RE NUDO - Anno IX - n. 62 - febbraio 1978
di rapporti umani può sfuggire alla loro produzione come "cose", corne "modelli", come "uguali". Molte Comuni urbane si sono accorte a un certo sviluppo della propria esi– stenza di essere delle "isole di produ– zione di rapporti-cose" dove di nuovo si abitava in una "casa" che rendeva anche fisicamente evidente la privatiz– zazione dei rapporti sociali. Il gusto rinasce nella preferenza per le persone, la famigJia rinasce nella suddivisione dei ruoli, la moneta brilla non come arredamento ma come moneta affetti– va: Ja sessualità diventa l'equivalente generale che permette lo scambio dei rapporti. In alcune Comuni questo scambio è proprio teorizzato come "la– boratorio", come "officina" di nuovi rapporti. Questa scoperta della fabbrica dei rap– porti umani, del linguaggio-merce dei gesti-merce, della persona-merce, è sta– ta ciò che ha messo in. crisi l'esperienza della Comune, è stato ciò che ha prodotto la fine di questi "laboratori". E' stata però, una scoperta nuova, per chi l'ha vissuta, della propria intima connessione alla merce e la percezione confusa, ma attuale, di alcune vie oltre la merce. Le Comuni urbane sono finite. Soprav– vivono nella forma della mera convi– venza. Questa convivenza, frutto oltre che di scelta anche di necessità1(data la scarsità degli appartamenti), indica molti fatti nuovi: un ritono a sè, una nuova scoperta del!'.isolamento e della solitudine che ripropone il crinale dove la scelta è per ognuno diversa: la morte, o l'essere fuori e dentro, entrare e uscire'._.Le convivenze sono aperte, si trasfotinano, cambiano: la comunica– zione non è necessaria, è possibile. L'omogeneizzazione dei comporta~ menti non è un fine per nessuno, anzi il v.ero fondamento collettivo è l'esisténza dei diversi che si vogliono (perchè sono) diversi, e dove le diversità entra– no in conflitto e questo non produce una nuova possibilità di comunicazio– ne, si va ognuno per la sua strada. Nello stesso tempo, la convivenza ana– lizza molto più seriamente l'esistenza della "casa" e degli "oggetti". La ten– denza indica che tutto ciò presto uscirà dagli appartamenti e diventerà patri– monio dei palazzi quanto più ci si allargherà fuori dalla fascia del giova– nilismo verso una comprensione della diversità in cui hanno posto in genere gli occasionali inquilini (giovani e vec– chi, e anche quello del terzo piano). La "casa" e gli "oggetti" sono consid~rati non secondari, ma è riconosciuta la loro esistenza la loro necessità e la loro incidenza sulla forma del vivere. Anzi– tutto vanno omogeneizzati (loro sì) e collettivizzàti: non solo una sola lava– trice per le sei persone della "Comu– ne", ma un solo servizio di lavaggio per tutto il palazzo, anche come riduzione del tempo di lavoro necessario nell'in– sieme del lavoro domestico. In secondo luogo, oltre alla socializza– zione dei servizi, la trasformazione qualitativa degli oggetti, il superamen– to del loro essere dati così: e quindi la trasformazione' della "casa" e delle "cose" perchè siano l'ambiente dove è possibile e augurabile vivere insieme e anche nell'isolamento. Non è questo che di per sè supera la "fabbrica dei rapporti", di per sè nulla è agente, nè tutto questo può farci dimenticare l'esistenza fisica della casa, della cosa, della fabbrica, del quartie– re, della città, ma tutto ciò può darci una nuova occasione per metterne me– glio in discussione l'eternità. Non si potrà fare a meno della casa se non· sviluppando a fondo la lotta per la casa, la lotta nella casa e la lotta contro la casa ( come struttura del privato). L. 600 - MeNSILE' - RE NUD0/23 dizioni IG~NA ase a oa9r1e MILANO 80 P/IGIAJE' IGUANASCKiT@ . · LA VEffA JTflf(/ A DEL PA5~ATOR 'C «T ~8 PA6ftJE-9UAORtMEflflALE .. L.1000 STORIA OEL BRIGANTE ~OMRGN
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