RE NUDO - Anno IX - n. 62 - febbraio 1978

RECENSORI E CENSORI Sia,:no zingari. signore? Controprefazione al libro di Andrea Valcarenghi E' uscito un libro di Andrea (Non conta– te su di noi, Ed. Arcana, pp. 167, L. 3.000) che cade come il cacio sui mac– cheroni più o meno macrobiotici del nostro attuale 'dibattito' sulla spiritualità e sulle altre balle e/o cose vere di cui si è tanto parlato in questi anni. Il formaggio si presenta come una raccol– ta di note critiche su: movimento giova– nile, violenza, politica, ideologia, sessua– lità, droga e· misticismo. E - in questo succulento menu - anche il disordine: arimortis, forse quel gas che è sempre fuori posto e che si cerca di nominare e di fissare con parole come desiderio, cor– po, spirito o "sogno di una cosa", ma che sfugge continuamente all'ordine della cat– tùra, della propaganda per la salvezza. I "giochi" sui quali Andrea riflette in questo libro ben cucinato e diviso per "case", come nel gioco dell'oca o della vita, sono i giochi che hanno lasciato il loro zolfo sulla pelle di molti di noi. Il doppio gioco del militante con lo spinello in tasca, ad esempio: una controcultura un po' zombie che "non è riuscita a modificare alla radice la militanza, la concezione della pratica separata assunta come momento complementare alla mili- tanza tradizionale" · Nel tentativo rischioso (e crudele) di smantellare "la rappresentazione della realtà prodotta dall'ideologia dominante, insieme ( ...) alla rappresentazione che noi ab biamo di noi stessi e che vela il nostro proprio d/io", l'autore non esita a lavare in pubblico i panni cacati di Re Nudo (ma non è nudo? ): "Anche il ruolo di Re Nudo in quegli anni e la mia chiusura di Underground a pugno chiuso sono corre– sponsabili per non aver portato fino alle estreme conseguenze la critica radicale alla pratica politica dei gruppi ·della nuo– va sinistra, favorendo così l'illusione di una possibilità d'integrazione che ha ge– nerato per l'appunto il consumismo del militante-che-fuma-come-se-andasse-a-ci– nema-o-a-fare-un-weekend, separando an– cora una volta questo embrione di espe- rienza psichedelica dal lavoro politico". Fatti nostri, come si vede. Errori (certa– mente un errare) sui quali hanno contato vecchie e nuove ideologie, vecchie e nuo– ve religioni. Ma - inaspettatamente - si evidenzia una rottura, si approfondisce una differenza: "Non si tratta di reinven– tare un ennesimo 'modo nuovo di far politica e altro' ma di un ~odo diverso di porsi, di essere, rispetto alla politica, l'ideologia, tutto". L'ADDIOALLEARMI A questa riflessione di Andrea sembra fare eco l'autocritica che stanno facendo oggi i gruppi della nuova sinistra. In un articolo apparso nella Repubblica del 4 gennaio 1978, Silverio Corvisieri (più co– nosciuto come Fratello Corvo da quando Mauro Rostagno gli promise da queste stesse pagine che non avrebbe avuto gli scalpi degli Indiani) scrive: "Per troppo tempo abbiamo dimenticato o trascurato che l'umanità non ~ divisa soltanto ctalla lotta di classe ma anche dalle diversità di sesso, di razza, di nazione, di storia, di cultura. Pe~ troppq tempo abbiamo glori– ficato una razionalità astratta e ...irrazio– nale perché non teneva conto della pro- · fondità della psiche collettiva e individua– le, e cioè delle paure, delle inibizioni, dei misteri che la millenaria storia del genere umano lia trasportato in ciascuno di noi". Questi spifferi d'aria che incominciano a soffiare sulla palude della crisi europea si. accompagnano alle esalazioni provenienti dalla cadaverina della consumazione della politica e del (suo) linguaggio. Dopo il carnevale degli anni sessanta, eccoci in piena quaresima. Una battuta, si dirà. Perché no? Ma aggiungerei: anche il segno che è giunto il tempo di confron– tarsi di nuovo con l'ignoto, con il nuovo che cerca di spuntare, di emergere con il disordine (inquietante, il disordine, non è vero? ) che accompagna tutto ciò che nasce. In periodi di crisi, quando tutto 'lì fuori' RE NUD0/29 sembra un colossale inganno sul significa– to delle nostre vite, il giudizio suggerisce di "andare alle radici", di partire da se stessi: non una 'zona' intima e privata, una riserva di fantasmi, ma un luogo vivo di desideri e di progetti... un sentiero che non conduce all'isolamento, ma a un nesso collettivo più intel).SOe generale. E' un cammino senza strade certe .e non garantito da nessun Ente Spaziale di Ri– cerca dei Mondi Perduti. Molti, per la prima volta, si preparano a questo viaggio senza il conforto di alcuna religione. Era ora! Non facciamone però una cosa lun– ga e noiosa proprio come una quaresi– ma! Stiamo attenti a non cadere in quella specie di fascismo psichico indotto in gran parte dalle ideologie della neces– sità e del sacrificio. Quello che mi sembra che Valcarenchi "contesti" è la riduzione della relazione dell'uomo con se stesso, con gli altri, con il mondo e l'universo ad una piccola idea politica. Diagnosticare questo fallimento non si– gnifica eludere i problemi della società o perdere la formazione e la conoscenza che la civilizzazione ha deposto in noi. Ben altri fattori cospirano contro il senso dell'unità sociale e contro un vivere che sembra oggi sarcasmo o cinismo definire ancora: civile. Il "vivere civile", sembra un'espressione buffa - non è vero? Vi– viamo tra le stragi-di-stato e l'odore di morto fresco nelle piazze, distruzioni di valori, tradizioni, culture in nome del barbarico sviluppo capitalistico. Lo sap– piamo, sono cose che si mormorano in tutti i pisciatoi della Galassia, ma è op- . portuno ripeterle perché ci diranno che siamo noi ad essere sbagliati: "irraziona– listi", "narcisisti", "intimisti" o ''untorel– li" solo perché desideriamo andare al fondo delle cose. "Non metto in discus– sione - scrive Andrea - l'antica verità che l'umanità nuova potrà nascere solo da una società trasformata radicalmente e strutturalmente. Metto in discussione l' uso che abbiamo fatto di questa verità per negare la possibilità di capire le reali esigenze dell'uomo e di noi stessi". La pratica del concrete interiore sepolto sotto categorie (cattoliche e/o marxiste) che non hanno più niente a che fare con i nuovi comportamenti ed i bisogni reali, sta agendo nella storia e nella società mettendo in crisi, trasformando la realtà di molti individui. Così: "quella parte del movimento delle donne che ha saputo resistere alla tentazione di riscoprire nel gioco della politica maschile (istituziona– le o rivoluzionaria), la componente fem– minista, ci ha insegnato che anche dalle quattro mura di una stanza è possibile influire sulla realtà collettiva".

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