RE NUDO - Anno VIII - n. 60 - dicembre 1977

Staccava anche un più preciso mecca– nismo di identificazione con "culture" commerciali (musicali) anglosassoni. Nell'Estate del 1971 "Per Voi Giova– ni" (allora l'unico programma su scala nazionale - e le radio private non c'erano - che si occupasse del settore della produzione musicale internazio– nale pop) passava dalle mani del "vec– chio" Renzo Arbore a quelle dell'allora ancora teen-ager Paolo Giaccio. Questo significava attenzione alla pro– duzione inglese e americana e uno spazio a disposizione della nascente produzione italiana. Il meccanismo si avvia abbastanza velocemente e Fran– co Marnane dava inizio a una brillante carriera di importatore di spettacoli musicali pop del grande giro interna– zionale - più o meno gli stessi che, via disco, passavano per l'etere ogni pome– riggio dalle 15 alle 17 sul primo RAI - perfezionando nel contempo la sua attività di produttore-manager di gruppi locali cominciata con grande successo qualche anno prima con la Formula Tre di Radius Lorenzi e Cico. Il nuovo gruppo strutturalmente orga– nizzato per percorrere il nuovo circuito di stadi, teatri e - anni dopo, insperato, di feste politiche - era la Premiata Forneria Marconi insuperato modello di organizzazione del lavoro. Lo sviluppo che i festival hanno avuto, dal 71 al 76, è stato parallelo a quello della musica "pop" italiana - sia quan– titativamente, per il segui"to numerico, da 10 a 100 mila - sia qualitativamen– te. Dalle esibizioni più che altro spon– tanee del 71 si è passati al megafestival di "artisti" ormai noti, ma, di fatto incapaci di catalizzare l'attenzione del pubblico su binari utili. Al Parco Lambro '76 - fotografia fede– le di una realtà giovanile - dal punto di vista dello spettacolo, del mondo degli affari discografici era in corso un cam– bio della guardia, stavano per scattare dei meccanismi che avrebbero portato nell'arco di pochi mesi i cantautori di sinistra ad essere, come genere, una delle merci guida del mercato. Tra il 76 e il 77 Guccini, Bennato, Vecchioni, Finardi, Branduardi ("ma non è di sinistra") e altri sono diventati personaggi da rotocalco. Il mercato dei minorenni è cambiato, o meglio, nel mercato dei minorenni c'è, oggi, un enorme spazio per questi prodotti; radio private, la RAI, giorna– li specializzati e non, informano detta– gliatamente, i giovani ascoltano, ap– prezzano e comprano, molto. I tentativi negli anni passati per orga– nizzare un "circuito alternativo", di cui molto si è parlato e non poco fatto, sono serviti, in ultima analisi a far sì che il PCI si accorgesse dell'esistenza di questo settore nuovo di produzione discografica per rinnovare l'appeal del– le feste dell'UniLà ~01,tribuendo non poco, le feste dell'Unità, al lancio in grande stile del nuovo genere. Questo a grandi linee un percorso industriale, di mercato fatto in questi anni dai prodotti indirizzati verso il pubblico giovanile. Culturalmente, l'opinione di chi scrive - opinione che sarebbe interessante verificare con altri interventi sulle pa– gine del giornale - è che, oggi, global– mente il fenomeno del pop italiano in tutte le sue diverse manifestazioni, ab– bia un valore che, più che nullo, è di fatto negativo. La musica leggera di sinistra oggi è un buon affare; il piano su cui si dovrebbe spostare il dibattito, l'intervento culturale all'interno dei mezzi di informazione democratici, è quello della gestione dei caµitali che vengono messi in circolazione; in paro– le estremamente povere i soldi che i giovani compagni danno alle case di– scografiche devono tornare ai giovani compagni sotto forma di espressioni musicali che, come si diceva, ricerchino profondamente una propria comunica– zione e non, invece, facciano, di tutto per adeguarsi al gusto corrente; questo anche se, come anche è, l'interesse del pubblico oggi come oggi nei confronti di queste espressioni "diverse" (e che sono le uniche "espressioni") è estrema– mente relativo. La musica - intendo dire la musica- ha la possibilità e la capacità di toccare sfere di comunica– zione mentale collettive che non ha riscontro in altre espressioni se non nella danza (che è musica). La sua capacità magica è di poter essere priva di riferimenti razionali - di comunicare attraverso meccanismi che non sono quelli che la società indu– striale organizzata ci impone. I veli intellettuali della società organizzata ci fanno associare la parola musica a ulteriori definizioni come quella "leg– gera" e ci spingono fino a perdere tempo a parlarne di questa "musica leggera"; è importante, perchè tutto il tempo passato a parlare di "musica leggera" è tempo tolto all'ascoltare musica, al farla. L'industria vende dischi. Può vendere qualsiasi cosa· dentro ai dischi, porche– rie o musica, indifferentemente. Sap– piamo bene che la. produzione del grande capitale discografico è, oltre che vorace, ideologica e che le multina– zionali del disco lavorano per la schia– vitù intellettuale dei popoli e non per la loro liberazione. Chiediamo che chi - da noi, sul nostro mercato fa i soldi con i cantautori, si •muova nella prospettiva di operare in una società - vogliamo molte utopie - in cui•non ci sia nessuno cosi scemo da -andare a sentire i cantautori e dove se qualcuno voglia sentire della musica vada piuttosto alla Scala o in un altro teatro vicino a casa sua. RE NUD0/59 Il preambolo, l'introduzione - molto lunga - (volutamente) riassumeva il percorso da quindici anni dell'indu– stria discografica grande e piccola ver– so il mercato giovanile. Ora, almeno nel 1977, considerando che i dischi costano cifre insostenibili e consideran– do che sarebbe il caso, se vogliamo essere compagni, di dare un t;aglio a tutte le sottocul~ure, anche quelle che sono nate da noi, io credo che sarebbe meglio spendere le 5.000 lire per qual– che cosa di duraturo, qualche cosa che dica e che comunichi anche nel tempo, che non siano dieci canzoni ben confe– zionate che durano fino all'arrivo delle prossime dieci. Fra l'altro, come era stato segnalato in qualche recensione, esistono in com– mercio ormai centinaia di dischi •di musica classica che costano tra le 3000 e le 4000 lire e sono, non tutti, per lo più eccellenti. Queste due pagine dal prossimo mese saranno dedicate a suoni diversi da quelli che vengono prodotti con scopi commerciali. Musi ca classica di tutte le epoche - il patrimonio etnico di tutti i paesi, documentato anche questo molto bene, decine di dischi a cui si rimane legati per sempre, che hanno messaggi che non si consumano mai perchè sono "nel" tempo - tutte le ricerche dei contemporanei. Lo spa~io è sufficiente per aprire un discorso che sarebbe bello, una volta tanto fare veramente insieme. La ma– teria su cui confrontarsi - i suoni - c'è ed è tale che incanta chi ci si avvicina con disponibilità. Molti lettori penso avranno dischi bellissimi che pochi conoscono che vorrebbero far conosce– re ad altri; se scrivono e ne parlano lo spazio è anche per loro. La musica appartiene a tutti.

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