RE NUDO - Anno VIII - n. 60 - dicembre 1977

RE NUDO/20 degli espropri (prima del La mbro 76) era una fuga da sè, dalla propria condizione, o quando vi dicevo (ti ricordi Massimo, Andrea) di stare at– tenti al "superamento della coppia" perchè non era la coppia, cioè non era il rapporto a due ma la costruzione intorno, che non serviva più; e che un esercito di amanti poteva ·benissimo perdere di fronte all'intensità di un solo rapporto e che del resto tutto può andare bene l'esercito di amanti · solo rapporto (o male tutti e du asta non teorizzare. Sarebbero ti spunti non peggiori di altri per minciare f noi in modo autonom , senza "esper i in spiritualità" e se a deleghe, parteQ– do dai nostri i gni e dalle nos~re capacità, un I oro comune di anaJisi interiore olt che di analisi s ciale. Ancora mi chiedo perchè sono caduti nel vuoto E ades molti hanno riscopertp la sacrali del rapporto d'amore m~gari perch' l'ha scritto Cooper o perchè final en,te ci hanno sbattuto la na ata con ro. Ma, e questo mi preme sotroli– ne re, quest cose che io dicevo non Q1~ le ro sognate di notte, rana il provv· s isultato dei conti con la mia vita, la mi analisi interiore. fa il mio ere che di o ra già. politic~ La politica arebbe t}epe ita. Perch ? Leggo sul rossimo ibro di Andr ar che la politica sarebbe ~a organizzare "i bisogni e i desideri gli ~Itri in ece che i propri" e che "la politica diventando lavar alienato lic'i-ta la richiesta di estraneazione i tuoi bisogni o desn:ieri" e ancora '·n realtà l'ideolog1a dominante fa si c e o gi la politica sia diventata terre- n d icomposizione dei conflitti socia- li be ella .loro espressione sarebbero div ntat antagonisti ad ogni ricompo– sizi e. La ·RO itica anche nella sua varia: te rivoluzi_onaria riscopre cioè un r lo che nella sostanz .diventa · idealo ·a della ricomposizione delle contrad "zioni". Ma perchè quando solo un a no fa ho detto che bisognava.., · fare un co ronto teorico frac noi, per– chè, tanto pe fare un esempio, per me non esisteva p · • un soggetto politico rivoluzionario, maggioranza dei compagni di Re o mi ha guardata severamente dicendo 'non ci risu ta"? Poi di colpo è risultato he non solo non c'è più il soggetto po rt· o rivolu– zionario, ma non c'è più nea be la possibilità di una pratica politica. 'L politica è deperita" ma quale politica? '"Tutta - mi ha risoosto Andr\':a - ogni pratica politica finora spenmentata finisce a funzionare da mediazione e a non trasformare nella sostanza i rap– porti fra le persone e le cose". E questo è il primo guaio. Il secondo è che la politica sarebbe sempre stata "organizza're i bisogni e i desideri degli altri invece che i propri". Conseguènza: necessità di una critica oteca G. o Sian o radicale teorica e di un allontanamen– to dalla pratica politica oltre che di approfondimento della ricerca interio– re. E io non sono d'accordo. 8 - Prima di tutto non sono d'accordo nel sostituire la ricerca interiore alla politica come se fossero due cose alter– la a g p al pratica indi duale. lo ere il nostro es umani sia un continuo @ntraree uscire da sè, • conoscere se stess· e poi un ricono~i nègli altri, dove pratica e sociale inevitabilment si mtersecano e si fondono. Può anche essere che le o e attività non si incon– trino: quando la pratica s<>cialeè alei– nata, o vi9'Y come imperativo mora– le, o com moda o come routine o come professione o· come ambizione - e anche quando la pratica personale di ricerca interiore è vissuta come allonta– namento dagli altri. Ecco allora perche non s no d'accordo sulla alternativa fra pvatica po.litica e pratica personale. Per,chè se non vivia– . o m modo schizofre ·co le due di– m sioni, le due dimensioni ci pensano loro a ·n ontrarsi. C rtamente a mio parere una elle a e non basta. Il rigore di comportamento non basta anche se è molt impo ante e molto difficile e anchey3e dire qu to sembra presuntuoso. E rse invece è p untuo– so il contrari-o. Comunque il condizic►.: namento dcll'"deologia dominante si espnme anche nel dividere ariificial– mentc queste due dimensioni e il per– chè è anehe troppo chiaro. E per mc resta quindi fondamentale e )rrinun– ciabì e fare politica e- cioè pensare e agire con gli altri sul terreno sociale. 