RE NUDO - Anno VIII - n. 60 - dicembre 1977

e psichiche o sono state rese completa– mente incapaci di provare piacese ses– suale, o vengono semplicemente bolla– te come "frigide" (cioè incapaci di avere il cosiddetto orgasmo vaginale) - ma la maggior parte non lo sarebbe se avesse rapporti sessuali diversi. Nondi– meno fanno l'amore con gli uomini e spesso simulano l'orgasmo perchè si sentono costrette a farlo, o per acqui– starsi amore. IL matrimonio avviene quasi sempre in mo– menti in cui le donne sono sole e scoraggiate. Col matrimonw cercano di acquistarsi un pò di sicurezza e di affermazione. Esso è la fuga da un mondo esterno estraneo e proibito in un mondo interiore che non può mantenere ciò che ha promesso. Quello che più sconcerta le donne è il terrore della norma. Se non vogliono fare l'amo– re con il marito tutti i giorni, se non hanno l'orgasmo, se non· si sentono realizzate nel lavoro domestico e nell'e– ducazione dei figli - il ritornello è sempre lo stesso: non sei normale. Questo soprattutto in campo sessuale, in cui alle donne sfugge il controllo delle norme tanto sbandierate. Devono ac– cettare quello che dicono gli uomini e i mass media. A i loro occhi un 'Jallimento" sessuale è uguale a un fallimento totale, perchè la loro identità passa primariamente attraverso la lorofunzione di essere sessuato. (Anke L. nella sua fase di frigidità: 'Mi sentivo un individuo di seconda classe. Mi dicevo: puoi fallire tutti i tuoi esami ma questo lo devi superare.") A questo punto le donne che spesso da bambine erano molto sveglie sono state ridotte da tempo a "l'sseri relativi" (Simone de Beauvoir). Ormai concepiscono se stes– se solo in i;elazione all'uomo, investono tutto nella sua esistenza e nella sua carriera e si arenano senza più speran– za. La subordinazione e la repressione cui sono esposte Je conducono a malat– tie (come ad esempio nel caso di Ir– mgard S., affetta da sindrome della casa– linga), e alla follia (come nel caso di Rita L., affetta da schizefrenia). Anche le donne non sposate, sul lavoro, non sfuggono alle incertezze laceranti del ruolo femminile. Corrono affanno– samente da una scena all'altra e spesso scontano il relativo successo professio– nale (cioè in un campo dominato dagli uomini) con la sottomissione nella vita privata, soprattutto nel campo sessua– le. Tutte I e donne sm;;a eccezioni vivono il loro primo orgasmo, se mai lo hanno, soltanto in una situa:;;ionein cui l'oggettiva superiorità dell'uomo è mit([{ala da un rapporto difor:;;a favore1 1 ole alla donna. Questi uomini ven– gono infatti descritti come "dolci", ·'insicuri" e· '·non esigenti_;, Cioè tutti ~li uomini con cui le donne riescono a vivere una sessualità soddisfacente so- Gino o no, in senso pos1t1vo, "non maschili." Più un uomo si comporta in modo maschile e potente, e più diminuiscono le probabilità che la donna sia sessualmente soddisfatta. Tutta questa importanza data alla potenza maschile è dunque priva di fondamento, almeno per quanto ri– guarda i rapporti eterosessuali. Dob– biamo chiederci a chi serve - non certo alle donne. Un fattore importantissimo per una sessualità soddisfacente è l'integrazione del coito con altre pratiche sessuali (affettuosità oro-genitali e manuali). Nessuna delle donne che parlano esplicita– mente· delle loro pratiche sessuali ha un cosiddetto "orgasmo vaginale," cioè dovuto esclusivamente all'introduzione del pene in vagina. Le possibilità di un colloquio fra due patner sulla sessualità della donna non si basano mai su una presa di coscienza da parte dell'uomo, ma sempre e solo su un reale s·postamento di potere a favore della donna: successo sul lavoro o discussioni con altre donne che la incoraggino e la rassicurino... (Sonia S.: "Mi ero infatti convinta che con le parole non si capisce e non si cambia niente. Molte cose migliorano soltanto di fronte a dei fatti, come ad esempio quando ti rifiuti.") So/tanto le donne che si trovano in un processo attivo di emancipazione riescono a discutere con i loro uomini della propria sessualità. (Senz'altro questo è dovuto soprattutto al fatto che queste donne, anche se ancora incerte, non hanno troppa pau– ra di seccare gli uomini con le loro ,richieste, nè di perderli.) Aumentando la coscienza di se stesse, PSSe esistenzialmente non dipendono più tanto dal rapporto con un uomo. Inoltre queste don– ne hanno sempre delle amiche con cui possono parlare dei loro problemi e che le rafforzano. I complessi di inferiorità e i sensi di colpa che permangono nella donna sono prefondamente paralizzanti; esse si ritengono colpevoli di tutto: della propria "frigidità", della "sua" impotenza, dei disturbi del com– portamento dei bambini, di tutta que– sta miseria. Esse credono che tutte le altre ce la facciano, che solo loro non hanno l'orgasmo, solo loro sono cattive madri e casalinghe insoddisfatte, e che solo loro non sono donne emancipate che hanno un lavoro. Quasi tutte le donneprovano paura e diffiden– za nei corifronti del proprio uomo. (Renata A. a proposito di un aborto prematri– moniale: "Non ne ho mai parlato con nessuno, nemmeno con mio marito: tanto lui lo userebbe ancora una volta contro di me - no, no, non glielo dirò mai." Gitta L. "Temevo che mio mari– to un giorno potesse reagire male, dato che non sapeva controllarsi; non gli ,,- SAVELLI - .

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