RE NUDO - Anno IX - n. 61 - gennaio 1978
RE NUDO/10 pravvivenza e della neccessità del sacri– ficio a un disciplinamento totale (il silenzio) di stato. La dissidenza sovieti– ca va considerata proprio per aiutarci a rompere la famosa maiuscola del marxismo. E' da 200 anni che la filosofia tedesca hegeliana (il vostro partito è più hege– liano che marxista) e poi il marxismo hanno educato le masse a identificarsi con lo stato, e questo metodo di educa– zione è quello che si ritrova in Russia, qui, ma è anche quello usato dagli americani in Vietnam, quello che ha diviso la · popolazione, sradicando il contadino dalla sua terra, rompendo le relazioni familiari. Il terrorismo potrebbe essere visto come elemento che divide, rompe la comunicazione tra la gente, le relazioni di fiducia: in questo fa anche il gioco del P.C.I. che lo usa come arma. Più la gente ha paura e più non comunica, più si affida allo stato per comunicare e più questo si consolida. E' proprio su questo sistema di tabula rasa della comunicazione, di guerra all'interno della società (idea della filosofia tede– sca che segue il modello della rivolu– zione francese) che lo stato impone la pace e l'ordine con la formula del "bene comune". E' di questo che Gramsci parla quando teorizza l'ege– monia culturale della classe. La dissi– denza sovietica ha però dimostrato che le relazioni tra la gente non si rompono mai del tutto. Il terrorismo di stato non riesce mai fino in fondo a uccidere completamente la lotta di coloro che, anche se a caro prezzo, vogliono pensa– re con la propria testa e sentire con il proprio cuore senza riferirsi a un comi– tato centrale. E' così che si organizza l'autodifesa della società, come dicono i polacchi, contro lo stato. Dalla dissi– denza sovietica impariamo che non c'è più l'alternativa tra rivoluzione e rifor– mismo, che non si tratta più di prende– re lo stato nè con i voti nè con i fucili, ma di difenderci qui e ora contro lo stato. Il problema non è più che la cuoca diventi Stato, come aveva pro– messo Lenin, ma che abbia le armi per difendersi contro lo stato; queste armi sono la possibilità di comunicare oriz– zontalmente con la gente contro il monopolio ideologico. . Franchina: non credi che sia il rappor– to di produzione capitalistico a deter– minare le relazioni sociali, l'essere dello stato e il rapporto stato-società. Glucksmann: no, la relazione tra stato e società non deriva dalla produzione, ma la precede. Quando si parte dall'e– conomico, per la concezione liberale, lo stato farebbe parte della infrastruttura della sfera dello scambio e delle merci. Per il marxismo lo stato ne farebbe parte in quanto sovrastruttura. Storicamenteperò non è successo così. Nell'Est come all'Ovest lo stato ha addomesticato la forza lavoro educan– do il contadino a diventare operaio, martirizzandolo. E' lo stato che deter– mina l'economico. Quando si pone la storia dell'economia dello stato si arri– va ad una astrazione di origine libera– le, ripresa e poi complicata d~ Marx, che è una falsa partenza, fin dall'inizio. Ne vediamo le conseguenze nei rappor– ti Est-Ovest. Negli anni 60 sia la destra che la sinistra avvrebbero detto che lo ri0ettore. Il principio di Marx è ch_e esistono relazioni di scambio economi– co e come riflesso ideologico i diritti dell'uomo. Idea folle perchè vediamo t~t~i che ci possono essere paesi capita– listi, fascisti, socialisti, dove allo stesso modo i diritti non esistono. Questi sono per me il risultato della lotta degli oppressi di diversi strati della popola– zione, anche di alcuni strati privilegia– ti, contro lo stato .. Non c'è niente di meccanico in questa lotta, ma un possi– bile programma che unisce Ovest e Est. Stefano: non pensi che bisogna cam– biare la fabbrica? Abolilrla? Parigi,. maggio 1968: Prendi i miei desideri per la realtà, perchè io cred scambio economico avrebbe liberaliz– zato l'Est. Installare un complesso Fiat veniva teorizzato come restaurazione dei diritti dell'uomo. Invece ciò che sappiamo da sempre è che tra scambio economico-fabbrica e diritti dell'uomo non vi è relazione, come da base a sovrastruttura o come da riflesso a Glucksmann: la storia di questi due secoli è storia delle lotte operaie che hanno introdotto poco per volta, colpo su colpo, il diritto di sciopero, di associarsi, di comunicare, e non la storia di decreti e dichiarazioni (Pino– chet e Breznev sono ugualmente bravi a firmarli).
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