RE NUDO - Anno VIII - n. 59 - novembre 1977

RE NUD0/64 Librazione ............ __ ,,,........,. Vincenzo Accattatis Capitalismo e repressione Ed. Feltrinelli L. 2.700 "In Germania prima portarono via i comunisti. Non dissi parola perchè non ero comunista. Poi portarono via gli ebrei. Non dissi parola per– chè non ero ebreo. Poi portarono via gli operai, i sindacalisti. Non dissi parola perchè non ero operaio nè iscritto al sindacato. Poi portarono via i cattolici. Non dissi nulla per– chè ero protestante. Poi vennero a prendere me e quando questo av– venne non c'era più nessuno che potesse protestare". Sono Pilrole di Martin Niemoller un pastore prote– stante, antifascista, detenuto per molto tempo in un lager nazista. Se questa lezione vale anche per noi, allora noi siamo tutti autonomi, emarginati, comunisti rivoluzionari, diversi, sia!l'lOtutti quelli contro cui si rivolge la repressione perchè non solo la repressione, ma anche la libertà è invisibile. E non solo fra persone ma anche fra paesi. Cosi mi sembra molto importante questo preciso asciutto strumento di con– troinformazione che è il libro di Accattatis che scrive della repressio– ne in Italia, in Francia e in Germa– nia Federale, con tante notizie ine– dite e dati giuridici. Il linguaggio è umano, comprensibile, rispettoso del lettore, del suo tempo e alla fine un capitolo che si chiama "la strate– gia internazionale" so già che lo leggerete tuito d'un fiato. Un'ap– pendice al libro, scritta in carattere davvero troppo piccolo presenta in– t91Venti di Franco Misiani, Franco Marrone, Pierluigi Onorato e Salva- tore Senese che sono i giudici demo– cratici già sottoposti a repressione su "magistratura e politica crimina– le" e sulla riforma della polizia. Come scrive Accattatis "Se si sotto– pone ad analisi una singola legge repressiva (la legge Reale ad esem– pio) si capisce qualcosa del senso generale della repressione; se si pone attenzione a un insieme di leggi repressive, il senso generale della repressione cresce, se si porta l'ana– lisi in più paesi capitalistici, la com– prensione generale del fenomeno cresce ancora". E cresci oggi, cresci domani, chissà mai che che non cresca anche la voglia di ribellione. .. .,.~ Francesco Merlini Io, omosessuale La Salamandra ed. L. 2.800 m.va . Quando l'autocoscienza si dilata fino a diventare modo di vita, c'è il caso che la vita diventi auto– autocoscienza. La verifica l'abbiamo nel libro di Merlini; si agisce, si vive per poter– ne fare presa di coscienza. Lo stesso libro è solo uno strumento per una confessione pubblica, sempre più allargata. Immagino avrà fatto au– tocoscienza in diretta in qualche radio libera. Sarà ricuramente in attesa di un invito alla televisione. Che atteggiamento prendere di fronte a questo? Positivo, perchè l'inibizione avvele– na le nostre possibilità di rapporto, e l'autocoscienza è il primo passo verso la comprensione reciproca dei nostri bisogni reali. Negativo, perchè l'autocoscienza è solo una scrittura del nostro vissuto: scambiando il significante per il significato si rischia la perdita di realtà del significato stesso. Mi spiego meglio. Non avete mai passato alcune ore ascoltando un anfetaminico (naturale o da buco) che vi racconta anche l'irracconta– bile (il proibito, ma anche l'irrile– vante) avvolgendovi in un vortice di parole che anzichè riferire la realtà la svuota, la riduce a un pallido fantasma senza senso? E' bello vivere in una realtà fatta solo di parole? Io personalmente preferiscQ vivere in una comunità di muti fatta solo di cose. Detto questo, che riguarda il conte– nuto vero del libro, veniamo al contenuto apparente . Che, curiosamente, sembra andare in senso inverso a quanto ho detto. Prendiamo il capitolo sull'Autoco– scienza corporale: "Un certo lavoro di analisi della corporalità era già stato impostato dal movimento nell'ambito del lavo– ro di "presa di coscienza" che è essenzialmente verbale e che tende alla liberazione attraverso l'analisi del vissuto; l'autocoscienza corpora– le ne inverte i termini propedeutici: la riscoperta del proprio corpo, della propria corporalità sessuale, è intesa come premessa indispensabile al de– condizionamento del vissuto". Sembrerebbe quindi che dalla pura verbalità dell'autocoscienza ci si cala finalmente nel reale, facendo parlare i corpi: E' un'illusione. Più avanti leggiamo "non era neppure più una riunione di autocoscienza corporale, c'erano maschi (froci, ma maschi) molto ben disposti acl una ammucchiata - neppure mi spogliai: rimasi, interde110, impaurito, presi la porta senza dir niente a nessuno e scappai nelle strade buie ..." All'autore non piace il fare "in sè", ma il fare per aver poi da parlarne. E tutto questo per il fine dichiarato della liberazione. Evidentemente pensa che le parole possano liberare. Anche se io non lo credo, ho letto questo libro di un fiato, perchè Merlini, naturalmente, è un mae– stro (gay) della parola. w.p. Giuseppe Macali Meglio tardi che RAI Savelli pp. 160 L. 2.500 Ancora· un libro sulle radio "libere" scritto da uno dei protagonisti di questo fenomeno in Italia. La nascita, l'evolversi e la crisi di queste radio sono concretizzate nel– l'esperienza di una in ·particolare. "Canale 96", prima radio "demo– cratica" milanese di cui Macali è stato direttore per due anni. L'esperienza delle radio libere "de– mocratiche" è stata senz'altro utile per la scossa data al monopolio RAI, come tiene a puntualizzare l'autore del libro, ma nel contempo ha mostrato, dopo l'iniziale diffuso entusiasmo per questo nuovo mezzo di comunicazione di massa, la limi– tatezza di obiettivi realmente "al– ternativi" a tale monopolio, in con– seguenza a una certa gestione parti– tica della radio. In particolare nella storia di "Cana– le 96", in cui anche il recensore di questo libro ha avuto parte, è risul– tata evidente fin dall'inizio l'inge– renza più o meno mediata di una "linea" informativa e culturale di chiaro stampo leninista, tesa nello sforzo di "educare le masse" (ricor– do che la stragrande maggioranza dei "dirigenti" della radio erano militanti di Avanguardia Operaia). Comunque anche l'autore ricono– sce, dopo il trionfalismo dei primi tempi e le vittoriose lotte contro l'Escopost (la polizia postale) e la SIAE, questo progressivo processo di ingerenza da parte di A.O. nella gestione di "Canale 96", processo che lo porterà infine a rassegnare le

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