9 - Secondo punto. P-e me fare politica non è stato mai organizzare i bisogni e i d\l81der' degli altri in ~ che i propri. Tutte d e le cose mi sem rano sbaglia– te. Prima di tutto non è stato, non è tanto "o ganizzare" quanto riflettere e agire insi me e poi non è per i bisogni o desideri altruro miei ma per i bisogni e i desideri che io ho · comune con altri. Per e mpio il bisogno di libertà non può ovviamente limitarsi a ..9uello di u~a mia personale libertà. (.;osa vor- rebbe dire rpia pe10sonale fibertà nza qudla degli altri'?Come--si defi · re Per esempio il lavoro politico con l'FLN algerino, nel 1960 e '61, o la 'partecipazione al movimento dei pri– gionieri in questi ultimi 7 anni chi può dire che non corrispondevano ai miei bisogni? La mia libertà si gioca dovun– que si combatte per la libertà. Ci sono valori iridivisi bili che diventano desi– deri indivisibili. E il mio lavoro a Re Nudo? E adesso questo impegno con– tro le centrali nucleari si può dire che non siano bisogni e desideri miei che sono comuni ad altri? Così è per me; ma adesso penso che lei almeno, la generazione del '68, abbia invece fatto una indigestione di politi– ca e non della migliore qualità. Quella alienata appunto che adesso giusta– mente denuncia quella che era smania diautoaffermazione o comandamento aie o salvagente contro la noia o ades1 a un comportamento di mas– s E q do si fa indigestione il dig"unQ puo se~e salutare_. Ma occor- re t on:a:arlo? tratta d1 nprendere fiato, di recuper tempi e dimensioni perdute. La politica • stato altro, può ancora ~ a!tro ~h ,prat_ica aliena– ta. Questo termme c1 appartiene - 10 - La politica come medi zione è il terzo punto. La politica com impossi– bilità di radicale trasformazi ne dello stato di cose presenti., come im ossibi– lità realmente rivoluzi.Qnaria, dì sco– perta. Certo: la politica non è l'ut pia; certo il migliore dei mond· possit:i"li è di molto lontano dal mondo s.ogn to; certo non esiste impegno che regga l'urgenza dei nostri desideri. E àUorà? Allora ci sono almeno tre modi che o coR.osco di rea jre a questa frustrazi ne. Il primo è di rifugiarsi nel d gma· lotta • cla~se, "rivoluzione la vincerà\' una religione come un'altra. Il secondo è quello di a6bandonare i terreno della lotta politica: che no produce i frutti sperati. Il terzo, che p esempio da tempo ho atto m~o'-(e n0 solo per quanto iguarda la lott politica!) è «;lùello i non isurare il_ \/alare d1 un'esperienza ai su i nsultati ma dalla sua necessità. i sembra un modo spietato e mercant,i:le, cioè in definitiva pocoìlmano, ·1 isu– ra e i risultati. Conta il bisogqo che ho io di farla questa esperienz~ il bi ogno che altri insieme a me hanno di farla. E i non posso fare a eno di d rmi da fare; come po , col mio ~ne e col mio male, nel senso della iberazione (da le sbarre, dall'ignoranza, dallo sfruttamento, dalla vio nza) fuori e dentro di me. Anche se o, per esempio, che se va bene costr · anno 10 centrali in ece di 20. E se v male ... già. Ha un senso te er aperte le contraddi– zioni, contin, amen te smascherarle e testimonia. e la diversità personale e collet Ì' a o no? Il nostro bisogno fon– en tale è - come diceva Brecht - quello di essere "gli uomini che dicono no". Non siamo organizzatori, buro– crati o intellettuali, siamo battitori liberi fuori delle istituzioni, ma, con, in mezzo, agli altri. L'analisi dei risultati lasciamola ai contabili della politica. Ma per fare questo, senza disperazione e senza folli· miti, forse è necessario riscopr:ire l'ironia e l'autoironia, indi– spensabile correttivo alle nostre passio- ni. Marina Valcarenghi

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