RE NUDO - Anno IX - n. 61 - gennaio 1978
81 PAESI BASSI BELGIO GERMANIA GRAN BRETAGNA ITALIA LUSSEMBURGO SVEZIA FRANCIA DANIMARCA RE NUD0/29 16,5 abitanti per ettaro agricolo 11,8 abitanti per ettaro agricolo 7,8 abitanti per ettaro agricolo 7,2 abitanti per ettaro agricolo 5,5 abitanti per ettaro agricolo 5,0 abitanti per ettaro agricolo 2,9 abitanti per ettaro agricolo 2,7 abitanti per ettaro agricolo 1,8 abitanti per ettaro agricolo Sono dati abbastanza impressionanti: ben quattro paesi su nove, in Europa, si collocano ad un livello demografico superiore rispetto l!. quello cinese. Ne consegue che il· formicaio umano è l'Europa, molto civile, molto progredito, serio e rispettabile ..Non la solita India dei luoghi comuni sul l_"apportotra povertà e densità di popolazione. Possiamo chiederci se esiste veramente, oggi, un problema demografico, e quali siano i suoi esatti contorni. Impostare infatti solo sulla demografia il discorso relativo alla felicità dell'uomo, appare un'operazione bieca ed irrilevante. Bisogna innanzitutto precisare una cosa: se, da un lato, non è possibile affermare che basta contenere l'incremento demo– grafico per ottenere una condizione di benessere sociale, dall'altro lato non è neppure possibile ignorare il problema, in quanto esiste un livello di densità di popolazione oltre il quale non ci sono più soluzioni politico-sociali possibili. Ed a questo livello, più o meno, ormai siamo arrivati. Prendiamo l'Europa. L'unica possibilità di sopravvivenza, per una società così sovraccarica di gente, era costituita - fino a pochi anni fa - dallo sfruttamento int~nsivo dei paesi del "terzo mondo": se siamo in troppi per poter essere ricchi, basta che andiamo a rubare in casa altrui, ed ecco ristabilito l'equilibrio. E' la logica dell'imperialismo, che ha tenuto in piedi i paesi europei finora, con la complicit~ esplicita o implicita di tutte le forze politiche e di tutte le classi sociali. Ma da un po' di tempo, le cùse sono cambiate. Le nuove borghesie e burocrazie africane, asiatiche, sudamericane, hanno scoperto che è molto più comodo sfruttare in proprio le classi proletarie locali, anzichè lasciare che a sfruttarle siano i paesi industrializzati. E così gli arabi ci hanno tagliato i rifornimenti di petrolio, aprendo una crisi di portata storica. La mucca del terzo mondo tira calci quando andiamo a mungerla. E sono guai. Guardiamo l'Italia: nel 1936, appena prima della guerra, eravamo 43 milioni. Dopo la guerra, nel 1951, siamo saliti a 47 milioni. E' cominciato il cosiddetto miracolo economico, e ci siamo messi a sfornare figli al ritmo di 900.000 all'anno. Dal 1951 al 1971 siamo cresciuti di 7 milioni secchi, oggi siamo vicini ai 60 milioni. Tanto, potevamo rubacchiare a destra ed a sinistra, senza preoccuparci troppo, e risolvere i problemi del nostro "benessere". Ma adesso, nel 1977, i nodi cominciano a venire al pettine. La nostra borghesia non si è prapara_ta in tempo alla nuova situazione, in cui rubare al terzo mondo si è fatto più difficile, e quest'anno è cominciato il macabro balletto delle "listeJpeciali per l'occupazione giovanile", balletto che, negli anni futuri, si farà sempre più pesante. Ogni anno, un'ondata di nuovi giovani in attesa di prima occupazione, e senza nessuna possibilità reale di trovarne una. E' il risultato di un errore politico, o di un errore demografi– co? Indubbiamente, di tutte e due le cose. Una corretta politica economica, di sviluppo ordinato, avrebbe reso meno drammatiche le cose, avrebbe creato le premesse per l'ade– guamento morbido alla nuova situazione che si va creando. Tuttavia, la situazione si sarebbe fatta difficile oggettiva- ,,mente, se non' oggi, tra cinque o dieci anni. Più di cinque stomaci per ettaro di seminativo sono oggetti-
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