RE NUDO - Anno VIII - n. 60 - dicembre 1977
2500 Mq di coltivazione· di fagiuoli, fave, piselli, pomodori. Siamo intorno ai tre ettari complessivi (30.000 metri quadri) cui si deve ag– giungere un'area di bosco e di frutteto, per altri due ettari circa. Vediamo come funziona il meccani– smo basato su questo modello di picco– lo podere agricolo. Da parte animale avremo una produ– zione annua di circa 10.000 uova, 1.200 litri di latte (parte dei quali da trasformare in formaggio da stagiona– re) nonchè 6-8 capretti, una decina di maiali da 150 Kg. ciascuno, ed una trentina di capi di pollame per consu– mo carneo. Da parte vegetale avremo tutto quanto serve al gruppo per la propria alimen– tazione, con la sola esclusione della farina di frumento e del riso, e tutto quanto serve per. l'alimentazione degli animali, con la sola esclusione di cru– sca, un po' di avena ed un po' di <<panello>> di soja. Possono essere vendute parte delle uova (che, si tenga presente, non servo– no soltanto per il consumo diretto, ma vanno a finire in gran parte nella preparazione di pasta), praticamente tutti i maiali, e tutti i capretti. Il fabbisogno di carne del gruppo è ga– rantito dal pollame e da insaccati (salumi) ottenibili a parziale cambio– merci con i maiali ceduti. Occorrerà comprare all'esterno, nel– l'arco di un anno, circa 50 quintali di crusca, 5 quintali di panello di soja, 5 quintali di avena (per l'alimentazione animale), e 5 quintali di farina di frumento, più 2-3 quintali di riso (per l'alimentazione umana). Questo sistema !llinimo di scambi con l'estero - in ,netto attivo sul piano commerciale - è necessario in quanto coltivare frumento e soja in quantità sufficienti presuppone un lavoro molto complesso ed antieconomico in un po· dere delle dimensioni indicate, e colti– vare riso rappresenta spesso un'impos– sibilità pratica se non si è in zona di nsa1a. Il modello di podere che abbiamo indicato, tipico di una tradizione agri– cola millenaria, consente non soltanto una pressochè totale indipendenza ali– mentare, ma permette persino di otte• nere un modesto reddito per coprire le spese di manutenzione e di approvvi– gionamento di energia, e per acquista– re beni di consumo secondari. Una variante può essere costituita dal– l'eliminazione dei maiali, il che abbas– sa considerevolmente la quantità di lavoro necessaria per fa1·eandare avan– ti la baracca, ma in compenso fa scendere in modo notevole anche il reddito globale. Una seconda vàriante può essere costituita dalla sostituzione delle 4 capre con un paio di mucche, adatte anche per il lavoro nei campi, ma è bene iniziare con le capre che sono più facili da accudire. Il "segreto" del meccanismo descritto sopra è costituito dal fatto che la fattoria è pienamente autosufficiente - salvo una frazione minima d'inter– scambio • anche per ciò che concerne l'alimentazione animale, oltre che per quanto riguarda l'alimentazione uma– na. Rinunziare a questo principio, en– trando nella logica degli scambi, può sembrare "meno faticoso", ma com– porta necessariamente l'esposizione ai ricatti della società commerciale e mer– cantile, ricatti efficacissimi per rendere antieconomico il lavoro. La regola principale da rispettare è quella del comprare il meno possibile - perchè tutto quello che si compra costa carissimo - e di vendere il meno possi– bile • perchè tutto quello che si vende lo si finisce col vendere a prezzi bassis– simi, grazie al sistema parassitario delle intermediazioni. · Ma quanto comporta, in termini di lavoro, tutta questa faccenda? Partiamo dal presupposto di utilizzare unicamente le braccia, senza l'ausilio di mezzi meccanici. Una persona sana e priva di allenamento adeguato può, mediamente, vangare come si deve una decina di metri quadri di terreno all'o– ra. Con la pratica ed il rafforzamento dei muscoli, questa quota può natural– mente essere superata molto largamen– te. Per vangare un ettaro, che sono diecimila metri quadri, occorre quindi che un gruppo di tre persone scarsa– mente allenate, ma volonterose, lavori per circa due mesi e mezzo. Gli ettari da vangare, nel caso del nostro modello agricolo, sono un paio, per cui tre persone, per la sola vanga- second©; alcuni autori, é pos:= sibile produrre. ibridi. vi tali 1a10mo-capra, grazie a tecniche moder~e di allevamento RE NUD0/45 tura, impiegheranno circa sei mesi. Poi ci .sono le altre operazioni: semina, diradamento, operazioni di diserbo, cure colturali varie, raccolto. E il tem– po necessario per accudire gli animali. Come si vede, finchè non si è raggiunta una buona capacità di vangare con ritmo e muscoli adeguati, tre persone rimangono impegnate a tempo pieno nell'attività produttiva. Una volta, pe· rò, affinate le tecniche, e con un terre– no ormai ben preparato dalle prece– denti lavorazioni, il tempo-lavoro può diminuire in modo notevole, lasciando così spazio ad altre attività. La fase più dura, ovviamente, è quella in cui s'inizia, quando si scopre che la terra è molto in basso, che la schiena s'indolenzisce con estrema facilità, e che le cose tendono ad accavallarsi, creando problemi a catena: è meglio, quindi, cominciare per gradi. Per esempio, cominciare con una cin– quantina di capi di pollame, con una capra sola, e senza maiali, e rassegnan– dosi, per i primi tempi, ad acquistare fuori le derrate necessarie per l'alimen– tazione animale e per parte dell'ali– mentazione umana. L'orto, invece, de– v'essere impostato immediatamente già nelle dimensioni definitive, altri– menti non si riuscirà mai a mettersi in movimento nel modo giusto. Bisogna anche tenere conto del fatto che i primi risultati, in termini di cibo prodotto, arrivano circa sei mesi dopo l'avvio delle operazioni (a rrieno che non si subentri alla conduzione di un podere già perfettamente avviato e funzionante), e che quindi occorre tro– vare qualcosa per coprire il "buco" di mezzo anno, in cui si lavora molto per non ottenere in cambio quasi niente. E' probabile che questa prospettiva raffreddi molti entusiasmi e molte illu– sioni: ma nessuno ha mai affermato che fare il contadino è un mestiere
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