RE NUDO - Anno IX - n. 61 - gennaio 1978
RE NUD0/64 • musica Gianfranco Manfredi Zombie di tutto il mondo unitevi Ultima Spiaggia Dopo le esse col sibilo, i comi– zi in dialetto, gli urli di guerra e l'elogio del traffico urbano le rimembranze e gli intorci– namenti d'amor del militante, ecco un cantautore con una bella voce calda e vibrante e dei testi sensati. Quando face– va il redattore di Re Nudo non avevo mica capito che fosse così romantico il Gian– franco Manfredi sotto quel suo umorismo freddo e fulmi– nante. Un cuore grande così. Ma un cuore però, da non confondersi con la coratella. Quando si dimentica del cer– vello e dei giochi surreali che gli combina ("Feto di gruppo con signora"), quando lascia venire a galla la sua storia e la sua speranza e il .ragiona– mento c'è sommesso, come è giusto, allora nascono delle canzoni molto belle e persino un piccolo capolavoro come "Nella.diversità". La canzone sull'ultimo nostro festival del Parcò Lambro ("Un tranquil– lo festival pop di paura") che Gianfranco ha vissuto con noi dal di dentro è il canto del– l'angoscia ed è così straziante e giusto anche perchè non spara giudizi, non assolve e non condanna ma racconta un pezzetto della nostra sto– ria così come l'abbiamo vissu– ta. "Abbiamo fatto il punto e niente è come prima". Il ri- IO e svolto di questo Gianfranco è l'autoironia graffiante delle canzoni della seconda parte del disco. "Più femminista di me ... che ti ho persino regalato quel libro ... Millet, no, Mitchell, ... Mitchum, Willer no quello li.. no la Belotti, quello li... "i-i– prendiamoci le bambine" - Polanski libero!" Le musiche (Claudio Dentes, Ricky Gianco, Claudio Fabi, Giuliano Illiani, Roberto Co– lombo e Gianfranco Manfre– di) sono catturanti e forte– mente ritmate; molto bello il tango di "Feto di gruppo con signora". La chitarra ha la sua importanza. Spesso le musiche "correggono" il lin– guaggio di un testo: penso per esempio a quegli allegri cam– panelli in "Dagli Appenini alle bande" o alla trillante musica di "Modelli"; qualche volta invece accentuano le parole come quel sordo batte– re della percussione che segue come il battito di un cuore tutta la canzone del Lambro. Spesso anche con la voce Gianfranco "corregge" il suo tema: più la canzone è seria e più il tono è ironico; quanto più il testo è umoristico tanto più la voce è straziata. Il messaggio? Non c'è, ci man– cherebbe. No neanche la piat– taforma, però c'è una specie di trampolino. Ascoltatelo be– ne. Al minimo vi posso dire· come secondo me comincia il disco, con una strofa della canzone del parco Lambr(L'Si sta sfasciano tutto, perfino la Teoria, perchè il Nuovo Soggetto pare che non ci sia, e se l'espropriazione significa qualcosa è che la nostra vita è diventata cosa". E come fini– sce, con l'invito che chiude "Nella diversità": "Ama la tua diversità, ama la mia di– versità, non conteremo i san– ti, i ma tiri tra noi, vivi come ti senti e crepa come vuoi. Vivi nella diversità, vivi la tua di- versità, diversi dal presente, ma non un'utopia, diversi e senza storia, verso una storia "mia" ..." The Doors Waiting for the sun Wea italiana m.va . "Ci sono porte che ci separa– no dalla vera Conoscenza". Da questa citazione del poeta inglese "maledetto" William Blake sono nati i Doors nella Los Angeles del '65. Allora Jim Morrison, il can– tante del gruppo, era appena uscito da una celebre "scuola artistica" degli States, la UCLA e, insieme al chitarri– sta Robbie Krieger diede vita ad una delle formazioni più interessanti degli anni '60 in America. Parlare dei Doors significa parlare della teatralità nella musica, degli happenings a volte incredibilmente provo– catori durante i concerti e delle vere e proprie liriche di Jim Morrison. Teatralità che esprimeva ge– stualmente e visivamente, nel caso dei Doors, il messaggio di "conoscenza" che volevano trasmettere, happenings che arrivavano a volte a conclu– dersi con sane masturbazioni "live", tra lo scandalo e lo scompiglio creato nelle "forze dell'ordine" sempre presenti ai loro concerti. Una cosa che lascia sconcer– tati di Morrison è la constata– zione che già nél primo album "The Doors" era come se pre– sentisse la rapida fine, il velo– ce consumarsi di un episodio così bello. Un brano di questo album, "The end" (la fine), diceva: "2uesta è la fine/ amica bel– la/ questa è la fine/ mia amica/ la fine dei nostri pia– ni elaborati/ la fine di ogm cosa che esiste/ senza sicurez– za e sorprèsa/ la Fine?". Jim Morrison moriva di eroi– na nel 1971. In questo "Waiting for the sun" è contenuta una delle sue composizioni poetiche più belle: la "Celebrazione della Lucertola", scritta in origine come composizione teatrale: " ... Io sono il Re Lucertola/ io posso fare tutto/ posso ferma– ·re la terra nei suoi passi/ e far andare via le auto blu/ Per sette anni vissi/ nel libero castello dell'esilio/ giocando giochi strani/ con le ragazze dell'isola/ Ora sono tornato nuovamente/ nel paese dei belli, dei forti, dei saggi/ o figli delle tenebre/ chi tra voi correrà con la caccia?/ Ora la notte arriva con la sua rossa schiera/ ritiratevi nelle vostre tende e nei sogni/ Domani entreremo nella città natale/ Voglio essere pronto". Prima della sua morte, Jim Morrison aveva scritto due volumi: "The Lords" e "Notes on a vision", rimasti ignoti al grande pubblico ma di sicuro interesse per penetrare un po' più a fondo la sua personalità e le sue problematiche esi– stenziali, che sono poi anche le nostre. In fondo, ciò che mi dispiace di più è proprio il non essere riuscito, o forse il non avere fatto in tempo, a conoscerlo che in modo superficiale e, come sempre, filtrato dai ca– nali tradizionali di comunica– zione di massa. Collana Musical Atlas Unesco Collection Emi a.b. Questa collana, curata dal– l'Unesco, presenta una serie di documenti sonori riguar– danti le culture e tradizioni musicali di molti paesi, so– prattutto del "terzo mondo". Ogni disco è corredato da molte informazioni storiche e culturali sulla regione o sul popolo presentato oltrechè d!;!i testi o della spiegazione dèf tipo di musica e degli stru– menti. Finora sono stati pre– sentati parecchi dischi, ognu– no dei quali è specchio di una realtà diversa, fra gli altri i
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