RE NUDO - Anno VIII - n. 60 - dicembre 1977
titi" come dice Guattari è una idea che porta accanto a·sè la Morte come parte integrante della pratica ed è quindi un'idea di disperazione totale. Sono totalmente contrario a questa ideolo– gia della Morte. D:nel "proclama-manifesto" del movi– mento studentesco francese vi era scrit– to anche: "giocate!". E' una formula che anche oggi, soprattutto gli "indiani metropolitani" hanno preso come mo– mento determinante della loro pratica politica: "giocare con l'ironia", "gioca– re con il sistema, "giocare anche con la politica". Cosa pensi di ciò? R:è la sola maniera di trattare la politica oggi: io sono "partigiano" di coloro che dicono di voler "far piange– re" il Reale, di coloro i quali vogfiono ridere della politica, vogliono squalifi– care l'ordine delle cose, così com'è, in un gigantesco ridere "rablesiano". Per me il ridere è importantissimo così come la menzogna: a me va bene riprendere il vecchio motto di Nietsche che dice che bisogna far mentire il reale (<e far ridere del reale>>. Non bisogna fermarsi in nessun conformi– smo, anzi bisogna saper ridere prima di tutto di se stessi e delle proprie credenze. D: per te_cos'è il reale? R: per me il reale non è niente, il reale non esiste, non è una cosa che preesiste al potere e che il potere deve controlla– re. Il reale è _l'opera del Potere, è ciò che il Poter;e "si dona" quando viene esercitato, è la forma "a-priori" del Potere che non esisterebbe se non esi– stesse il Potere. Il Potere e il reale sono quindi la stessa cosa. D: allora che cos'è il Potere? R: il Potere è l'altro nome del reale: cioè il Potere è ciò che organizza, articola e struttura l'insieme delle cose nelle quali noi viviamo e delle cose che diciamo. Il Potere è ciò ch·e marca della sua impronta tutto ciò che noi tocchiamo, vediamo, l'insieme dei desi– deri ai quali noi obbediamo. Il potere è il presente, il passato e il futuro. D: la politica che cos'è per te? R: la politica è il tipo di rapporto che l'occidente moderno ha scelto di adot– tare di fronte al Potere, una semplice forma di mediazione. D: qual'è il tuo giudizio nei confronti del movimento anarchico? R: l'anarchia è come la spiritualità, è come la creazione: è una cosa ch'e oggi non ha più la possibilità di incidere nel sociale come una volta, cioè l'anarchia era pensabile quando si era nella fase di costruzione dello Stato moderno. Oggi ormai gli stati li abbiamo sotto gli occhi: non è più questione di sapere se si è contro o favorevoli allo Stato, bisogna in ogni caso agire con lo Stato, per cui il problema si trasforma in una lotta per avere il "meno" stato possibi– le. D: qual'è, secondo te, il futuro dello Stato? R: io c'redo che il futuro dello Stato sia non più nel totalitarismo, nemmeno nel fascismo o nello stalinismo così come noi lo conosciamo. Mi hanno fatto dire che io vedevo il Gulag dap– pertutto: non è affatto così, non ho mai detto questo. Per me il futuro dello stato è in un doppio movimento: da una parte un movimento di teocratiz– zazione dello Stato, divinizzazione del– lo Stato ad esempio, se consideriamo l'Italia, io non credo che il futuro dello Stato sia nel compromesso tra il PCI e la DC bensì in una sorta di compro– missione tra il PCI e quindi il mondo comunista e il Potere papale, il Vatica– no cioè, che porterà sempre più ad una altissima considerazione del Potere centrale, come accadde nel Medio Evo. D'altra parte, il secondo movimento sarà composto essenzialmente da un apparente movimento d'opposizione ma che, effettivamente, sarà un micro– stato che lo integrerà sino nei punti più "abbandonati" ed emarginati della so– cietà civile: uno stato cioè ancor più . capillarizzato. La sola soluzione stà nel fatto che i giovani si organizzino in una resistenza allo Stato, stando dalla parte di tutti coloro che lo stato consi– dera come nemici: i giovani, gli emar– ginati, i diversi, i radicali, gli omoses– suali, le femministe, come d'altra parte si è già avuto in questi ultimi tempi in Italia e in Francia con il movimento autonomo. La soluzione sta proprio nell'abbandono totale di tuito il con– formismo marxista o "gaucharde" che non si poneva e non si porrà mai certi problemi. Oggi, questo movimento di resistenza non si preoccupa più di · strategie o altre cose simili, anche se però questo è accaduto forse più in Francia che in Italia, perchè qui da voi ci sono ancora molte forme di sclerotiz– zazione attorno- ai "ventriloqui marxi- RE NUD0/11 ~ti". Oggi infatti ancora tendono a pensare in termini di organizzazione, di partito, di gruppo, molti militanti dell'estrema sinistra: io comunque cre– do, spero, che questo retaggio marxia– no verrà lentamente abbandonato per la soddisfazione primaria dei propri bisogni e, in modo particolare, per il bisogno di "resistenza" allo stato. D: un ritorno all'individualismo, dun– que? R: sì, un ritorno all'individualismo: 10 sono per l'individualismo.
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