RE NUDO - Anno IX - n. 61 - gennaio 1978
Inghiit'erra o negli Stati Uniti perchè questa parte del testo è svincolata da un senso logico ed entra nel mondo del suono, che è il "dominio" della musica. Re Nudo: Puoi dire che cos'è il suono? J.C.: credo di avere risposto a una domanda simile una volta, mi chiede– vo se il suono fosse semplicemente una vibrazione, ma poi quando abbiamo pensato, ponderato sul fatto che attra– verso la vibrazione abbiamo anche il colore, che ci influenza così fortemente, che anche il colore non è altro che una vibrazione, anche la televisione che è così meravigliosa per così tanta gente (ride e nel bar dell'albergo c'è un televisore acceso a voi urne alto) non è altro che vibrazione ... così, differenti intensità di vibrazione producono suo– no, altre intensità di vibrazione produ– cono i colori e... è... è vicino... a un fatto chimico, a vedere che carbonio, idrogeno e ossigeno ... se hai carbonio, idrogeno e ossigeno e hai anche una vibrazione,... devi dire è parte della vita. Re Nudo: pensi che il suono, in questa organizzazione sociale, in questo modo di distribuzione delle notizie, che il suono oggi possa essere un veicolo di informazione che possa non essere im– mediatamente collegato a qualche cosa di razionale? J.C.: sì penso che tu abbia l'idea giusta. Abbiamo visto che la vibrazio– ne è parte della vita, è così vicina alla vita che non abbiamo nemmeno da capirla hm? .. il problema con le parole, il problema con la politica e tutte queste cose che sono il mondo non dell'esperienza ma delle istituzioni, quelle cose, dipendono da qualche cosa di capibile razionalmente; suono e mu– sica sono invece legate non al mondo del capibile, ma a quello dell'esperien– za. Re Nudo: ho sentito la risposta che hai dato a Ettore Mo sul cibo, mi piacereb– be sentire meglio quello che dicevi. J.C.: negli ultimi otto mesi ho cambia– to la mia dieta, e seguo una dieta macrobiotica e non martgio più pro– dotti sporchi nè zucchero ed è diventa– to importante per me farmi il pane. Faccio il pane senza lievito, in modo da non dover usare melassa o zucchero per coprire il sapore del lievito, quello che si chiama pane non lievitato; il primo che ho fatto non si poteva mangiare ed è semplicemente lavoran– do con la farina, il liquido e un po' d'olio e il sale che incominci a vedere una trasformazione; all'inizio è molto appiccicoso, se suona il telefono non puoi rispondere, devi continuare a fare il pane, alla fine, puoi toglierti facil– mente quello che è rimasto attaccato alle mani e tutto è diventato morbido come il lobo del vostro orecchio, succe– de una trasformazione in questi mate– riali che originariamente erano separa– ti e çhe adesso sono insieme. Ci vuole tra mezz'ora e un'ora per fare il pane, e alla fine mi ha fatto venire in mente (dal momento che lo faccio due volte alla settimana) che deve essere stato il fare il pane che ha dato la struttura a diversi rituali religiosi, non solo nella cristianità, ma anche in altre religioni. Nel fare il pane c'è molto del rito della messa e questo doveva avere un signifi– cato per la gente al tempo di Cristo, perchè. allora ognuno si faceva il suo pane, invece che dipendere da qualche RE NUD0/61 grossa istituzione che lo fa per lui. (ride) ... E' necessaria una specie di quiete religiosa nella casa per fare il pane e ci sono anche molte corrispon– denze con quel movimento di introspe– zione che hai dentro una chiesa. Re Nudo: pensi che nella sua storia futura l'uomo sarà in grado di recupe– rare quell'approccio al suono che è stato degli antic~i? Un approccio com– pletamente naturale e magico? J.C.: penso che se il mondo sarà fortu– nato, non rinunciando alla tecnologia ma portando la tecnologia a u·n punto in cui sembra sparire in modo che la situazione sia, diversamente, di- nuovo naturale, piuttosto di avere tutte le cose vive artificialmente. Penso che quella sia la giusta direzione per la tecnologia: sembrare, non realmente essere, sembrare che stia sparendo, in modo da avere i suoni che arrivano in una stanza da tutti i punti, piuttosto che dagli altoparlanti, hm, come già fanno. Se adesso smettiamo di parlare sentiamo suoni arrivare da ogni punto e la tecnologia dovrebbe andare verso questo stato di naturale complessità. Penso che la natura stessa sia estrema– mente più complicata della tecnologia di oggi. Re Nudo: posso dire che tu che sei considerato il compositore più moder– lo, più all'avanguardia, guardi molto, molto lontano indietro nel tèmpo? J.C.: indietro? Sì. .. (ride) ... sì penso che sia così. Ho cercato di fare dei cambiamenti solo dove erano necessari e ho cercato ogni volta di provare se il nuovo fosse realmente necessario. ( a cura di M. Villa)
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