RE NUDO - Anno VIII - n. 59 - novembre 1977
RE NUOO/50 RACCONTO sonouno del serviziod'ordine e me ne vanto Oggi c'è una manifestazione unitaria. Fa freddo, ma è venuta molta gente al concentramento. lo sono uno del servizio d'ordine. Ho una spranga nelle mutande. Ho dei compiti precisi. Ma non ho né sciarpa, né guanti. E' per questo che sto saltellando da un piede all'altro, in attesa. Ma il corteo parte o non parte? Cosa aspetta? Le solite menate di chi vuol stare davanti, come le primedonne! La politica è una cosa seria, non possiamo star qui a menarcela. E fa sempre più freddo. Che razza di concentramento. Non si sa nemmeno dietro quale stri– scione mettersi. Per non volersi qualificare per gruppi, per fare una cosa unitaria, ci sono soltanto striscioni con parole d'ordine. E oggi tutte le parole d'ordine sembra– no eguali! · Certo, dobbiamo essere unitari. Ma è facile per i politici dire: dimentichia– mo, mettiamoci una pietra sopra e basta. E noi del servizio d'ordine che da quelli le abbiamo prese, come faccia– mo a dimenticare? Certo, non è per dire, lo abbiamo fatto anche volentieri di difendere i compa– gni dal proditorio attacco dei provoca– tori. Noi) è questo. Le abbiamo anche date, d'accordo. Ma se ieri erano dei provocatori, per– che oggi dobbiamo considerarli dei compagni? C'è un modo di far politica che non mi piace: quello "tatticista". Quelli che sanno parlare, i signorini che sanno scrivere, sono loro che deci– dono tutto, e poi vengono qui e ci dicono: questa manifestazione è unita– ria, e voi non dovete accettare provoca– zioni, tenetevi le mani in tasca. Sicuro che le tengo in tasca le mani, ma non perchè me lo dicono loro. E' che fa freddo. Ma speriamo che capiti qualcosa, così ci si scalda. Per far politica ci vuole altro che i tattici mi, bisogna e re quadrati, pensare come le masse, essere eguali a loro. Se no ci capita come al 20 Giugno, che ci siamo contati e ci siamo scoperti quattro gatti. Che squallido. · E tutto perchè si scelgono male le alleanze. Bisogna aprire il cranio ai provocatori, ecco cosa bisogna fare, e non mescolar– si con loro, come hanno deciso oggi. Che è una cosa che ci squalifica agli occhi della classe operaia. Gli operai a questi fricchettoni li odiano. E noi dobbiamo porci come avanguar– dia concreta, quella che si muove, quella che per prima organizza la risposta di classe. Io sono uno del servizio d'ordine. Ho dei compiti precisi. Ma anch'io ho una mia creatività rivoluzionaria. Non me la si può ca– strare così! Finalmente il corteo è partito. Ma chi hanno messo in testa? I pagliacci? Porco Stalin! ma è una cosa da fare? Si, lo so, sono quelli della scuola alter– nativa del centro culturale occupato. E con questo? I mimi vanno bene a teatro. Il corteo lo devono lasciare ai politici, a chi sa calibrare le parole d'ordine. Non a chi si pittura la faccia di bianco come una puttana! Ecco cosa sono tutti quelli che si truccano. Anche gli indiani metropoli– tani e quelli dei circoli, e i trasversali. Vogliono distinguersi dagli altri, si sentono una razza diversa... ma non sono indiani, sono puttani metropoli– tani Non mi viene nemmeno di picchiarli, sembrano donne ... E non sono più i tempi in cui ci si picchiava con gruppi di donne isteri– che, nemiche della classe operaia. Oggi la contraddizione è passata all'in– terno della classe, e anch'io ci ho la donna con quelle idee. La mia donna è una vera femminista! Ma non mi capisce. Vive in un suo mondo di donna, sempre con donne ... Dice delle cose giustissime... ma la psicologia dei compagni non la capisce. Anche oggi abbiamo litigato. E per una stupidaggine. Perchè mi era venuta voglia di fare l'amore in ascensore. Sono otto piani, l'ascensore sta strap– pando i suoi ultimi giorni, è di una lentezza esasperante... Se ti viene vo- glia cosa fai? . Mica puoi spararti una sega in ascen• sore davanti alla tua ragazza ... E lei trova che io non rispetto i suoi tempi. · Ma era lei che aveva la luna di sbieco. E ce l'ha sempre più spesso. Non è più come una volta, quando non frequentava tutte quelle compa– gne. Mi ricordo ancora che il sabato rima– neva in casa a correggere i compiti de~ ragazzi quando aveva supplenze (ma le aveva così spesso le supplenze?). Va beh. Tornavo dalla manifestazione e non facevo a tempo ad appendere la chiave inglese, che lei mi abbracciava, mi diceva ... e finivamo subito a letto. Eh già... perchè dopo le frustrazioni che uno del servizio d'ordine ha nei cortei (non picchiare quello·, quell'altro! non cadere nella trappola delle provocazioni, ecc.) alla fine c'è proprio bisogno di sfogarsi con qualcu– no, noo ...? Ma da quando al mio ultimo com– pleanno lei mi ha regalato solo un bustometro, io ho capito che tra noi c'è qualcosa che non va. Non è proprio più la donna di una volta .. Come oggi, che mi ha chiamato "squallido maschietto". Maschietto a me! che ci ho degli argomenti che lei cono~ce benissimo e che ha sempre apprezzato. Mi avesse almeno dato del maschilista: beh sull'ideologia si può sempre discu– tere. Ma sull'offesa personale, no. Ma cosa stanno cantando Il davanti? "Siam tre piccoli porcellin_i Cigielle, Cisl e Uil. Al governo siam vicini, ma il potere agli operai noi non lo daremo mai." Sentili gli autoriduttori, quelli del "tutto e subito". Non capiscono che bisogna entrarci nei sindacati e farsi prendere sul serio dagli
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