RE NUDO - Anno IX - n. 61 - gennaio 1978

RE NUD0/56 vita intera della gente. Così, come il movimento dei dete– nuti, anche quello dei disoc– cupati conosce momenti di ri– flusso, ma sono momenti. E momenti di autocritica e di spietata lucidità come in que– ste parole di Gennarino Espo– sito, di 26 anni: "lo mi sono iscritto al movimento dei di– soccupati, ho provato a fre– quentarlo un poco. Ma non me la sento di frequentarlo. Perchè per me stare là dentro è come se vedessi ancora la gente di tanti anni fa; a me mi piacciono, per carità, li vorrei frequentare, però vedo sempre le stesse !agnazioni; a me piace stare da solo, perchè stando in mezzo a questa gen– te è come se vedessi sempre le stesse cose di quando ero creauturo, di quando ero pic– cirillo, cioè sempre gente che si lamenta, come se stessimo dentro a un collegio. Certo vorrei che tutti quanti andas– simo a lavorare, stessimo con– tenti, che ·ci aiutassero, io vedo sempre sofferenze, in– somma: una volta i disoccu– pati delle creature e· ora i disoccupati dei grandi,'e allo– ra mi dà fastidio. E' bello per la gente che rion li conosce, che non li vede, per la gente che li vuole aiutare; mi piace sentirli, devi vedere come sono orgoglioso quando li sen– to, ma a stare là in mezzo mi sento come tirato da qualche cosa, tirato da quando sono nato, e mi viene un terrore". Siila Ferradini I fiori chiari La Scimmia Verde ed. L. 2.000 Provate ad immaginare la storia del movimento Beat a Milano vista (si fa per dire) da un "ex contrabbandiere, ex pianista, ex meccanico, ex guidatore di taxi, attualmen– te scultore in marmo e ac– ciaio", in attesa di diventare ex scrittore. Cosa sarà mai? Sarà il "romanzo - documen- to" dal titolo gentile "I fiori chiari" (visto che anche gli scultori in marmo e acciaio sanno compiere delle legge– rezze, a volte?). Peccato che il linguaggio del Ferradini sia un po' pesante, un po' fallocrate, un po' fasci– stoide. Ogni tanto se la pren– de con i "culi". E perchè se la prende con i "culi" questo ex tassista che però ha viaggiato anche in treno "in Germania, Inghilterra, Grecia, Francia, Bulgaria, Svezia, Danimarca, Juogoslavia, Turchia e Ca– stelpunson?" Semplice: il culo "si pettinava da donna". La donna della quale sembra essersi innamorato (la incon– tra a una fermata del tassì, si capisce): "non aveva veli né foschie da nessuna parte, ba– stava guardare e si vedeva tutto, lei non era una donna, e lei nemmeno desiderava es– serlo, considerarla una donna era una limitazione umilian– te ...". Chissà perchè, il Ferra– dini non ce lo dice. Per dircelo dovrebbe fare uno sforzo, do– vrebbe pensare, e questo non gli piace troppo: " ... forse il pensiero è una sega mentale ... allora pensare è borghese ...". In fondo è un uomo semplice: quando sente parlare in ita– liano s'incazza e ce lo dice a modo suo: " ... altro che socie– tà tecnologica, Marcuse la chiama società tecnologica, perchè è che anche lui è uno storpiato educato incravatta– to professore del cazzo, se fos– se un uomo libero la chiame– rebbe anche lui 'società di merda' ...". Insomma, si va avanti così per ben 140 pagine di puntini sospensivi. Niente di male, in tempi un po' punk. Attenzione però a non fare di ogni erba un Fascio. Nel rifiu– to di accettare certe distinzio– ni c'è il pericolo di grossi equi– voci. Volete un esempio? Cer– ti topi di fogna sono solo la caricatura della talpa rossa. Non è una questione ideologi– ca o strettamente politica, è una questione di sensibilità. Non abbiamo molto in comu– ne con chi ruotava attorno– Mondo beat e faceva discor– si del genere: "Camerati, dob– biamo riformare l'istituzione della scorreggia ..." Il fatto è che a Mondo Beat confluirono tutti i ribelli, an– che quelli che cercavano di contaminare il movimento con una sottoscrittura di de– stra che abbiamo sempre re– spinto. Insomma li considera– vamo idioti, sì, ma di famiglia. I

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