ... che "Prima viene il dovere e dopo il piacere" ... che "Bisogna fare di necessità virtù" ... Un buon senso che ormai fa solo orrore. Arbeit Mach Frei: così ripetono (ri~to– no, com'è loro tenace abitudine) tutti i professori di lingue morte, e così è scritto all'ingresso di tutti i campi di sterminio. Altro che Campo dei Miracoli! Macc.hè Marx! Macchè "regno della libertà"! Quello che il Philosophus Gloriosus si è incaricato di far scendere- sui nuovi com– portamenti è quella solfa sull'austerità e sul sacrificio che ci soffoca, e della quale non se ne·può più. E' soffocante sentir riportare sempre tut– to quello che avviene ai Manoscritti del 1844, al "ripiegamento intimista", all'"ir– razionalismo", al "plagio", magari alla Repubblica di Weimar o alla bohème degli emigrati europei dell'800 ... E' soffo– cante questo metodo, o piuttosto questa abitudine, di riportare sempre tutto al già conosciuto. Questa abitudine da Circolo Culturale conduce - puntualmente - alla frustra– zione intellettuale. Ad ogni modo non siamo zingari, signo– re! . ..Siete voi gli Zangheri felici! Calma. Il cuoco dell'osteria del Gambero Rosso non vuole risse nel suo locale. Ma il fatto è che non potremo evitare di scontrarci con chi ci vuole gettare il fumo negli occhi, con chi si crea - secondo il motto illuministico - i-propri-infami-da– schiacciare-, le-proArie-ombre-da-rischia– rare, finendo in pratica col rischiararle alla luce di qualche nuovo rogo. Quello che agli intellettuali organici e, si capisce! , fin troppo coraggiosi, appare come il Problema Politico, è per il singolo •il fatto nudo della sua coscienza. Qui - puntualmente - Golia incontra il suo Davide, Lama i suoi indiani, e Spinel– la il suo Re Nudo. Andrea propone l'apertura di un di– scorso che "coinvolga i critici di ogni generazione per capire di più e meglio". Ma come "discutere" con certi catechisti I I che fin dalla "teoria" non ci lasciano il tempo, lo spazio, la differenza tatuata (non scritta ancora) nell'osso più profon– do del nostro SP.irito? Spirito? Usiamo anche noi parole vecchie, parole che puz– zano. A volte disperiamo di poter dire il terrore e la meraviglia, la magia (magia) e l'illuminazione di una generazione che la cosiddetta "cultura" ha non solo eluso, e che cerca di strumentalizzare per fini . politici, ma ha addirittura oscurato, resa invisibile. RE NUD0/31 Purtroppo il mostro è nato, e chi gli è padre non vuole riconoscerlo come figlio. Certi ciechi dell'odorato, infatti, sono. troppo occupati dalla Politica-innanzitut– to, e troppo felici di poter cantare nelle osterie, in compagnia del Diavolo: "Zin– gaaro chi seei - figlio di Boeemia dimmi come mai - sei venuto quii...". NON CANfATE SU DI NOI Una generazione invisibile agli occhi di Non attardiamoci troppo in queste taver– chi - in Italia - non vede altro che il ne a bere la birra di certi prefatori ad problema politico. . hoc: già incominciano a lisciarsi il pelo, a I catechisti, quelli che hanno un mandato parlare bene dei nostri piedi caprini, a ideologico e politico da svolgere, dicono concupire il nostro zolfo: !'"energia tra– che guello che si muove, guello che sta sformatrice" di cui saremmo portatori e sconvolgendo questo paese, non è la co- che loro già sanno come utilizzare. Quel– scienza - ma solo l'imbecillità dei figli... lo che chiamano "ripiegamento intimi– "intimismo". sta", ruminazione o scarto delle nostre Ancora una volta, questa corsa dietro la Yite, è proprio ciò che dell'esperienza è vita, questa terribile sete di sapere, è centrale. Ma, come quei crudeli cacciatori chiamata: il Diavolo. di muschio, i vampiri della "Politica-inr Cosa volete ancora fargli? nanzitutto" vorrebbero poter contare sul Eccoci come costretti da un contesto orte odore prodotto dalle nostre ghian- d 'incomprensione perfettamente alienan- dole, eludendo un piccolo particolare: la te a dover sostenere (come fanno certi vita e la morte di quel povero ruminante "compagni-che-sbagliano") la parte di che ogni uomo è. Robin Hood che si dà alla maccfila nel tJna questione ncm indifferente - per noi bosco dei rapporti sociali. Eccoci costret- -, come si vede. ti, come nel film di Pasolini Le mille e Passando ad un altro film, la nostra situa– una notte, a dover sostenere la parte zione potrebbe essere simile a quella del dell'errante, di chi fugge di casa e se ne va reclutamento forzato per le vie di Lon– in Oriente - per aver sentito una ":voce" dra, Bristol, S. Francisco degli incauti che mentre -giocava ai quattro cantoni con gli si sono attardati nelle taverne a bere amici. Ecco una generazione costretta a birra. "Gli incauti - suggeriscono Pinni, dover vivere - come dicono i nostri amici Diego e Paolo, un terzetto di amici che Pinni, Diego e Paolo, autori di un saggio •sembrano essere dei patiti di certi film dal titolo Fine della politica - "la pro- hollywoodiani ~ vengono imbarcati per i pria libertà come delirio, come separazio- prossimi cinquemila anni sulla nave dell' ne assoluta". assoluto arbitrio". Forse o · non c'è altra alternativa cne La politica non si cura del nostro mal di questo assurdo e banditesco attraversa- mare. mento del mito per portarsi "dal politico Non riconosce, infatti, le ragioni del dif– àlla sua negazione, dal pubblico privatiz- ferente che dice: non contate su di me, io zato alla soggettività libera". --n~on voglio essere salvato da :voi, io non Ma, intanto, questa emarginazione forza- voglio imbarcarmi. ta, questa esclusione coatta (esercitata E questo dissenso - che chi è troppo anche dalla "cultura", meglio, dalla mo- occupato dalla '·politica-inannzitutto" nocultura imperante che si ostina a non èlifficilmente tollera - non è "ripiega– voler riconoscerè le 'ragioni' di tutta una mento intimista", ma un diritto dello generazione elettrizzata dal disgusto) ri- spirito. schia di diventare un terminus, una palu- Meglio svignarsela... E di volata! Come de dalla quale non nascono necessaria- un bifo. mente degli esseri d'equilibrio. Laggiù, nell'osteria del Gambero Rosso, Fuori dall'osteria, tutto ciò che non ab- discutono ancora sulla "posta in gioco"; biamo riconosciuto, tutto ciò che abbia- ma il cuoco ha puntato su ben altro, e mo condannato all'"intimismo", preclu- accetta scommesse sulla sorte del nostro dendogli l'accesso alla comprensione ed a catechista che, ahinoi! , forse difficilrnen– una parola veramente illuminata, che non te riuscirà a salvare - non dico le "mas– fosse l'inganno e la menzogna di un se" -, ma perlomeno l'anima sua. "discorso" di propaganda, fa scoppiare le Sono uno zingaro troppo cattivo, signo- bombe. re? Terrorismo? Misticismo? Untorelli? Gianni De Martino

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