RE NUDO - Anno VIII - n. 59 - novembre 1977

vostra cl, 'io dico la mia queste diversità invece di tentare una faticosa e inutile mediazione. che a– lettera che su Bologna ci è stata scritta da un gruppo di omosessuali. proprio cosi. Non è successo niente di nuovo, solo un ulteriore atto della gran– de recita, con battimani stavolta per tutti e da tutti, tranne dagli appassionati di film di guerra che hanno dovuto accontentarsi di qualche scaramuccia al Palasport, senza bombe e carri ar– mati, ma solo a suon di calci e pugni, e, più che altro, urla. I compagni che ci sono andati hanno recitato alla perfe– zione il ruolo che andava bene all'opi– nione pubblica, un po' di folklor,e, poca violenza, nessun esproprio, e due belle copertine per Panorama e L'Espresso. Maurizio. o eca Essendo io una persona estremamente emotiva, sono arrivata a Bologna con un duplice batticuore. Da una parte . . l'allegr_aag~tazio– ne canca a, aspettative che precede i mo– menti importanti: ritrovarci di nuo– vo in tanti, dopo lungo tempo pas– sato solo in pic– coli gruppi. Come siamo diventati. che facce abbia-· mo, ci riconoscia– mo? E dall'altra la pau– ra della violenza fra di noi e fuori di noi, il ricordo angoscioso del– l'ultimo Parco Lambro, quell'or– ribile senso di so– litudine e di impo– tenza quando ci si ritrova in tanti, ognuno con i suoi casini e con la sua disperazio– ne, nell'incapaci– tà di un gesto d'affetto, d'amo– re. Appena arrivata sono stata so– praffatta dalla cu– riosità, avrei volu– to essere dapper– tutto, partecipare a tutte le assem– blee, passeggiare in tutte le strade, guardare tutte le persone, incon– trare tutti gli amici che non vedevo da tanto tempo, ma ero così fra– stornata dalla quantità di situa– zioni diversissi– me tra loro che non sono mai riu– scita a concen– trarmi. Solo dopo, tornata a Milano, sono riu– scita a riordinare il mio miscuglio di emozioni, immagini e pensier.i, e a "ra– zionalizzare" un po' l'esperienza. Il dato più grosso che ne ho ricavato, quello sul quale mi pare valga la pena di riflettere di più, è che la scoperta che "il personale è politico", slogan che ormai sembra superato tanto poco se ne parla, in realtà non è mai penetrata abbastanza nella nostra coscienza da cambiare radicalmente il nostro agire. O meglio forse ha funzionato solo in un RE NU00/17 senso: abbiamo capito che il personale è politico ma non che il politico è personale. Da cui ne deriva che il privato ha assunto una maggior dignità (chi osa più criticarti o reprimerti quan– do esprimi un tuo bisogno individua– le?), ma il "politico" è rimasto ancora una sfera astratta, quella dei presunti bisogni di tutti che però non trova un legame preciso con le singole vite quo– tidiane. lo non voglio più, come a Bologna, ritrovarmi eternamente scissa a dover sceglie;e tra i discorsi generali, astratti, a volte colti, delle assemblee dove sono sempre muta spettatrice e il "par– lare di sè" con gli amici, o con la persona conosciuta casualmente nella ricerca comune di un oesso dove fare pipi. Come la nostra vita è un intreccio inscindibile tra personale e sociale (in– teriorità ed esteriorità), così questa dia– lettica deve riuscire a esistere anche · nei momenti collettivi. Ma mi rendo conto che questa è anco– ra la fomulazione astratta di un'intuizio– ne. Come fare a metterla in pratica? Non lo so proprio, so solo che non bisogna avere paura di guardarsi den– tro e di scoprirsi. E poi ... largo all'im– maginazione. Marina B. L'importante era partecipare.L'aveva– no capito tutti tranne il Manifesto. Si è trattato di una manifestazione– spettacolo tra le più riuscite e senza bisogno di cantanti e complessi di ri– chiamo. Maccocchì, Guattarì, Scalzo– nè, nonostante la forzata tourneé di Bifò compensavano ampiamente l'as– senza degli Area o della PFM. Un passo avanti dunque sulla strada del concerto-comizio dove non è più necessario il complesso per richiamare e dove invece la politica di per sè spettacolo, diventa il richiamo maggio– re, non tanto per le sue vedette ma di per sè nelle sue forme tradizionali di manifestazione. Gli adoratori della formula magica "eli– minare il palco" avranno esultato. A Bologna il palco si è sciolto. Palcosce– nico è diventata la strada. Eravamo attori tutti quanti: poeti, ballerini, comi– ci di un'amara e sofferta ironia. Mai come in questa occasione il teatro di strada organizzato ha trovato terreno fertile per coinvolgere e fare diventare tutti attori.

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